Questo detto é citato in molte circostanze letterarie e socio-culturali, (Tiziano Terziani).
E’ a mio parere molto interessante comprenderne il significato.
Tutti noi abbiamo notato che quando i bambini piccoli, ma anche di età che si aggira a dieci anni, ci rivolgono domande di vario tipo che spesso, sono banali, ma anche riguardanti l’universo tanto che ci possono mettere in imbarazzo, non tanto perché non sappiamo loro rispondere anche con una certa esattezza di risposta , ma perché non siamo sicuri sul fatto che quanto risponderemo sia comprensibile. Vediamo infatti che a certe risposte reagiscono con un ahhh… generico con espressione tanto distratta quanto disinteressata. Il bambino si trova in altro piano, con altri strumenti, e non è pronto a capire.
Si trovano infatti in una posizione psicologica e culturale spesso lontana dalla condizione di comprendere. I bambini sani sono giustamente curiosi di conoscere il mondo di sapere e di ricercare, così rivolgono domande per uscire da una condizione di prigionia che è percepita dalla sensazione di non saper che cosa li circonda. Domandano anche per capire quanto il loro padre o madre sia in grado di gratificare la loro fame di conoscenza, quanto i loro maestri siano colti e rassicuranti, per aumentare la loro fiducia, per togliersi da una condizione di buio che é misteriosa, condizione che tanto li rende impotenti quanto li affascina di rimanendone avvolti. Spesso domandano alla mamma, ma spesso non vorrebbero conoscere il reale che li circonda. Procedono per gradi, vorrebbero in certi casi risposte al confine con favole divertenti ed eccitanti. In altre parole, vorrebbero imparare divertendosi, fantasticando un po’, dormendoci e sognandoci sopra ogni novità.
Mentre gli anni crescono e i bambini diventano grandi in età, mentre la scuola educa a sviluppare il pensiero a comprendere e fornire tante informazioni che vengono assimilate e arricchiscono la mente, le esperienze emotive d’incontro frustranti gratificanti di vario tipo si moltiplicano in loro. I ragazzi s’accorgono di essere sempre più curiosi di concetti concreti, di nuove finestre che aggiungono alternative alla visone delle cose del mondo.
Gli uomini primitivi dovevano, a differenza dei bambini, inventare spiegazioni che permettessero di accettare la realtà circostante ricorrendo a demoni e dei che in personificavano il male e il bene e le varie energie della natura. I millenni di storia hanno portato la mente a stadi processuali di partenza assai elevati e civili.
Le domande che studenti, ma sopra tutto persone che desidererebbero liberarsi da disagi psichici di varia natura, sono frequentemente portati a chiedere consigli su soluzioni immediate per togliere velocemente i vari disagi o sintomi. Molti comprensibilmente cercano ricette che risolvano in modo subitaneo il tormento psichico. Quel che si cerca riguarda soprattutto eliminare il dolore, che prevale sulla potenziale guarigione.
Lo spazio vuoto, il tempo che si frappone diventa per molte persone insopportabile perché fa sentire la dipendenza da qualcosa e da qualcuno. Hai mal di testa? Prendi questo antidolorifico in dosi x e tutto è cancellato! Magari, stimolo doloroso e risposta farmaco, fosse cosi deterministico e lineare e valevole anche per le dinamiche psichiche!
La psicoanalisi come molti sanno esemplifica un modello che richiede più pazienza.
E’ il caso ritornare al concetto secondo il quale il maestro appare quando l’allievo è pronto !
Il metodo psicoanalitico non prevede uno psicoterapeuta che sia magister, non un guru o sapientone, né santone o suggestionatore, né ipnotista. Prevede un esperto che sappia ascoltare con molte orecchie. Un intercettatore di interlocutori interiori del suo cliente, dei vari personaggi che lo inchiodano ad una ripetitività che provoca certi incubi per addomesticarli diversamente affinché aiuti a rendere pensabili diverse alternative per un cambiamento propizio del cliente.
La metafora il maestro compare vuol significare che solo quando siamo disposti a cercare ciò che ci sarà di aiuto avremo chi ci aiuterà sul serio perché si rivolgerà a ciò che è utile a noi e alle nostre conquiste.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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