Il tatuaggio si diffonde sempre più in quasi tutte le culture occidentali come a contrassegnare una ricerca d’identitàda parte dei giovani e meno giovani.
Il tatuaggio offre sicurezza, aumenta l’autostima, perché si indossa come un gioiello o una sorta di vestito.
Il tatuaggio è per sempre: non si cancella più ciò che ha valore e questo simbolo, questa frase scritta sulla mia pelle mi caratterizzerà per sempre!
Oggi, con la globalizzazione, il tattooè diffuso in tutto il mondo. Può avere significati abbellenti il corpo, spesso spirituali, religiosi, impertinenti, trasgressivi, pornografici, politici.
Perché questo bisogno-desiderio di ricerca?
Perché a mio parere la nostra epoca rende anonimi molti giovani e di media età confondendoli all’interno di in una globalizzazione, in una sorta di Torre di Babelesulla quale non si parla più la stessa lingua di valori.
Sembra che molta gente cerchi di alfabetizzarsi in una sola lingua simbolica, di contraddistinguersi, di comunicare le proprie emozioni, ricorrendo ai metodi di stile autentico e tanto primordiale quanto e immediato: sono i graffiti sulla pelle e sui muri.
Personalmente, disapprovo il graffitismo vandalico, non certo quello artistico.
Il vandalismo attraverso l’insignificante bomboletta che scorre lungo muri anche pregiati e storici di qualunque edificio deteriora ad alti costi le città e deteriorare rappresenta una corsa al peggioramento e non offre che un circolo vizioso al negativo.
Charles Darwin nel 1872 in The expression of the emotions in Man and Animalsad un certo punto delle sue ricerche s’occupò dello studio delle emozioni attraverso i segnali del corpo.
Alcune emozioni come la rabbia, tristezza, felicità, sono uguali e condivise da tutti gli esseri umani in modo simile, indipendentemente dalle società alle quali appartengono.
Non è difficile comprendere come ci indichi già molto di una persona l’osservazione della postura del corpo, le espressioni del viso, il modo di vestire, lo stile della capigliatura lungo tutti i secoli, (lunghezza dei capelli, il loro colore, il disegnare la barba e i baffi, basette nell’uomo, la sensualità di una persona.
Attenti studi su questi stili e atteggiamenti rivelano molto di più di quanto possa già apparire a un normale spettatore.
Si potrebbe considerare pensando al tatuaggio, il corpo come sorta di teatro sul cui palcoscenico l’Ego recita tanti ruoli psicologici!?
L’Ego che come si sa, rappresenta una istanza metaforica che Freud utilizzò per descrivere l’istanza psichica che corrisponde al Sistema Nervoso Centrale, autonomo e automatico e indica l’essere protagonista nella vita: io sono, io esisto.
Come noto, il cervello è costituito da due emisferi funzionanti: il sinistro è più attivo nei ragionamenti e logicità e tutto quello che implica il rapporto logico con la realtà, mentre il destro è guidato da impulsi, emozioni e intuizioni.
Da un punto di vista neurologico però gli emisferi funzionano in modo incrociato: l’emisfero destro del cervello comanda la parte sinistra del corpo e viceversa. Pur in modo indipendente, entrambi gli emisferi si aiutano e compensano a vicenda durante l’attività umana.
Le espressioni del viso e del corpo in generale derivano da entrambi gli emisferi.
Il linguaggio del corpo è però anche costituito da azioni che tengono conto delle diverse culture, e occorre interpretare diversamente: il linguaggio considera anche l’evoluzione psicologica dell’essere umano.
Una donna o uomo anziano potrebbe sorridere, guardare osservare, e ascoltare chi sta parlando con una mimica facciale che si è modificata negli anni. La stereotipia dei tratti del viso non è più la stessa di anni prima nell’esprimere alcune tra le proprie emozioni.
Il tatuaggio invece funziona come un biglietto da visita di presentazione a ogni incontro umano per sempre.
Mai come oggi la comunicazione si è spostata sul corpo: i piercing,emettono vari messaggi di personalità.
Che dire dei selfie? In questo posto ci sono, e ci sono stato anch’io!
In origine, furono gli uomini delle caverne a usare il tattoo.
Il tatuaggio deriva da un preistorico costume di contrassegnare il proprio Sé corporeo attraverso incisioni irreversibili.
Con strumenti di pietra i nostri antenati immettevano sotto la cute pigmenti e sostanze coloranti, di origine naturale.
Nel diciottesimo secolo, in Polinesia il nome tattaw, significava colorare il corpo e aveva scopi religiosi, come se fosse una sorta di battesimo. Si pensi ai Maori in Nuova Zelanda.
I segni tatuati sul corpo possono comunicare messaggi simbolici, ma anche reali, nel senso che indicano l’interesse per qualcosa, l’amore per qualcuno, il proprio nome, uno status, un’ideologia ecc. Sono più o meno, visibili, ovviamente in base ai vestiti indossati.
Recentemente molte persone incidono messaggi scritti, pensieri filosofici colorati, non soltanto immagini.
Sono molte le persone giovani e meno giovani che negli ultimi anni incidono sul proprio corpo certi disegni (non sempre artistici), e che occupano aree sempre più vaste del corpo sino al total body, rivestimento intero. I giovani s’impadroniscono di un vestito colorato simbolico, giocoso, gioioso.
Per esempio, Brad Pitt si è fatto tatuare Otzi, la mummia di Similaun, l’uomo preistorico ritrovato più di 5000 anni fa in Alto Adige, al confine con l’Austria. Sul corpo della mummia furono incisi quasi 60 tatuaggi. Proprio lo studio di tali tatuaggi, in corrispondenza di punti sullo scheletro della mummia, ha però suggerito un fine più magico e curativo, quindi psicologico, suggestivo in senso lato, che poteva far parte di un rituale religioso.
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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