Gli avvocati matrimonialisti di molte grandi città denunciano la realtà di nuovi poveri che, insieme ai giovani poveri senza lavoro o con un lavoro minimo e insufficiente ad una vita normale si aggiungano alcune coppie di separati e divorziati.
Si tratta di numero più o meno elevato, per lo più di uomini di circa 50 anni che sperimentano la povertà nonostante continuino a lavorare.
Spesso capita di vedere persone che vivono per strada o nelle auto e si scopre che sono si trovano in quella condizione in seguito ad un fallimento del loro matrimonio.
Le inchieste svelano anche come tra loro ci siano alcuni che hanno perso il posto di lavoro oppure che hanno perduto i mezzi per svolgere la loro attività perché pignorati di ogni bene a causa dei debiti che divorano.
Ho conosciuto per caso in un bar a Milano un uomo di 48 anni senza lavoro, dormiva in auto.
Non sembrava uno straccione, al contrario tentava di mantenere un aspetto curato, sebbene gli risultasse difficile. Mangiava in varie mense per poveri, tipo Caritas.
Mi raccontò che la moglie in forte lite con lui anche dopo il divorzio, gli aveva negato persino di vedere i due figli, perché nonostante come padre gli fosse stato riconosciuto il diritto, avrebbe loro offerto una cattiva immagine di Sé senza lavoro.
Quest’uomo era stato licenziato da un’azienda presso cui lavorava come amministratore e poiché senza lavoro, non riusciva pagare il mutuo della casa che non abitava più e tanto meno le spese delle utenze domestiche.
In Tribunale il giudice aveva deciso che l’uomo non appena avesse trovato una nuova occupazione avrebbe dovuto sostenere nuove spese per mantenere moglie e figli. (Naturalmente le motivazioni e le dinamiche che aveva portato alla separazione e divorzio non ci interessano in questo ambito).
Pensiamo però alle condizioni psicologiche, cioè al tono dell’umore di questa persona. Mancanza di affetto, mancanza di mezzi per vivere, demotivazione a reagire. L’immagine di Sè demolita.
Per fortuna raramente si creano queste disperate situazioni: la legge in molti casi contempla un aiuto a questi nuovi poveri,
Sto scrivendo su questo argomento perché con il passare degli anni, i divorzi, giustamente facilitati a livello burocratico come nella maggior parte dei Paesi europei, sono in aumento e, in tempo di crisi, alcuni di essi anche in Italia equivalgono a possibile e notevole sventura.
La politica italiana nella confusione di questi tempi, non sa come affrontare il problema dei giovani senza lavoro, degli esodati, figuriamoci dei separati/divorziati in stato di grave difficoltà.
Alcune Regioni illuminate offrono un piccolo assegno ai padri e madri che rientrano in queste disperate condizioni di globale e disagio esistenziale.
In qualche caso vengono assegnate alloggi popolari che gli italiani dividono con i migranti e altri bisognosi senza risorse.
La Lombardia ad esempio e altre Regioni del Nord, un po’ più benestanti come risorse studiano programmi a tutela di questi nuovi poveri.
Le aspettative però continuano a essere gravi, perché in generale la situazione per ora non sembra migliorare rispetto alle motivazioni psicologiche dei giovani.
Dal punto di vista psicologico ci troviamo di fronte al puro dolore di molta gente che si sente tradita.
La disperazione per alcune persone anche molte donne, consiste nel generale senso di perdita per varie ragioni: riguarda la sfera affettiva familiare e la potenziale sicurezza per la sopravvivenza.
Oggi ci troviamo di fronte ad una Società malata come dice il papa, ma anche molti osservatori sociologi: le baby-gang sono il simbolo del futuro?
Mi sembra che la madre e il padre, figure che sono implicite psicologicamente in ogni società, siano in stato confusionale e manchino quasi completamente nella loro funzione.
Allo stato attuale le scarse e deboli forze politiche cercano soltanto di mantenere la poltrona all’interno del Governo? Oppure una volta al potere, non sanno amministrarlo d’avvero?
Il problema politico è molto più complesso, perciò non mi azzardo a entrare nel buio.
Al di là di quello che si racconta drammaticamente ogni giorno e non desidero alimentare alcuna retorica, mi preoccupo dell’identità dei giovani nel senso che la motivazione a diventare imprenditori di se stessi si assottiglia sempre più.
La mancanza di motivazione genera vuoto di valori e depressione e alimenta un circolo vizioso di passività e di non evoluzione.
Posso vedere che la madre e il padre nel senso di cellule sociali stanno metaforicamente allevando in buona fede tanti Peter-Pan che non trovano in se stessi alcuna risorsa perché bloccati in un circolo vizioso: qualcuno di loro cerca di uscire dal disagio nei modi più pericolosi o meno adatti.
Molti giovani italiani con qualche riconoscimento accademico giustamente volano all’estero come molti pensionati italiani.
Occorre incentivare la motivazione a creare nuove e sane alternative, altrimenti i nuovi valori vengono individuati nella criminalità, in altre religioni e qualcuno anche nel terrorismo disperato.
Laddove c’è il senso di vuoto, cresce l’attività del non senso.
Certo che se la situazione economica migliorasse di molto si innescherebbe una base di fiducia che permetterebbe di far nascere alternative.
Il senso di libertà e lo spazio psichico sono supportati dalla fiducia e credibilità sociale per poter coltivare e appassionarsi a nuove idee.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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