E’ noto che da sempre la delicatezza dei genitori, la loro sensibilità permette loro di identificarsi con i piccoli e prepararli ad entrare in contatto con la realtà per gradi, a piccoli passi.
Questo atteggiamento premuroso non significa generare nella loro mente alcuna illusione.
Certo sta al buon senso, alla intelligenza dei genitori non fare promesse che poi non potranno mantenere.
Non esser ambigui specialmente ad una età nella quale i piccoli avrebbero bisogno di punti fermi, non necessariamente di certezze.
Già Sigmund Freud, seppur condizionato dal dualismo della cultura romantico-positivistica del tardo 800 e primo 900 che si affidava al dualismo scientifico e deterministico, aveva teorizzato il principio dl piacere e principio della realtà.
La battaglia umana ed esistenziale dell’essere umano consisteva per S. Freud di mediare per permettere di elaborare una mediazione, insita nell’essere umano, tra piacere e dura realtà esterna.
Il compito educativo a questo proposito, spettava al padre, perché la società di allora era divisa in ruoli di prevalenza maschile e non femminile, tanto che oggi la denomineremmo nettamente maschilistica, seppur la donna godesse di grande importanza e rispetto, forse più di oggi in alcuni aspetti.
Oggi la psicosociologia della famiglia é molto cambiata.
A quei tempi il contatto con la realtà apparteneva all’uomo che lavorava e che doveva gestire le frustrazioni esterne derivanti dal lavoro e da tanto altro, mentre la madre era più a contatto del marito con l’interno della casa, con la dolcezza, tenerezza e amorevolezza con i quali atteggiamenti si rivolgeva alla cura dei figli.
Questo comportamento familiare non generava tanta illusione nei bambini, ma in qualche caso i messaggi inviati inconsciamente potevano essere ambigui e incoerenti, senza che il genitore s ne accorgesse.
La strange situation ideata dalla psicoanalista Mary Ainsworth, valutava lo stile di attaccamento e separazione del bambino alla e dallamadre che dovrebbe trovare una sua coerente dipendenza, fiducia e al tempo stesso autonomia, confidando in se stesso.
L’ansia materna può essere trasmessa inconsciamente in modo molto sofisticato, ma percepibile dal bambino e provocare disturbi anche somatici.
Doppi messaggi infarciti di promesse e illusioni, potrebbero esser inviati in buona fede da madre e padre e esprimere una contraddizione di coppia genitoriale, la cui immagine giunge pericolosa perchè sotto mentite spogli.
Alcune figlie o figli divenuti adulti si rivelano molto capaci di studiare e lavorare, ma ad un certo punto della loro vita sembra che scoprano di vivere una vita difficile e si bloccano sopraffatti da una sorta di depressione.
Che cosa sta succedendo?
Queste giovani donne e uomini senza saperlo hanno vissuto studiato e trovato il lavoro difficile, quindi si sono comportati egregiamente, ma in riferimento soltanto ai propri genitori interni. Non vivo per me , ma per loro!
I genitori interni certo derivano da quelli reali che hanno mantenuto nel rapporto con i figli una certa insolubile ambivalenza nel loro amore. In tal modo hanno impedito una elaborazione del distacco.
Hanno mantenuta l’ambiguità che impedisce la separazione verso una certa personale autonomia.
L’illusione é stato il mezzo inconsapevole per mantenere eternamente e virtualmente un legame con la famiglia senza futuro reale.
Sono sempre rimasta là, ma poi si accorgo che la realtà della vita é più complessa rispetto a quanto speravo e su cui mi sono illusa/o da certe promesse implicite.
Questa incoerenza se è stata percepita dai ragazzi, non consente la loro completa autonomia.
Io vivo per te, mi sacrifico per te, gioisco affinché tu gioisca.
Non so cosa significhi vivere per me stesso, non voglio tradire i miei genitori. Spesso non capisco cosa significhi amare una donna oppure un uomo. Si mi affeziono a lui o a lei, ma il mio amore per i miei genitori è certamente assai più preponderante.
Le persone che conosco sono interessanti, ma per lo più mi deludono e non sento di accettarle sino in fondo per poter costruire una vita con loro.
Sento che la mia vita con loro avviene attraverso una mia machera che da tempo ho indossato e che non riesco più a togliere.
Mi sentirei nuda o nudo!
Debbo fingere con i miei genitori, ma anche fingere con lui o con lei (fidanzati).
Il mio comportamento è a zig-zag. Sinceramente non so cosa voglio, cosa sto cercando …
Sento di illudermi continuamente perché non posso accettare di essere disillusa/o
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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