Dal 1980 la tipica ottocentesca malattia isterica da conversione somatica che si manifestava sostanzialmente con sintomi molto simili all’epilessia è scomparsa e non più citata nei manuali di psichiatri.
Si trattava di una malattia dell’800 che colpiva praticamente solo donne di alta società borghese, era diffusa in tutta Europa e che il medico Charcot, presso la famosa Clinica neurologica di Parigi curava con apparente successo per mezzo dell’ipnosi.
Il giovane Freud insieme al neurologo Breurer, suo mecenate, a Vienna, dopo essere stato a Parigi presso Charcot nel 1885, era rimasto affascinato da tale metodo e cominciò a praticare tale tecnica e poi anche provò con la suggestione e la catarsi (abreazione). L’insuccesso complessivo però di queste tecniche aprirono a Freud la porta alla psicoanalisi, tecnica che prometteva una guarigione completa e duratura nel tempo delle ammalate.
In precedenza, la paralisi degli arti, una cecità momentanea, perdita di coscienza e della capacità di parlare. La donna compiva azioni imprevedibili e esprimeva con poche parole o gesti sentimenti stati mentali semi-allucinatori spesso espressi in modo molto teatrale preoccupava famiglie e medici perché non ci si avvicinava alle possibili cause.
Sigmund Freud ne comprese il meccanismo che era unicamente psichico. Grazie alle sedute psicoanalitiche si consentiva alle pazienti nevrotiche rielaborazioni e metabolizzazioni dei fatti passati che mancando le quali invece, sarebbero rimasti inconsci mantenendo una coazione a ripetere in forma indiretta all’infinito.
Fino a qui la storia dei primissimi del 900, ma la psicoanalisi sarebbe molto cresciuta dopo Freud, integrandosi anche con le altre scienze affini e migliorando le osservazioni cliniche e la tecnica stessa.
I fenomeni isterici sono connessi con l’autosuggestione. La teatralità e la simulazione degli isterici riflettono veri e propri autentici drammi e importante sofferenza. Dissociazioni amnesiche e sintomi corporei non davano pace ai malati.
L’isteria è stata abolita come denominazione forse perché certi casi clinici non compaiono più con la frequenza dell’ottocento, prevalentemente perché il contesto sociale ha portato la donna a essere protagonista del mondo nel quale vive. Siccome la dinamica isterica deriva da usteros, utero, risulta offensivo e inesatto per la donna civile immaginare che i sintomi isterici siano collegati a una patologia psicosessuale.
Ho accennato all’isteria perché la sindrome di Munchausen, mi sembra che riproponga una sofferenza del malato spesso donna, che ricorda fenomeni psichici e suggestivi tipici del passato psichico.
Un paziente con sindrome di Munchhausen potrebbe trascorrere la propria vita tra un ospedale e un altro, fingendo di avere patologie che non esistono, inventando completamente sia l’anamnesi clinica che la sintomatologia. Alcuni pazienti fanno in modo di sottoporsi a inutili e molteplici interventi chirurgici. Si tratta di una patologia meno rara di quanto si creda e comunque é difficile da individuare. I pazienti tendono a confondere il medico e a cambiare nome per essere visitato e curato, a volte procurandosi lesioni a tal scopo, oppure assumendo farmaci che aumentano certi sintomi ad hoc.
La sindrome non va scambiata con l’ipocondria. Mentre gli ipocondriaci sono convinti di essere malati sul serio il malato di sindrome di Munchausen vuole disperatamente ottenere l’attenzione di un medico, e per questo produce sintomi di malattia e talvolta infortuni, al fine di ottenere una grande attenzione. Il malato simula sindromi cardiache gravi, possibili tumori, impara una certa sintomatologia del corpo con grande accuratezza per essere credibile dai medici rispetto alla malattia inventata. Per esempio, costruisce una propria anamnesi adatta ai sintomi che generano attenzione diagnostica faticosa da parte di più medici tanto che in certi casi sono costretti a intervenire anche con la chirurgia.
Test e analisi cliniche dispendiose, farmaci di ogni tipo sono impiegati e si sprecano alla luce del fatto che i pazienti sembrano informatissimi, a volte meglio di medici alle prime armi.
La recitazione del malato è perfetta, degna di un grande attore.
Se l’attenzione di medici durante un ricovero questi malati si arrabbiano e minacciano denunce rivolte contro l’ospedale.
I pazienti si rivolgono sempre a medici diversi e anche a Cliniche diverse, affinché non venga richiesto dai medici che sono sempre altri di parlare ai familiari
Questi pazienti possono infine riscaldare i termometri, quando viene presa loro la temperatura corporea o manomettere i test di laboratorio.
Si tratta di una malattia che riguarda un disturbo della personalità forse dovuta a trascuratezza in passato da parte degli accuditori o accuditrici per malattie vere o traumi di violenza e disattenzione, abbandoni inaspettati per morti premature di parenti.
Il paziente che vede nel medico una figura assai autorevole, cerca di vendicarsi attaccandolo con la finzione e rendendolo impotente e confuso.
Il paziente da sindrome di Munchausen non è nemmeno un isterico e con questa patologia non va confuso perché , come si è detto, è consapevole di quel che fa, simulando malattie, ma è autosuggestionato dall’idea che l’attenzione su di lui, che deriva da situazione complesse e antiche, sia la soluzione per gestire la sofferenza. Idealizza in modo delirante i salvatori, l’ospedale e i medici e la malattia.
Anche le antiche isteriche erano attrici inconsapevoli, mentre questi malati attori sono coscienti.
La suggestionabilità è ugualmente in primo piano.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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