I gemelli identici monozigoti, come é noto, possiedono lo stesso DNA, quindi i gemelli sono per forza dello stesso sesso, perché provengono dallo stesso zigote che si è diviso in due (o anche in più parti) e poi si è separato. Per avere due gemelli di sesso diverso ci vogliono due ovociti diversi che si fecondano separatamente, oppure due ovuli diversi e in tal caso, il sesso dei due bimbi può essere anche diverso, e i due bimbi non saranno identici, cioè la somiglianza tra loro avrà la stessa probabilità di due fratelli nati normalmente .
Gli omozigoti hanno poi lo stesso gruppo sanguigno e stessi tratti somatici. Si fa spesso una gran fatica a distinguerli, soprattutto se i genitori si compiacciono nel vestirli allo stesso modo, pur differenziando i colori dei vestitini. I gemelli dizigoti o eterozigoti invece sono il risultato di due (o più) uova fecondate da due diversi ovociti. Non hanno quindi lo stesso DNA e posso avere sesso diverso. I fattori che invece predispongono a una gravidanza di gemelli omozigoti restano ancora sconosciuti. Dobbiamo considerare purtroppo che la statistica sociale indica che la coppia dei genitori dalla quale sono nati i gemelli, indicano una tendenza al divorzio dei genitori per una percentuale del venticinque per cento, quando i gemelli nati sono due, mentre le famiglie con tre gemelli sono addirittura portati al divorzio per circa il cinquanta per cento.
Mi sembra strano, pur comprendendo la fatica fisica dei genitori nel gestirli, che ciò avvenga.
I gemelli identici rimangono per me un antico mito affascinante. In passato era considerato un dono degli dei.
In molti casi i gemelli quando sono in grado di parlare, tendono a completare un discorso intrapreso da uno e continuato dall’altro, non essendoci stato alcun accordo precedente. Sembra condividano lo stesso pensiero. La condivisione completa di ogni più piccolo particolare anche sensoriale dell’inizio della loro vita e anche fetale e ciò potrebbe esserne una spiegazione del fenomeno.
Nella psicologia dei gemelli monozigoti sembra che regni il senso delle idee del doppio, un funzionamento mentale che appare inglobato psichicamente e a livello sensoriale molto anticamente. Il gemello appare come copia dell’altro.
Nella mia esperienza sui gemelli identici ho ricavato in passato che questo incrocio del pensiero di entrambi funzionasse mentalmente come se loro immaginassero così: se non sento me stesso, posso passare a come si sente il mio gemello… tra poco posso tornare a sentire me stesso.
In altre parole, i gemelli in particolare monozigoti, si sentono come un Io-noi e non si pensano mai individui separati. L’altro è un interlocutore interiorizzato, sempre presente anche fisicamente che lo ama e questo garantisce la non solitudine, ma anche un vissuto di leggero soffocamento e di piccola prigionia. Gli studi sulla formazione del Sé dei gemelli identici mirano a comprendere cosa essi intendano quando si esprimono con: Io sono, intendono Io/Noi….. Quale misteriosa connessione potrebbe influenzare le loro esperienze: uno di loro avverte la differenza di uno stimolo che proviene dall’uno, oppure come ho detto, lo senta comunque come proprio perché percepisca l’altro come alternativa di se stesso. In questo caso, entra in vigore una sorta di esperienza condivisa e il concetto di singolo individuo, come siamo abituati a immaginarlo, sarebbe messo a dura prova. Quasi tutti i gemelli dichiarano di provare per l’altro grande amore, ma altre volte la convivenza sembra metterli in grande difficoltà. L’ambivalenza (amore-odio), è piuttosto forte nei gemelli, sebbene tenuta sotto controllo e il più delle volte inconsciamente rimossa, cioè non considerata dalla mente. Ne consegue che i sentimenti molto ambivalenti riguardano soprattutto l’indipendenza e l’autonomia e la loro reciproca dipendenza che è vissuta come eterna e irrinunciabile.
Mi viene in mente un caso clinico di tanti anni fa una gemella identica di circa venticinque anni Chiara, che era venuta in psicoanalisi per trovare la propria identità singola, dovette, dopo pochi mesi interrompere il trattamento perché la sorella, Maria che risiedeva in Puglia, si ammalò gravemente. Una malattia autoimmune seria come il morbo di Crohn, un’enterite cronica regionale infiammatoria che provoca sanguinamento dell’intestino, sembrava un chiaro messaggio dell’ammalata Maria alla gemella, Chiara che aveva osato venire a Bologna e cercare lo psicoanalista.
