Alcune persone, non più giovanissime, ricorderanno che parecchi anni fa, circa da molto prima degli anni cinquanta, ma sino agli anni settanta, l’alimentazione italiana per molti versi appariva abbastanza sana, solo per via della genuinità dei prodotti dei quali ci si nutriva e della distribuzione dei cibi durante la giornata. Molti recenti aggiornamenti medici però non erano disponibili.
I pasti si basavano su una breve colazione di mattina, un pasto-pranzo completo che variava dalle tredici alle quattordici e oltre circa a seconda della regione, sud-centro-nord dell’Italia.Durante le ore serali, sempre in base alle abitudini regionali, dalle diciannove alle ventidue, aveva luogo la cena.
I nonni e bisnonni, dovrei aggiungere i trisavoli, raccontano che si mangiava a colazione, caffè e latte con fette di pane ricoperte da burro e marmellata, (poche varianti, tipo cornetto), alla seconda colazione un primo piatto di pasta semplice, rossa al sud un pesce o bistecca con verdura al nord, come secondo piatto, e alla sera, la cena era fatta di una minestrina, verdura e frutta.
Esistevano, a seconda delle epoche, persone che non si potevano permettere di mangiare così regolarmente ogni giorno e così doveva ridurre il cibo sino a livelli che portavano a grave difficoltà di sopravvivenza.
A quei tempi si dava poca importanza al fatto che i cibi grassi possono essere pericolosi, perché accumulano il colesterolo cattivo che ostacola le arterie. Non si considerava tanto che le calorie accumulate anche da vari bicchieri di vino, o da superalcolici non fanno bene alla salute, che il pane bianco in eccesso non né proprio indifferente all’organismo, che i piatti di pasta bianca dovrebbero essere moderati, specie quando si tratta di lasagne e tortellini. A volte, si ingrassava molto per la non curanza di tali eccessi. La gente moriva anche a causa del cibo.
Si svolgevano tuttavia, molti lavori manuali, non solo in campagna e nel settore operaio e dell’artigianato che fortunatamente riducevano i rischi della salute perché portavano a un consumo delle calorie e dei grassi in eccesso accumulati durante i pasti, quando erano abbondanti o sbilanciati.
Oggigiorno, la pubblicità sui prodotti alimentari produce nel cervello dei ragazzi la richiesta di cibi che inducono il loro corpo in sovrappeso.
C’è squilibrio tra assunzione di calorie e consumo dell’energia introdotta nella dieta. Si accumula di conseguenza, grasso in eccesso.
Una prima osservazione che mi viene in mente riguardo ai tempi passati rispetto al presente riguarda il fatto che il cibo, nel passato era consumato maggiormente durante il giorno, mentre al cena si era abituati a restare leggeri di stomaco, pensando a una digestione, sia lenta, sia a un minore bisogno di energia perché la serata durava poche ore prima di coricarsi e dormire. La saggezza popolare suggeriva un tale stile alimentare
La seconda osservazione mi porta al fatto che, oggi, complessivamente ci si muove di meno di un tempo nella quotidianità della giornata, nonostante siano aperte tante palestre e attivati tanti sport originali tra i quali il body-building.
L’elettronica ha ridotto il movimento fisico. I fast food prevedono porzioni molto abbondanti e a poco prezzo a scapito però della qualità degli alimenti. Scarsa è il consumo di alimenti ben conservati.
Si conosce oggi che gli alimenti più sani per la salute, frutta e verdura, legumi e cereali e in generale tutti i cibi che dovrebbero essere freschi, incidono maggiormente sulla spesa domestica.
I consumatori poveri economicamente sono spesso più penalizzati perché tendono a scegliere alimenti meno costosi che sono conservati e spesso cibi con alto contenuto di grassi saturi zuccheri e sale.
I bambini e le classi sociali svantaggiate rappresentano l’obiettivo vantaggioso per le aziende che promuovono e producono alimenti a buon mercato di larga diffusione.
