Aumentano le violenze sessuali verso le donne?
Debbo confessare che non ho mai compreso sino in fondo perché alcuni, spero pochi uomini, mettano in atto tale violenza a volte criminale, fino alla tortura e alla condanna a morte di alcune donne. Lo comprendo da un punto di vista professionale, ma non da un punto di vista del sentire questo drammatico bisogno, pur cercando di identificarmi al massimo con questa situazione come faccio sempre.
Vi spiego perché: non sentirei mai, al di là dell’atto, tanto barbaro, quanto del tutto incivile, altamente immorale, di aver alcun piacere o vantaggio. Mi sentirei fortemente umiliato nel compiere la violenza. Me ne vergognerei per il fatto che significherebbe che sarei completamente un uomo disgraziato, solo e abbandonato, non amato da nessuno tanto da dover rubare ciò che c’è di più bello, cioè l’affetto. Mi sentirei indegno, rifiutato. Dovrei possedere con la forza ciò che non mi viene dato con amore. Perché?
Tento allora di dare una spiegazione più connessa con i miei strumenti sul fenomeno che sembra in aumento nella nostra società. Forse soltanto perché i mass-media informano maggiormente e perché la commercializzazione industriale propone immagini sempre più hard. Si potrebbe ipotizzare che la violenza verso la donna sia sempre stata attuata tra le mura domestiche o altrove, perché sembra essere promossa dalla cultura omacista che si basa sul principio idraulico secondo cui il testosterone la fa da padrone sul sesso femminile e l’uomo deve scaricare….. (non si sa cosa)… Nei tempi antichi, cosa accadesse, non ne parliamo nemmeno!
Penso che la separazione sesso/affetto (non parlo d’amore) sia un’ invenzione entrata in voga al fine di abolire le proibizioni cattoliche sugli atti concepiti come impuri, perché non procreativi. L’onanismo (masturbazione) deriva dal fatto che Onan narrato nel Vecchio Testamento disperdeva il seme invece di utilizzarlo per procreare.
In realtà, il sesso è comunque un’azione mente-corpo-mente, seppur a volte, sa di un’illusione, ma deriva sempre da un bisogno d’affetto.
Penso per la verità che l’invidia distruttiva che l’uomo spesso prova per il frutto proibito, (il seno etc), lo induca difensivamente a riappropriarsi di un’onnipotenza distruttiva che si basa su:
Dominio, Trionfo, e Disprezzo verso la donna.
1) Il primo, il dominio, si pone l’obiettivo di negare psicologicamente la dipendenza inconscia verso ciò che non si possiede (corpo femminile sessuato) e che si brama d’avere.
2) Il trionfo serve a negare stati d’impotenza e di depressione, sempre perché la donna possiede alcune virtù che all’uomo mancano (dolcezza, sessualità e apparentemente non mostra di essere impotente. Può inoltre procreare.
3) Il disprezzo serve a negare il valore già presunto e sicuramente anche idealizzato della donna-madre della quale c’é ancora traccia nell’uomo di un’antica dipendenza infantile, e agisce come difesa dal sentimento di perdita e di colpa che consiste nell’odiarla e invidiarla.
Cosa consiglio? L’uomo dovrebbe vergognarsi perché oltre al crimine (in molti casi, nel mondo esistono criminali, serial killer che uccidono donne per piacere sessuale di dominio, e disprezzo, dopo aver abusato oppure che compiono l’atto per eccitarsi). L’uomo, nell’appagare un bisogno patologico urgente e spesso compulsivo, non ottiene ciò che vorrebbe. La donna traumatizzata spesso incontra grosse difficoltà a ricostituire l’immagine del sé violato.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Mi è successo di sentir equiparare il rapporto sessuale ad un “sfogo” e chi ne parlava in questo modo ripensava ad all’essersi sentito più volte svilito dal padre a cui, a suo dire, la madre silenziosamente non si era opposta: non difendendolo.
Il risultato, oggi, era di collezionare, accanto ad un matrimonio, diverse relazioni sessuali, senza alcuna violenza fisica, anzi coprendo le amanti di fiori…ma poi ecco: “sono delle inferiori perchè si coivolgono affettivamente” diceva, disprezzandole sino a quando rinunciando a lui non trovavano un’altra relazione: forse era profondamente immerso in un vissuto precedente?
Raffaella