La violenza e il fantasma persecutorio

La violenza e il fantasma persecutorio

Sono sbalordito dalla violenza che esplode in Italia. Non mi riferisco all’Isis sulle cui manifestazioni terroristiche è meglio in questo caso sorvolare. Mi riferisco alle frequenti notizie di sfregi, uccisioni da parte di automobilisti che usano l’auto come un’arma che si vendicano in modo letale sui colpevoli.

Mi riferisco alla violenza contro alcune scorrettezze stradali, spesso leggere, ma anche gravi, che vengono vendicate da giovani automobilisti che, magari, in certi casi hanno una buona parte di ragione, mentre però potrebbero gestire facilmente la scorrettezza dell’altro in modo civile, signore o signora sbadati e certamente fallo con l’unica attenuante di essere anziani e con riflessi non pronti.

Ci sono giovani che se sentono il claxon sgridare dietro di loro, debbono vendicarsi, e oltre a minacciare si mettono addirittura all’inseguimento di chi ha osato strombazzare con nervosismo per pestarlo a sangue. C’è chi spra chi prende a pugni, chi uccide a coltellate il rivale stradale.

Ho visto immagini TV di gente che ha investito consapevolmente con l’auto persone che attraversavano quando non dovrebbero. Che i pedoni siano spesso trasgressivi, incuranti degli automobilisti , specie nelle città, irritanti perché attraversano la strada comunicando: mi hai visto e quindi sono autorizzato a passare come dire: cioè io attraverso la strada anche se non mi spetta… è di sovente vero!

Penso che sia chiaro che la dinamica psicologica non sia minimamente proporzionale agli atti folli e criminali che si commettono.

Questa gente che commette crimini senza ragione è gente che vive in sé una senso di persecuzione. Sente antichi fantasmi che premono nella loro mente per cause che essi stessi non conoscono.

Si potrebbe dedurre che la loro vita sia spesso ostaggio di scene violente e di ricatti morali. Nella vita attuale stanno attraversando crisi economiche con debiti che debbono assolvere e con minacce di denunce o nel caso siano mafiosi o ricattati da mafiosi, sperimentano minacce di morte.

Queste angosce che affondano nel passato e che si sommano con pericoli concreti e attuali possono portare a considerare la strada un teatro nel quale riversare e animare i fantasmi e vendicarsi attraverso le persone.

Guidare l’auto può far sentire di aver sotto le mani un’arma che innalza a galli nel pollaio con un potere indiscutibile. Più si è frustrati, più alcuni protagonisti che guidano l’auto sentono il potere di dominare sulla strada e su chi la occupa.

In altre parole, alcuni fuorilegge non vedono inconsapevolmente l’ora e il pretesto per vendicarsi , punire e sconfiggere un inconscio avversario, un nemico latente, o nemico che è dietro l’angolo.

Non so fino a quale livello, il clima di terrore che è diffuso in Europa e ch ogni giorno genera desolazione e sgomento, influenzi anche gli atteggiamenti di certe persone.

E’ come quando si genera la guerra tra poveri, quando cioé, invece di trovare rispetto e solidarietà nelle comunità, per unirsi contro le vere difficoltà della vita sociale, ci si accanisse l’uno contro l’altro proprio perché il capro espiatorio è percepito all’interno e non in modo realistico.

Certo, penso che questo periodo storico, come del resto altri nella storia, non migliori la qualità della vita, né la serenità della gente. Le cattive notizie dell’economia italiana e della disoccupazione crescente tra i giovani, dell’aumento della povertà, genera demotivazione ai principi etici e civili.

In aggiunta, le migrazioni quotidiane dei popoli che esodano dalle guerre e dalla povertà generano discordia tra i quartieri cittadini.

Penso che dal terrorismo angosciante, al mondo climatico che si trasforma in tropicale, portandosi dietro cataclismi, nuovi insetti e malattie, dovute alla crescente umidità, non aiutino a incoraggiare il valore della vita nella gente.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

Un commento

  1. Raffaella Buttazzi

    In effetti, ho esperienza di strade trafficate, dove, soprattutto nelle prime ore della giornata, complice la luce del giorno e l’elevato numero di pedoni, chi attraversa si impone “in gruppo” rispetto ai tempi semaforici con assoluta non curanza delle auto, ma alla sera la situazione si normalizza…

    Spesso la giustificazione è, in apparenza, rappresentata dai lunghi tempi d’attesa confrontati con esigenze che sembrano impellenti: mi sono, più volte, chiesta se porre schermi informativi sulle attività culturali in città, per esempio, potrebbe aggirare la noia e l’impazienza, favorendo infomazione, curiosità e consapevolezza.

    Forse la curiosità aiuterebbe anche a conoscere i propri fantasmi, poichè meno estranei ed angoscianti e quindi integrabili emotivamente?

    Raffaella

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