E’ un atto di solito gratificante tanto comune quanto frequente, perché fisicamente con tale gesto si esprime un affetto.
Spesso capita di essere in contatto con persone che abbracciano ad ogni piccola saluto e separazione e poi ancora al rividersi dopo pochi minuti.
Si tratta di un abbraccio compulsivo e superficiale che ci fa sentire un peso in tale atteggiamento.
Sembra che queste persone abbiano bisogno di pacificarsi con chi sa chi ?
I tipi di abbracci sono tanti: c’è l’abbraccio formale, per esempio quello dei politici che è un atto che semplicemente vuole indicare accordo dei programmi politici, l’unità delle idee, l’alleanza.
L’abbraccio amicale, può essere un saluto ancora un po’ formale che indica l’appartenenza ad un club di amicizia.
Con le donne si verifica assai frequentemente da parte degli uomini, ma più spesso anche da parte delle donne quando non ci si conosce come attivatore di una potenziale futura amicizia o contatto amichevole.
Con l’abbraccio amichevole invece il corpo entra più in azione, nel senso che l’atto esprime un sentimento di solito abbastanza sentito proveniente dall’interno che vuole sancire l’amicizia abbastanza sincera sino a quella molto sincera.
L’abbraccio di ringraziamento è fortemente sentito e prolungato e spesso il corpo del soggetto lo esprime anche con una stretta del corpo dell’altro che si vuole ringraziare.
E’ frequente che l’avvicinamento totale all’altro implica anche un contatto dei volti, specie se questo è accettato.
Nella profonda amicizia dove la confidenza è accettata, i baci sempre in viso non sono esclusi.
I baci sulla bocca e le effusioni orali sono espressione, insieme all’abbraccio, di desiderio di corporeità e anche di sessualità.
Gli studiosi del settore del comportamento affettivo hanno scoperto definitivamente che grazie ad alcuni cibi, in particolare frutti, che contengono l’ormone chiamato feniletilamina, si attivano sensazioni afrodisiache verso l’altro ,già oggetto di desiderio sessuale.
L’ormone, neurotrasmettitore che in ogni modo e veramente accompagna, sia l’amore, sia l’affetto umano è l’ossitocina.
Tale ormone è presente n tutte le fasi dell’attività sessuale, dal preliminare scambio di effusioni tra i partner fino al raggiungimento dell’orgasmo.
L’ossitocina stimola ed eccita la libido nelle persone che condividono un’empatia, e funziona in generale come un trait d’union che favorisce sentimenti affettuosi sino a potenziare l’attrazione sessuale verso l’altro con cui si è sessualmente compatibili.
Si riteneva sino a poco tempo fa che l’ossitocina fosse soltanto presente nella madre durante la gestazione, il parto e l’allattamento, mentre oggi sappiamo che è presente in tutte le relazioni di affettive e d’amore con chi c’è empatia e affinità psichica.
L’ossitocina è secreta dall’ipofisi e poi dai recettori nervosi cutanei, è presente nei capezzoli e negli organi genitali sin all’inizio dell’amplesso e quindi non sorprende che durante l’orgasmo di entrambi i partner i livelli di ossitocina siano circa sei volte superiori a quelli durante una situazione di riposo sessuale.
L’ormone dell’amore pertanto configura da un punto di vista psicologico una tendenza all’attaccamento, rinforzando i legami affettivi all’interno della coppia.
Gli stimolatori sessuali, cioè i vasodilatatori sessuali che favoriscono l’erezione maschile non generano alcun attaccamento nella coppia, al contrario dell’ossitocina che aumenta la costante tenerezza e l’affetto, specie nella donna verso il partner, indipendentemente dal partner sessuale.
E’ stato dimostrato in una ricerca tedesca che uomini coinvolti in una storia d’amore ai quali era stata somministrata un’alta dose via parietale di ossitocina rimanevano indifferenti o quasi, ai tentativi di belle ragazze di sedurli.
Nel gruppo di controllo dove agli uomini veniva somministrato un placebo, avveniva quello che avviene spesso, cioè di cadere in tentazione di tradimento della compagna.
Questo esperimento vorrebbe dimostrare che l’ossitocina favorirebbe l’accoppiamento stabile sul quale, in pratica però personalmente dubito .
Insomma abbracciare con sincerità favorisce l’incremento di ossitocina e un potenziale futuro affetto nelle relazioni.
L’amore dunque avrebbe a che fare con la quantità di ossitocina?
Dobbiamo parlare di amore chimico?
Penso che gli affetti siano determinati nella maggior parte da un insieme di aggregati e istanze di natura psichica che influenzino solo chimicamente l’omeostasi corporea e quindi sessuale.
Gli ormoni, i farmaci, gli stupefacenti introdotti artificialmente nell’organismo possono modificarne le reazioni biochimiche in modo determinante: sappamo che tutta la medicina farmacologica si basa fortunatamente su questa scienza.
L’amore come gli affetti possono essere modificati dalla chimica solo molto temporaneamente e artificialmente ma la nostra mente psichica presiede alle emozioni e ai sentimenti di amore e a ogni tipo di affetto.
L’abbraccio fa bene, ma non risolve, né crea diper sé una consitenza relazione d’amore!
In altre parole, i vari neurotrasmettitori che l’ipofisi secerne possono condizionare parzialmente il comportamento, ma sono gli interessi psichici con tutto il vissuto soggettivo che determinano le reazioni biochimiche e non il contrario .
L’organismo può essere parzialmente condizionato da alte dosi di neurormoni come la serotonina, le endorfine e vortioxetina, acetilcolina adreno-noradrenalina, cortisolo, ecc quindi anche di ossitocina secreta naturalmente dall’ipofisi, ma solo provvisoriamente, non si può contare sull’ossitocina per innamorarsi o far innamorare.
Come accennavo ci sono cibi che permettono di rifornirsi seppur modestamente di ossitocina oltre quella che naturalmente l’ipofisi secerne che possono avere un pur modesto potere afrodisiaco al di là della cosiddetta ossitocina endogena.
Consideriamo che le mandorle, fragole, ostriche, banane, cacao, contengono piccole quantità di ossitocina da non trascurare il melograno, è stato da tempo riconosciuto come ricco di proprietà afrodisiache, e di vitamina A, C, E, oltre che estrogeni e testosterone.
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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