Vanità, potrebbe evocare un sinonimo di vuoto, perché vano cioé inutile, futile, inconsistente, fugace. Ha in realtà una connotazione negativa, perché evoca più apparenza che sostanza.
Si associa all’assenza di concretezza, alla mancanza di efficacia o di utilità. Si tratta di un inno all’inconsistenza e alla fugacità.
Indica un’eccessiva ancora una presunzione delle proprie capacità e di una supposta attrazione da parte degli altri.
Charles Allan Gilbert importante illustratore di libri degli anni venti, immagina l’inevitabile decadimento della vita e della bellezza verso la morte.
Nel 1914 Sigmund Freud pubblica un saggio sul narcisismo intitolato Introduzione al narcisismo, dove amplia il significato del termine, introducendo i concetti di narcisismo primario e di narcisismo secondario o protratto nella seconda parte della vita adulta, non più fanciullesca.
Non credo che essere vanesi abbia direttamente a che fare con il narcisismo difettoso che è invece da considerarsi un serio problema clinico.
Mi sembra piuttosto che la persona si compiaccia di sé, nutrendo forte desiderio di essere ammirata/o per le proprie qualità, spesso solo presunte, nonché come segnale d’intima debolezza, tanto da cercare conferma da parte degli altri sulle proprie qualità spesso estetiche, anche se in realtà, spesso provengono soltanto da lusinghe.
Il messaggio potrebbe essere: dimmi che sono bella/o, intelligente, non mi importa se anche tu sei costretto a mentire, ecc
La poesia musicata e cantata dal cantautore Fabrizio de Andrè sulla Vanità mi sembra che ridicolizzi bene l’eccesso di vanità da parte della donna della quale la vittima era innamorato.
Ormai mi sembra che nella nostra società l’essere vanesi, appartenga più al genere maschile che femminile rispetto ad un tempo passato.
Questo potrebbe spiegarsi con il fatto che con il cambiamento femminile, alcuni uomini di per sè attraenti, si sentono un po’ spiazzati e quindi meno affascinati, meno apprezzati, meno adorati rispetto ad un tempo.
Trovo che Allan Gilbert rappresenti qualcosa di vero nel dichiarare con il suo disegno metaforico lo specchio della bellezza e della giovinezza che si incontra con l’immago della morte quando avrebbe la prevalenza, attraverso un lento decadere, sulla vitalità biologica.
Il chirurgo estetico ormai dichiara di operare più gli uomini che le donne nei cui interventi prevalgono solo per il rimodellamento del seno.
Si può certamente sostenere che la società che molto si basa sull’apparenza ha pianificato donne e uomini su un bisogno che solo apparentemente si potrebbe considerare vanità , ma che in realtà svela una insicurezza e confusione sui ruoli e sugli obiettivi riguardo alla formalità e all’educazione interiore
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Questo legame tra la vanità e il sentirsi disorientati dai cambiamenti del ruolo femminile rispetto a quello maschile mi ha richiamato l’immagine di un conoscente, coetaneo, avvocato che veste comunque in giacca e cravatta in qualunque contesto climatico con grande fatica, e, allo stesso tempo, mostra, nel rapportarsi agli amici, ma anche alle aspiranti fidanzate, una ritrosia, dove citazioni colte e un fortissimo attaccamento al lavoro sembrano esprimere una veste ulteriore di fragilità.
Per questo, sentendosi non all’attezza, in una dimensione statica del passato, che, forse, rimanda un’esperienza poco significativa, il ruolo come terreno della vanità sembra imporsi?
Raffaella