L’incapacità di esprimere i sentimenti da parte di una persona può indicare un sintomo severo che riguarda diversi disturbi della personalità.
Aver provato affetto o emozioni ed essere stati disillusi con grande dolore può portare ad un trauma con conseguenze comportamentali e interiori anaffettive.
Come se il soggetto in seguito sentisse di sprecare la sua empatia, la sua energia e per contrastare le sue emozioni spontanee: queste potrebbero sfuggire al controllo della sua volontà e opporsi ad esse come in un quadro di anoressia psichica, sembra l’unica soluzione accettabile.
La persona anaffettiva, quindi non sperimenta, né esprime sentimenti, emozioni e affetti in situazioni durante le quali correrebbe il rischio di provare e di farsele sfuggire.
La persona anaffettiva è anche scarsamente propensa ai contatti corporei, evitando il disagio che deriva dall’essere toccata o per esempio abbracciata.
Da un punto di vista psicopatologico uno stato psicotico o anche psicopatico può sottendere l’anaffettività che si esprime attraverso la difficoltà di mostrare sentimenti ed emozioni.
Alcune stati nevrotici ossessivi, puntigliosi e perfettistici sono equivalenti al rifiuto di manifestare affetti.
Il problema di alcune coppie e di varie famiglie si basa spesso sulla lontananza emotiva, e impassibilità emozionale, che scoraggia e addolora l’altro partner che sperimenta il contatto con un estraneo.
Le emozioni che si presentano nelle varie circostanze spesso quotidiane possono spaventare nel senso di far sentire il soggetto minacciato da uno scorrimento veloce di un fiume in piena che trascina tutto quel che vi è dentro. Il soggetto sente come di perdere ogni controllo e frantumarsi nella roccia o cadendo da una grande cascata come quelle del Niagara.
Il soggetto deve essere perfetto e controllato, e mai deve farsi scappare un inizio di emozionalità che potrebbe essere pericolosa e incontrollabile.
Alcuni disturbi di personalità, come quello del disturbo bipolare, portano il soggetto al centro di una oscillazione tra rigidità anaffettiva o al suo contrario, cioè a euforia emotiva.
L’intimità è esclusa e quindi molto frustrante a chi sta vicino al partner anaffettivo.
Queste persone che si difendono dagli affetti possono riversare quasi tutto il tempo della loro vita nel lavoro logorante che non lascia spazio a Sé, all’interiorità, dove potrebbe esservi pensiero e senso per vivere.
I successi materiali nel lavoro e della vita, garantiscono un o’ di piacere e spesso queste persone diventano work holistic person, lavoratori indefessi e con patologia itso (inability to swich off, cioè incapaci di staccare dall’attività a che svolgono). Tutto se stessi è spostato nel lavoro pratico che sembra la loro salvezza dall’angoscia dovuta all’assalto delle emozioni e dei sentimenti di affetto veri e propri nemici dell’equilibrio mentale.
Ci sono affettivi non gravi che sono però persone non empatiche, non sempre simpatiche e socevoli, che parlano a mala a pena per rispondere alle domande e non personalizzano la conversazione di alcun colore.
Quando nella coppia c’è una persona indifferente e apatica di fronte alle emozioni la coppia si caratterizza per una crescente infelicità.
La persona apatica e anaffettiva soffre di un nucleo narcisistico che non gli permette di sbagliare mai. Per questa ragione queste persone spostano sul lavoro pratico e concreto e diventano rigidi, ossessivi e perfezionisti.
Per questa leggera psicopatologia sarebbe molto utile una psicoterapia.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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