Cosa intendo per anima? Certamente mi riferisco a qualcosa di laico. Intendo un mondo psichico che racchiude in Sé riferimenti tipicamente umani. E’ costituita da principi che trasportano valori, emozioni, tenerezza, compassione, identificazione con l’altro, pensiero e memoria, luogo dei vari sentimenti umani pur nella loro debolezza.
I kamikaze sono convinti di avere un’anima perché loro immaginano il paradiso, sono condizionati da una folle ideologia religiosa, dove il male e la morte sono incluse al fine di far trionfare l’illusione della salvezza della stessa anima, estratta dall’egoismo sociale distruttivo di chi si è trasformato in un folle criminale .
L’onnipotenza magica, il trionfo, il dominio e il disprezzo sono alla base di una morte cercata.
Chi cerca di provare sensazioni nel veder soffrire l’altro vuol dire che non sente se stesso.
Penso che la morte di un tempo sia spesso sconosciuta ai giovani come dimensione emotiva perché sia diventata troppo astratta, troppo concettuale e quasi sembra che le sensazioni mancanti siano rimpiante da molti giovani.
Assumere cocaina insieme a varie sostanze dopanti in dose massiccia con l’aggiunta di alcol, creando un miscuglio, può paralizzare aree prefrontali del cervello. Ciò permette che la parte sottocorticale sia più libera di esprimersi senza controllo della coscienza.
Ciononostante, una persona sana di mente, per quanto sotto il potente influsso delle sostanze, non arriverebbe mai a uccidere.
Il vuoto psichico è uno stato tanto potente quanto disorientante, quello che priva la vita di ogni senso e che porta alla dissociazione del Sé.
Il bisogno urgente del quale queste persone soffrono corrisponde a cercare di provare sensazioni di esistenza. Uccidere e suicidarsi, a volte, non si distinguono come atti volti alla ricerca della scomparsa dal mondo, come di un’unica fiduciosa fuga, dove entrambi gli atti evadono un’ossessione insopportabile.
Durante le guerre mondiali probabilmente il piacere della morte non esisteva sotto alcun aspetto.
L’illusione di alcuni giovani sta nel fatto che non avendo il sentore del corpo e nemmeno dell’esistere nel mondo, sperimentano la morte come un’opzione che permette loro di sopravvivere all’evento, come se potessere assistere a cosa succede dopo la loro scomparsa
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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A pensarci condivido che l’uccidere come il suicidio siano visti come una fuga fiduciosa da pensieri rigidi insopportabili, dove il limite e il senso dei sentimenti umani e del corpo sfuggono nel vuoto.
Mi chiedo se, per esempio: chi arriva a morire per anoressia: penso ad una amica della mia adolescenza, sperimenti proprio una dimensione illusoria: dove tutto deve essere possibile, poichè il sentirsi umani sembra privo di senso?
Raffaella