Ho scritto spesso sul femminicidio, sulla sopraffazione di alcuni uomini verso le donne, sul mobbing,
sullo stalking, sul maschilismo culturale per niente risolto, sugli eccessi di gelosia-possessività e dominio di alcuni uomini sempre verso le donne, sulla loro violenza di carattere e spesso fisica nell’ambito domestico.
Questi eccessi sono anche attribuibili, seppur più raramente, anche ad alcune donne che sono dominanti per carattere, violenti, possessive, vendicative, cospiratrici, c’è chi ha usato l’acido per punire, o uccidere, oppure, come esempio di perversione, penso a quelle ragazze che uccisero una suora perché si annoiavano. Ci sono madri che commettono infanticidio, (sindrome di Medea).
Gli esempi non mancano per citare altri delitti, violenze femminili, allungando una lista di delitti, violenze, ingiustizie varie, ecc.
Intendo oggi riferirmi al fatto che sono sempre più numerosi alcuni uomini che si trovano in difficoltà economiche nel mantenere mogli e figli e finiscono per dormire nella propria auto in mancanza di un tetto sotto il quale ripararsi.
Le donne sono sempre state considerate soggetti deboli e tradizionalmente protette anche a livello giuridico. Le donne non lavoravano, si dedicavano, mente-corpo alla famiglia, alle faccende domestiche, alla gestione dei figli e ancora continuano, ma spesso alcune di loro lavorano anche con discrete soddisfazioni economiche.
Alcune sentenze del tribunale durante le separazioni e poi i divorzi, possono non aver tenuto conto in buona fede, per disguidi di valutazione della reale condizione di lavoro dei mariti che, proprio perché per legge, sono obbligati per far ristabilire un certo benessere alla famiglia che rispecchi quello precedente alla separazione della coppia, si prodigano, ma cadono completamente in miseria.
La crisi economica del nostro Paese ha cambiato molte situazioni, la dove c’era un pre-sistente benessere nelle famiglie, si è creata crisi e vuoto affettivo e psicologico, soprattutto padri di famiglia separati, che in seguito hanno perduto il lavoro e quindi senza più essere in grado di pagare gli alimenti a l’ex moglie e figli.
Normalmente, questi padri sono costretti a lasciare alla ex-moglie e figli la casa familiare.
I prezzi degli appartamenti sono spesso alti e con la gestione di questi si trasformerebbero in salasso economico insostenibile per uomini che sono disoccupati o che percepiscono qua e là un po’ di soldi che, a male pena, coprono i bisogni alimentari.
Gli eventuali risparmi si esauriscono in fretta molti uomini entrano in una depressione da fallimento.
Occorre che questi uomini non protraggano la loro depressione per molto tempo, perché altrimenti rischierebbero di non potersi risollevare, a causa anche del senso di solitudine che è spesso sorella i questi casi. Alcuni giovani padri che sentono di dover reagire all’ingiustizia potrebbero entrare nel mondo delinquenziale.
Che fare ?
Sono a conoscenza dell’esistenza di diverse Associazioni, senza scopo di lucro, che aiutano con grande solidarietà le persone in crisi psicologica ed economica.
Sperando che le sentenze dei Tribunali tengano sempre più conto dei gravi squilibri nei quali molti mariti e padri finiscono per cadere, mi auguro in generale che si formino spontaneamente delle comunità solidali.
Le Comuni degli anni 70, oggi, potrebbero aver più senso di allora.
Si dovrebbe costituire un grande contenitore sociale, come se fosse un piccolo villaggio dove le persone mettano a disposizione tutte le loro risorse economiche, materiali e assistenziali con spirito di grande solidarietà.
Uomini e donne dovrebbero farne parte: ma anche cani e altri animali domestici che portano anche la fiducia del non tradimento, dovrebbero essere parti di famiglie allargate. Queste nuove famiglie dovrebbero aver anche un fine politico e umano di darsi sentire da chi potrebbe aiutarli.
Non si può lasciare in stato di devastazione economico, materiale, logistica e disperazione psicologica chi sino a ieri si sia prodigato per vivere normalmente essendo anche professionalmente dotato.
Gli eventuali errori familiari e lavorativi non debbono essere puniti, ma la civiltà deve prevalere su tutto.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...
Il punto di ascolto, dove ho collaborato per diverso tempo, propone borse lavoro a coloro che, avendo una famiglia raccontata agli operatori anche attraverso dati specifici, possono, a seguito di differenti complessità, richiedere un sostegno.
Tra queste persone, possono esserci anche padri separati, che vengono aiutati poi, con altre modalità: penso, ad esempio: alla condivisione per il pagamento di utenze arrestrate, orientamento rispetto ad un nuovo alloggio più economico, una borsa alimentare mensile e un contatto diretto eventualmente con l’assistente sociale, ect.
Il sostegno economico viene sia da alcune istituzioni e sia proprio da famiglie sul territorio, da anni: però, è una realtà molto gerarchica che, a volte, fa della propria esperienza sul campo una difesa a livello psicologico, temendo, forse, il confronto in assenza di formazione emotiva specifica dinanzi a tanto dolore, dove la difficoltà di incontro ricorda, a tratti, un film di De Matteo “Gli equilibbristi”?
Raffaella