Cultura, a mio parere, significa esistenza di un substrato psicosociologico dove la conoscenza e il pensiero elaborato possono guidare e condurre alla formazione di una coscienza critica che dovrebbe essere tridimensionale e dotata di un certo spessore.
Pensiero critico, mobile, dinamico dovrebbe intrecciarsi con le varie conoscenze.
Per creare cultura occorre includere precipuamente la funzione della Scuola e poi nei casi dove è desiderato la funzione dell’Università.
Tale formazione dovrebbe insegnare agli allievi a muoversi adeguatamente nel nostro mondo globalizzato attraverso i vari strumenti tecnici.
La Scuola dovrebbe creare nello studente una base spessa e solida allo scopo di sapersi orientare sufficientemente ad appassionarsi alle varie arti e mestieri ed essere capace idi intraprenderli.
L’università con le varie specializzazioni dovrebbe maggiormente gratificare con la professionalizzazione elevata verso l’arte che sia essa ingegneristica, filosofica, medica, chimica, fisica, legale, artistica, teatrale ecc, ecc.
Sapersi muovere adeguatamente giova alla propria identità, perché la padronanza nei mestieri e professioni ci fa sentire competenti, sicuri, appassionati, orgogliosi di ciò che sappiamo fare.
Pertanto la cultura è potere e ci può far sentire sufficientemente potenti da farci passare la voglia di infrangere la leggi sociali, morali, di diventare criminali.
Il criminale dovrebbe in linea generale vergognarsi di essere tale, perché la propria identità è in crisi e gli è impedito di appassionarsi di essere orgoglioso di saper vivere con le proprie capacità.
L’educazione alla legalità dovrebbe più che aderire a una legge eteronoma, dovrebbe essere percepita come legge autonoma, ossia interiorizzata, legge interiorizzata e conquistata in un secondo tempo, dall’interno di Sé come un mondo soddisfacente che si costruisce dall’esperienza professionale che viene esercitata in pratica.
Certo che se gli incontri precedenti, (famiglia), inclusi quelli scolastici, non ci fossero stati, questa elaborazione piacevole, appassionante non potrebbe mai verificarsi in noi stessi.
La criminalità nasce dalla povertà economica in genere, ma anche dalla privazione del piacere di impadronirsi del potere di muoversi liberamente in una certa professione scelta da noi. Un senso d’identità consapevole.
Perché rubare se ho già in me un senso di dignità che nessuno potrà mai togliermi? Uccidere?
Questa mia premessa potrebbe apparire troppo idealistica: magari la cultura potesse risolvere un problema così grande come quello della criminalità!
Penso però che potrebbe lentamente portare alla vergogna chi, avendo assorbito ed elaborato una visione del mondo più ampia, essendo un poco in grado di veder la realtà umana e sociale in un certo modo, con maggior reale flessibilità e non trasgressività.
Se una persona comincia ad esercitarsi a sentire e pensare con un minimo di immaginazione e mettendosi in particolare nei panni degli altri desista da un atteggiamento dove la furbizia è l’unico modo istintivo di ribellarsi a qualcosa, magari a una famiglia non particolarmente avveduta nei modelli proposti a certi figli.
Cosa se non la cultura potrebbe portare i giovani a creare una loro personale dignità che poggia su uno scenario più realistico e concreto, più civile e più vantaggiosa?
Perché non contribuire alleandosi con chi è già appassionato a qualunque attività che sta già compiendo in modo costruttivo, positivo e concreto?
Deve crescere una nuova epoca storica dove i vantaggi attrattivi non poggino più solo su una morale che pochi ascoltano
ancora, ma su valori che deludano meno e per questo dovrebbero e essere maggiormente compensativi e realistici.
La cultura quindi deve nascere come risultante di tante componenti evolutive dove i conti contino per tutti, anche psicologicamente.
Ciò che è più pericoloso a mio parere, consiste nel fatto che i giovani si passivizzino come spettatori all’arena degli antichi romani
quando combattevano i gladiatori e si scandalizzino, ma anche si divertano sadicamente nel vedere che c’è chi sta peggio di
loro e che commette crimini tanto inaspettati quanto drammatici.
Pensiamo alla aggressività che contiene ed è agita nel bullismo e cyberbullismo.!
Internet dovrebbe essere usata per velocizzare ciò che è utile all’individuo e società, per esempio favorire il dialogo e
allenarsi al rispetto dei punti di vista diversi dai propri.
Il computer è dunque mezzo di cultura e di democrazia!
Il computer non è un mezzo per fare le guerre tanto temute dalla scienza informatica!
Conoscer i guai che accadono con l’uso di sostanze alcoliche e stupefacenti e di guidare l’automobile…
Pronunciarsi sulla prevenzione della sofferenza nelle malattie per ora inguaribili e tanto altro …
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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