Il padre e la madre sono ancora differenziati all’interno della famiglia?

Il padre e la madre sono ancora differenziati all’interno della famiglia?

Tradizionalmente, nei Paesi occidentali il padre, così come descritto da Freud, sino ai primi del 900, rappresentava la figura che manteneva il contatto con il mondo esterno.

Tale contatto con il fuori della famiglia si verificava perché egli lavorava e provvedeva economicamente al mantenimento della stessa: inoltre traduceva le regole logiche, le normative morali e giuridiche del mondo esterno in modo che fossero assorbite dolcemente dai membri familiari cioè i figli e la moglie, madre dei loro figli.

Il padre aveva una funzione autoritaria in un certo senso di comando, e potere decisionale su tutto il sistema familiare. Si occupava principalmente dell’educazione dei figli, quasi sempre numeroso, quindi si occupava nella famiglia della disciplina e della morale che, nel mondo cristiano o puritano dell’epoca vittoriana, era considerato fondamentale per uno stile di vita sano.

Il padre rappresentava per Freud il principio della realtà, cioè l’accesso al mondo reale e a volte duro e faticoso che spesso richiedeva vigore, onestà, volontà e rigore disciplinare.

Il padre rappresentava un mondo borghese strutturato, conformistico e intessuto da principi morali e da regole severe.

Il principio del piacere era rappresentato dalla accoglienza materna che accomodava gli eccessi della rigorosità delle normative importate realtà esterna e addirittura enfatizzate dal marito troppo autoritario e inflessibile. Il padre poteva apparire ai figli, se non anche alla madre, come castrante, ossia assai temibile per le punizioni ch avrebbe assegnato o comunque in alcuni casi, per i severi rimproveri.

La madre proteggeva i figli da eventuale asperità paterna che seppur a fin di bene, spesso si rivelava eccessiva. In altre parole, la madre aveva anche una funzione di mediatrice familiare di produrre fiducia e incoraggiamenti, nonché affetto, tenere carezze, baci e abbracci.

La buona integrazione delle funzioni e dell’operare dei due genitori erano ben differenziate e fisse. Si trattava di un role-playing e ciò portava un allevamento dei figli sufficientemente costruttivo.

Nel 2016 la funzione dei genitori è fortemente cambiata.

Le donne sono fortunatamente evolute nel senso di non sentirsi soltanto di poter esister se non per scelta, brave mamme. I ruoli quindi tendono sempre più con successo a equivalere alla potenzialità e risorse dell’uomo, sia nelle professioni sia in tante altre aree della vita pratica. Gli uomini spesso hanno un temperamento variabile, spesso svolgono lavori domestici e accudiscono ai figli e il reverse playing accanto al role-paying che non è sparito si è introdotto nella vita familiare.

Inoltre, da tempo, la convivenza si è arricchita di omosessuali i cui ruoli assomigliano a i role-playing tradizionali.

Si sta scoprendo che i figli, per quanto nascano biologicamente da una famiglia eterosessuale, possono essere educati anche da una famiglia, vista nel suo insieme e non differenziata nell’individuo, maschio-femmina. Importante sembra essere che le due parti funzionino bene verso se stessi e verso eventuali figli adottati. Ci sono parti femminili e maschili, sia negli uomini sia nelle donne. Freud forse non approverebbe ?

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Un commento

  1. Raffaella Buttazzi

    A mio parere, l’evoluzione avvenuta è costruttiva e positiva, poichè sottolinea, forse, la possibilità di vivere un’esperienza simbolica nella sua completezza: senza il timore di confrontarsi con alcuni profondi aspetti emotivi e culturali.

    Forse nel riconoscimento dei limiti socio-culturali del momento storico che si osserva o si vive (più complicato probabilmente) e comprendendo i propri vissuti, il cambiamento diviene più semplice: come può evidenziare la domanda conclusiva?

    Raffaella

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