Lo si chiama anche ho ancora il fuso, ma in termini più tecnici si chiama disritmia, discronia o disincronosi circadiana.
Si tratta del jet lag quel malessere con il quale in misura più o meno importante hanno a che fare tutti coloro che si spostano per lunghi viaggi attraversando diversi fusi orari. I sintomi principali sono mal di testa, disorientamento, senso di mal di stomaco sintomi ai quali a volte si aggiungono anche difficoltà di parola, problemi alla vista, bocca secca e movimenti involontari dei muscoli.
Verso oriente il Jet lag è maggiormente sentito perché, dato che si avanti con il nostro orario occidentale, (per esempio dal Giappone verso l’Italia) è come se una persona fosse costretto a dormire diverse ore prima delle normali abitudini che si osservano nel proprio Paese.
Se si viaggia verso occidente, avviene il contrario: è come se una persona dovesse ritardare nell’andare a dormire di poche o diverse ore, per esempio dall’Italia verso gli Stati Uniti). Il ritardo del fuso orario fa sentire stanchi, come aver fatto tardi una serata, ma si dorme anche se ci si sveglia molto, troppo presto.
In pratica, il nostro orologio biologico riesce ad adattarsi di circa da due a quattro ore al giorno se si viaggia da oriente verso occidente, ma solo di una o due ore al giorno se ci si sposta oriente.
L’adattamento però risente di fattori psicologici e suggestivi. Una persona che si coinvolge nel nuovo ambiente con molta passione, potrebbe accorciare i tempi e favorire l’organismo all’adattamento più rapido.
Comunque sia, in ogni lungo viaggio, ri-sincronizzare i ritmi circadiani, bene che sia, alcuni giorni potrebbero essere trascorsi in compagnia di alcuni sintomi come mal di testa, appetito sfasato, fotofobia, ecc
Quando si va verso oriente, prendere un volo di sera tardi o di notte perché si è più portati a dormire e quindi sfruttare il giorno successivo per pi resistere sino alla sera di quel Paese in cui ci si trova dopo il viaggio. Certo che se non si dormisse ci si troverebbe in condizioni ancora peggiori di stanchezza avendo tutta la giornata avanti a sé da trascorrere. Ci si potrebbe sentire come zombi.
Se si può qualche giorno prima di partire per un lungo viaggio sarebbe meglio abituarsi ad anticipare le proprie abitudini sia dei pasti che del risveglio per preparasi a uno stress che sia verso occidente che verso oriente richiede quel minimo di deprivazione del sonno e cambiamento di appetito che poi si ricompenserà quando si è giunti a destinazione.
Mai esagerare con l’alcol, né con i caffè che eccitano e aumentano la tensione.
Si possono usare farmaci leggeri consigliati dal medico per facilitare il sonno, ma non per confondere l’organismo. La melatonina può essere fondamentale per il riassettare tutti gli altri ormoni che debbono trovare un nuovo equilibrio nell’organismo (omeostasi). La melatonina è un ormone che viene secreto dalla ghiandola pineale in elevate concentrazioni nell’organismo durante la notte. La melatonina è denominata l’orologio biologico che regola altri ormoni come il cortisolo, le catecolamine che tendono a mantenere l’organismo attivo e desto.
E’ opportuno cercare di resistere al sonno quando non concorda con i ritmi orari del luogo al quale adattarsi, perché appunto si asseconderebbe la discordanza biologica.
Ci sono molti uomini e donne d’affari che sono obbligati viaggiare spesso, per esempio Cina Itali e vicevrsaquasi in media una volta alla settimana. Anche se sono abituati a tale stress e ormai non lo sentono quasi più, purtroppo questo cambiamento di jetlag ha un costo psicofisico con l’andare del tempo. E’ vero che con farmaci, melatonina e abitudine, l’adattamento ai continui nuovi orari è più facile a stabilizzarsi in fretta, ma lo stress ossidativo si accumula ugualmente perché c’è comunque uno sforzo fisio-cronologico da parte del corpo. Pensiamo ai turnisti che lavorano nel ciclo delle ventiquattro ore, mattina, pomeriggio e notte.
La componente psicologica, come accennavo, aiuta a sopportare meglio l’affaticamente anche se non a eliminarlo.
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Mi sembra interessante che si possa migliorare la risposta al jet-leg avendo cura di anticipare alcuni comportamenti ed abitudini, perchè penso che in questo modo sia possibile sentirsi il più possibile protagonisti di un cambiamento, per alcuni aspetti immediati, non proprio piacevole.
Allo stesso modo trovo particolare che l’abitudine ad affrontare diversi fusi orari non aiuti a sopportare meglio lo stress psicofisico derivante, ma, nel tempo, invece, si riveli più faticoso: in questo passaggio forse la curiosità e la flessibilità emotiva verso ciò che è nuovo potrebbero invece aiutare nel viaggio?
Raffaella