Aristotele diceva che la gratitudine è un sentimento che invecchia presto!
Perché?
Alcuni di noi si sentono perennemente in credito, desidereremmo essere più amati, più importanti e riconosciuti, ottenere più attenzione da parte degli altri, più affetto, ecc.
Il sentimento di gratitudine è una delle espressioni più evidenti della capacità di amare.
La gratitudine è un fattore essenziale per stabilire il rapporto con l’oggetto buono.
e per poter apprezzare la bontà degli altri e la propria.
Come scrive nel 1957 M. Klein, con Invidia e Gratitudine,
Melanie Klein, una delle più importanti psicoanaliste che hanno fatto la storia della psicoterapia psicoanalitica moderna dopo lo stesso S. Freud, inaugurando un filone teorico che manteneva come il Maestro, al centro della visione delle vicende psichiche, le così dette relazioni oggettuali.
Gli oggtti interiori erano le stesse rappresentazioni interne o interiori che costituiscono il vissuto degli altri all’interno del nostro mondo interiore con loro: sono fantasmatizzazioni degli oggetti che sono buone o cattive.
La gratitudine, così come i suoi opposti, i vissuti d’invidia, significa capacità che la psiche ha, nelle condizioni di buona maturazione psicologica, di provare un sentimento di amorosa restituzione.
L’invidia distruttiva significa che l’altro, l’oggetto invidiato possiede qualcosa che tu non potrai mai avere: questa visione genera in te uno stato d’impotenza insopportabile e il bisogno urgente consiste nel distruggere ciò che l’altro possiede.
Non è prevalente avere quello che l’altro possiede, ma piuttosto la forte e onnipotente fantasia distruttiva che consiste nel non vedere mai più ciò che tu invidioso non puoi possedere, perché ciò fa sentire all’invidioso la sua totale impotenza e dipendenza.
La gratitudine invece fa sentire l’amore di aver ricevuto, presuppone una fiducia acquisita, e stimola continuamente un bisogno e desiderio di dare all’altro qualcosa di Sé se non tutto se stesso.
Non si tratta solo di saper dare: anche il saper prendere dagli altri e poterlo ammettere con riconoscenza rappresenta una sfida e una delle più importanti conquiste per la psicologia di ognuno di noi. Essere grati: non è solo questione di buona educazione che ci hanno insegnato di didire sempre in qualunque situazione anche frustrante: grazie
Mi raccomando pronuncia un grazie, – dice un buon genitore
– anche se non sei contento, lui ha fatto quel che ha potuto per accontentarti…
Questa forma di esortazione rappresenta un principio etico e civile che è stata impartita a tutti noi fin dalla più giovane età; l’invito era, allora, quello di allenarci e dimostrare un una risposta rispettoso e riconoscente per l’altro che impone cordialità e buone maniere .
Se qualcuno ti offre un dono, tu devi apprezzarlo, anche se non ti piace e, prima o poi, dovrai restituire un oggetto equivalente che indichi quanto hai apprezzato a suo tempo il dono ricevuto..
Riconoscenza e apprezzamento sono un dovere civile da non dimenticare se sei una persona civile e ben educata, appartenente a una famiglia di buona classe sociale !
Spesso tale ringraziamento non è sentito tanto spontaneo, ma è più consono al dovere sociale civile.
La gratitudine indica una profonda accettazione dei limiti dell’altro se ci sono, e un grande, autentico profondo rispetto di quello che l’altro è potenzialmente come persona.
Il nostro personale atteggiamento e di consapevolezza di quanto tutto sia relativo nella nostra vita e che l’altro, chiunque sia, potrebbe meritare più comprensione di quanto spetti a noi stessi.
Insomma è una riduzione del nostro bisogno egocentrico.
Esser grati, come modalità evoluta della mente di rappresentare sé stessi in una relazione con il mondo, implica poter riconoscere e accettare i propri limiti, i propri difetti, le proprie effettive difficoltà.
Solo da questa posizione di equilibrio è possibile valorizzare le differenze che ci separano dagli altri, cioè la giusta distanza nelle relazioni con l’essere umano.
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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