L’amigdala, è una struttura anatomica a forma di mandorla, che è presente nel cervello tutti i vertebrati e si trova nell’area rostro-mediale del lobo fronto-temporale e fa parte del sistema limbico e di tutte le strutture che sono connesse con l’amigdale come la corteccia cingolata anteriore, ossia nella regione superiore della superficie mediale dei lobi frontali, sopra il corpo calloso.
L’amigdala a forma di mandorla è formata da due parti e controlla e contiene le nostre reazioni emotive di fronte a situazioni psicologiche significative, integrando il sistema nervoso neuroendocrino e vegetativo.
Ogni emozione è associabile all’amigdala ch aiuta a evitare situazioni pericolose, e si serve dei nostri traumi infantili o ai momenti di sofferenza vissuti in passato, ai quali si connette rapidamente
Se incontriamo in una strada buia un uomo vestito come uno straccione che ci guarda con gli occhi fissi, scatta la paura cioè una emozione attuale che prefigura il futuro, cioè che quell’uomo ci assalga per rubarci qualcosa.
Preoccupazione e insicurezza, sono emozioni che scattano grazie all’amigdala, quando ci troviamo in grandi aereoporti o piazze dove si svolgono mega-concerti, dove cioé si raccoglie molta gente: può cessere anticipata la fantasia che possa scoppiare una bomba devastante che i sicari dell’ISIS potrebbero aver programmato..
In altre parole, l’evitamento e fuga, di fronte a una situazione considerata pericolosa è la reazione più ordinaria che l’amigdala produce da un punto di vista emotivo, insieme a tensione, blocco emotivo. Mente e corpo possono paralizzarsi di fronte a gravi pericoli percepiti nella nostra immaginazione.
La paura alla quale l’amigdala fa reagire può avere un carattere prevalentemente soggettivo e anche oggettivo. Le persone possono essere predisposte alla paura costituzionalmente o possono apprendere dalla esperienza a difendersi. Rumori forti, odori strani come di bruciato o di gas, buio intenso, dolore fisico incontrollabile, persone strane, persino cani che abbaiono, o animali aggressivi, insetti insidiosi come ragni, topi, anche falene, mare tempestoso o fortemente ondoso, fulmini e saette, terremoti e onde anomale, incendi, per citarne solo alcuni dei comuni stimoli che possono allertare e attivare un’emozione di paura ai quali l’amigdala reagisce. Si può dire che l’amigdala ci salva la vita.
Il pianto del neonato attira la madre che il piccolo non vorrebbe mai perdere, annuncia che in lui si prepara a uno stato di allarme.
Le espressioni del volto si esprimono con fronte aggrottata, occhi atterriti, bocca con denti stretti, , Lo stato di contrazione muscolare del volto rappresenta la gestalt della mimica espressiva della paura che è quasi universale.
La paura non va confusa con fobie e conseguenti attacchi di panico, perché queste emozioni sono da riferire a specifici oggetti psichici o situazioni come la fobia sociale (parlare in pubblico) o la agorafobia (allontanarsi da punti di sicurezza) o claustrofobia, (sentirsi stretti in una morsa tanto da soffocare)
Le reazioni para-simpatiche dovuti a gravi attacchi di panico che richiedono l’aggiunta di scenari psichici catastrofici, sia soggettivi sia oggettivi, potrebbero causare reazioni letali a causa del collasso dell’apparato cardiovascolare.
La paura dovuta a stimoli non oggettivi può rappresentare uno dei sintomi di fragilità e insicurezza di Sé come rappresentazione complessiva di se stessi.
Se la situazione crea inconvenienti nella quotidianità della qualità della vita, occorre ricorrere a un aito professionale per intercettare gli interlocutori interni che producono inconsciamente minacce all’Ego e sono stati costruiti a esperienze non elaborate e quindi proiettate su situazioni e oggetti psichici. Gli psicofarmaci possono aiutare al momento.
Se la paura è gestita bene può salvarci da seri pericoli, se gestita male a causa di blocchi psichici e fisici può portare a esiti poco graditi
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Mi sono occupata più volte di accogliere, per lavoro, persone italiane e non, con differente estrazione culturale e sociale ed ho sperimentato come spesso la paura accolga stereotopi, un briciolo di razzismo e luoghi comuni tristi che spesso tolgono la possibilità di sentire emotivamente.
Per quanto riguarda, invece, le fobie penso siano un linguaggio emotivo mente-corpo, dove ascoltandosi, accogliendolo per come si presenta al momento, attraverso una lettura analitica poi, sia possibile iniziare a comprenderlo: ripenso con emozione, per esempio, al mio ritrovato rapporto con alcuni animali domestici.
Mi chiedo se una differenza tra paura e fobia sia un poco assimilabile a quella tra fantasia e fantasma?
Forse ciò che da adulti può essere riletto come una fobia, da bambini, invece, può essere stata per qualche tempo una paura?
Raffaella