La televisione spesso vende pubblicità sostenuta dalle aziende asservita per facilitare i consumatori, illudendoli e legandoli alla fantasia di non dover fare alcuna fatica per cucinare e per ottenere il massimo vantaggio. Si promette poco o nessun impegno, ma si alimenta in tal modo la sedentarietà in quanto, altri grandi genitori idealizzati, le aziende, hanno pensato a tutto per far star bene i propri figli .
Consideriamo che le abitudini alimentari sono assorbite psicologicamente durante l’infanzia e rimangono punto di riferimento, in teoria, per tutta la vita. Sui gusti alimentari ho scritto in altra occasione.
La famiglia perciò, in particolare, tramite la figura materna e anche la scuola, non dovrebbe sottrarsi al fine importante d’influenzare le scelte alimentari future sane.
La scuola potrebbe contribuire favorendo merende a metà mattina più adeguate.
Sappiamo che un importante aspetto negativo è fornito indubbiamente dall’eccesso di grassi e in particolare da quelli di origine animale (cioè i grassi saturi e il colesterolo) che aumentano i livelli di lipidi pericolosi nel sangue (LDL) e riducono il cosiddetto colesterolo buono (HDL) lo spazzino dei grassi saturi, favorendo cosi i processi di aterosclerosi.
Gli alimenti più ricchi di acidi grassi saturi e colesterolo provengono dalla carne e dagli insaccati, dal latte intero, dai formaggi, dagli oli da frittura.
Sarebbe una buona indicazione evitare certi fastfood , costituiti da panini di scarsa qualità, ripieni di carne fritta o semifritta, secca e bruciacchiata , maionese finta, patate fritte con oli trans-fat e non di oliva extravergine, salse prodotte con ingredienti dolcificati. Le bibite consumate sono spesso cariche di calorie e di gas solfiti e solfati.
Aggiungo che l’alimentazione potrebbe stimolare anche tumori dello stomaco e dell’esofago e un’alimentazione ricca di carne rossa.
Un punto importante a mio avviso da considerare rispetto al passato vede la prima colazione molto trascurata, a base di cappuccino e brioche, o addirittura in alcuni giovani, quasi assente ,se non a base di caffè abbondante e sigaretta. Il Pranzo se non viene saltato è coperto da poco e niente e di solito poco sano.
La cena invece è sacra ed è ricca perché deve sostituire quel che lo stomaco non ha ricevuto durante il giorno.
Se la stessa quantità di cibo che si ingurgita spesse volte solo alla sera, cioè a cena o anche oltre l’orario di cena, fosse anticipato nelle ore del giorno la condizione di salute migliorerebbe di molto.
Certo che sono note le necessità di lavoro del cosiddetto orario continuato, ma sostengo che sia diventata un’abitudine esageratamente indotta.
Il consumo di calorie sarebbe maggiore e la digestione assai più veloce.
Le persone dimagrirebbero e il metabolismo funzionerebbe meglio incluso il sistema intestinale e l’assorbimento delle sostanze nutrienti.
In questo senso, il passato offriva una vita più sana a parte gli anticrittogamici che oggi sono purtroppo diffusi in alcuni cibi vegetali.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Cercando di far coesistere i gusti personali con una ricerca più armonica di benessere alimentare, personalmente, preferisco far prevalere il gusto dei cibi alla quantità, dove la colazione è frutta prevalentemente, mentre non prediliggo la pasta, ma secondi ricchi di cibi crudi.
Se mi capita di essere fuori a cena o a pranzo, cerco di scegliere cibi cucinati al momento con uno sguardo al contesto come possibile indicatore di reale freschezza: per esempio scelgo alimenti di stagione e connessi con l’ambiente regionale di riferimento.
A volte, forse, il piatto diventa uno specchio inconsapevole di Sè come momento di compensazione emotiva piuttosto che un’ esperienza personale di gusto e benessere e la sera, al di là delle reali necessità, si presenta un poco come momento di transizione tra la giornata trascorsa, forse frustrante ed un futuro ricco di interrogativi: da qui l’illusione di “giocare” sul cibo?
Raffaella