Parliamo di separati in casa di due situazioni connesse con l’età.
Pensiamo anche alle persone anziane per prima e poi per le persone sufficientemente giovani che potranno aver un’alternativa in futuro.
La scelta e condizione di convivenza sotto lo stesso tetto è possibile quando le persone anziane possono usufruire dei vantaggi della buona compagnia e del risparmio economico.
Se invece le persone soffrissero di cattivo carattere, la convivenza diventerebbe difficile, se non impossibile, perché uno dei due conviventi finirebbe per subire la sopraffazione, l’egoismo e dell’altro. In tal casi, invece di trovare nella convivenza della terza o quarta età, collaborazione, aiuto rispettoso, comprensione, un minimo o un buon affetto nel farsi compagnia per il resto della vita, queste persone troverebbero nell’altro, orgoglio, prepotenza, vendetta, rivendicazioni.
Nei casi peggiori, la salute dell’altro potrebbe esser quasi a repentaglio, perché i partner, quello che conserva certi sentimenti vendicativi, sembra quasi sentirsi sottilmente contento di cantare una vittoria e trionfo, trovandosi in condizioni di salute e di sopravvivenza migliore del partner più debole.
Le persone anziane, si sa, sono potenzialmente più deboli e fragili rispetto a quelle giovani.
Il loro futuro non si prospetterebbe meraviglioso e anche qui possiamo per comodità distinguerle tra quelle che sono sagge (quelle che avrebbero tratto dall’esperienza principi sani, sommandoli tra loro) e quelle che invece, sono arrabbiate e inquiete, perché non tollerano la frustrazione della loro condizione, a volte aggravata dalla povertà o dallo stato di salute non ottimale.
Le persone che chiamiamo sagge, sono riuscite a metter da parte i rancori e conflitti del passato sperimentati con i partner e concretamente sono interessati a buona convivenza per condividere vantaggi reciproci.
Hanno accettato l’evidenza secondo la quale buona parte della loro vita è trascorsa e che tante altre alternative nel tornare indietro non ce ne sono.
Il futuro si prospetta quindi nello stesso vivere tranquilli nel reciproco rispetto dell’ex partner amoroso che, in fondo si conosce bene, e con il quale è rimasta una comprensione umana delle proprie e altrui debolezze.
La filosofia dominante nell’anziano/a, saggio, sta nell’apprezzare la vita e le cose attorno a questa, di avvalersi dell’esperienza e saper utilizzare gli eventuali errori commessi finalizzati alla civile convivenza: inoltre l’anziano cerca di mantenere una propria discreta salute e l’allontanamento di ogni sofferenza e dolore fisico, per quanto egli possa.
Pertanto, conviene cercare con il compagno/a una sorta di altra complicità, pur sentendosi liberi di frequentare e mantenere affetti anche fuori da casa.
Sì, perché all’età giovanile o alla mezza età, l’altra faccia della convivenza, è ancora possibile e spesso vantaggiosa, anche se il più delle volte è limitata nel tempo a differenza di quella che riguarda gli anziani. Potrebbero essere presenti sotto lo stesso tetto figli ai quali entrambi i genitori sono molto legati con sincero amore. Questo mantenimento di convivenza, anche se non c’è tra i genitori più passione, né intimità, potrebbe esser accettabile, nonché vantaggioso se l’immagine che i figli ne ricavano appare positiva.
Dobbiamo considerare le storie amorose, qualora esistano, e delle quali i partner sono reciprocamente consapevoli, perché hanno precedentemente decretato che la storia riguardante il loro matrimonio è cessata, nei fatti. Le nuove esperienze dovrebbero essere considerate del tutto personali e individuali e non esibite. I partner che si sono accordati a vicenda sulle loro intenzioni future, quindi penso, che dovrebbero correttamente mantenere fuori dalla casa e dalla famiglia, ogni elemento che potrebbe ovviamente generare crisi, litigi, invidie, gelosie, competitività del tutto tanto fuori luogo, quanto inutili e dannose.
Siccome spesso non sembra facile rispettare i patti, appena le condizioni economiche migliorano di solito, per queste persone ancora giovani, per volontà di entrambi i partner, si attua la separazione, legale o il divorzio.
Riassumendo, la scelta di vivere sotto lo stesso tetto sembra dettata principalmente da necessità economiche. Quando i conflitti che si sono generati durante la fase positiva della loro unione hanno portato alla decisione di rompere la stessa unione, è sorta poco dopo la scelta di vivere sotto lo stesso tetto per questioni pratiche e di convenienza, sia economica, sia per altre ragioni di natura materiale, inclusa la gestione provvidenziale dei figli ancora piccoli. Tale scelta cosciente dovrebbe essere massimamente fondata sul reciproco rispetto tra persone amichevoli e consapevoli dei rischi che entrambi potrebbero correre.
Non penso quindi a una convivenza sotto lo stesso tetto dei partner, per pigrizia o angoscia di perdita.
Tali aspetti personali andrebbero risolti psicologicamente perché oltretutto la debolezza di genitori sarebbe un cattivo modello per i figli che ne sarebbero danneggiati.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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I genitori di una amica, poco dopo il matrimonio e l’arrivo delle due figlie, hanno fatto la scelta di vivere separati in casa, essendo entrambi economicamente in buone condizioni, non hanno fatto mancare nulla alle figlie e nemmeno a loro stessi, riuscendo in casa a mantenere un rapporto amichevole, che peraltro è proseguito dopo la scelta della prole, ormai cresciuta, di andarsene.
La mia amica, coetanea, ha adottato, da convivente, la stessa scelta, trovandola più aderente alla complessità della vita di coppia, inoltre galvanizzata come donna dal fatto che il partner possa anche, però, senza informarla, frequentare altre persone, cosa che fa anche lei: forse, senza generalizzare, trova un poco di frustrazione rispetto al passato come figlia nella sua esperienza?
Raffaella
Aggiungeri solo che, personalmente, penso non riuscirei a vivere separata in casa, poichè la relazione di coppia così come il sentimento su cui si fonda sono le motivazioni, a mio parere, centrali di una convivenza sotto lo stesso tetto, al di là dell’età
Raffaella