Tale osservazione era comunque supportata dalla sorella stessa, Maria sofferente, rimasta in Puglia in uno stato di vissuto totalmente abbandonico che scongiurava Chiara, venuta a Bologna, telefonandole e disperatamente pregandola così: non posso vivere senza di te, ti prego … torna da me!
Il gemello vedendo il fratello uguale a se stesso, cioè come il primo gemello si percepisce, è come se egli si guardasse allo specchio dopo ovviamente la fase dell’auto-riconoscimento allo specchio (circa prima di un anno di vita). Si crea in tal caso una sorta di ego-sintonia che significa che il soggetto non distingue l’altro, quando è uguale a se stesso, ma viene come dato per scontato. Se a Firenze, per esempio, qualcuno imitasse perfettamente la parlata fiorentina, ovviamente provenendo da un’altra regione, come Bari, i fiorentini non se ne accorgerebbero perché risulterebbe a loro un modo di parlare assi familiare. I gemelli omozigoti non possono fare a meno di confondersi l’uno nell’altro. Come ho ipotizzato sopra, si tratta di una coppia Io-Noi. Soltanto quando diventano grandi, maturano il senso psicologico della distinzione, cioè della’individuazione di Sé possono e vogliono riconoscersi anche separati l’uno dall’altro e pertanto, mi sembra inutile prima di quel tempo, insistere sulla differenziazione della coppia: non ha senso negare che coppie di sorelle o fratelli siano uguali! In un secondo tempo, quando i gemelli hanno maturato maggior coscienza del Sé, desidereranno essi stessi, spontaneamente, distinguersi e cercare un’individuazione di Sé come Winnicott, Mahler, Bion e altri psicoanalisti dagli anni Sessanta in poi ci insegnano quanta fatica si compia a costruire la propria individualità di persona. Per i gemelli, in generale, la fatica è maggiore comunque.
Per quanto riguarda i gemelli eterozigoti, il discorso cambia: non mi sembra ci sia differenza sostanziale dai fratelli non gemelli, e gemelli eterozigoti, anche se le somiglianze fisiche possono aumentare con una certa probabilità. Esiste per loro uno svantaggio, quello di essere nati insieme. Sono fratelli che fanno più fatica, anche da grandi, a differenziarsi, anche se certe difficoltà non sono facilmente riconoscibili. L’essere nati insieme funziona come uno imprinting psicologico che è supportato dalla convivenza: consiste nel fatto di essere insieme per sempre come per gli identici può attivare un piccolo senso di soffocamento. Questo non impedisce quando si è lontano di reclamare la vicinanza. Considerando sempre la coppia dello stesso sesso naturalmente, osserviamo che in questo caso gli eterozigoti riescono a stringere una certa complicità, e i gemelli s’identificano psicologicamente l’un l’altro maggiormente dei fratelli non gemelli: tuttavia le differenze fisiche e l’interrelazione con i genitori o altri fratelli e parenti, li rende distinti sin dall’inizio, ma ben troppo poco, mentre i fratelli/sorelle, nati in periodi differenti sono differenziabili. Per gli identici, non si pone il problema della separazione in un primo tempo perché la natura del’essere uguali induce a mantenere lo stato. Gli eterozigoti invece possono evidenziare difetti e pregi dell’uno dell’altro: tali differenze possono attivare gelosie e invidie inconsce maggiori rispetto a gemelli identici e fratelli non gemelli. Questo appare uno svantaggio rispetto sia alla coppia di gemelli identici sia a quella dei fratelli o non gemelli omozigoti
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
__________________________________________
E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...
Mi incuriosisce la possibile relazione tra l’incidenza dei divorzi nelle coppie che hanno gemelli…
Pensavo, leggendo, quanto, in effetti, l’essere nati insieme, essendo diversi: come nel caso dei gemelli eterozigoti, possa avere una doppia lettura: mai un compleanno solo per sè, per esempio, ma fuori casa, …sempre più di un festeggiamento!
Da bimbe molto piccole, io e la mia sorella gemella eterovigote, poste una dinanzi all’altra ci davano schiaffi: la voglia di essere uniche?
Raffaella