Ci sono alcuni cibi che si possono mangiare in Italia che sono considerati forti o per lo meno particolari per il loro sapore, (high intense and density taste).
Per fare un esempio, posso riferirmi alla bottarga, ricci di mare, ostriche e conchiglie varie, tipi di anguille, murene, vari tipi di caviale, rane, colatura di alici, acciughe salate, salsa di sardella, curcuma e tantissimi altri cibi artigianali e spezie selvatiche di particolare sapore, indiano e asiatico.
I vegani, vegetariani e alcuni animalisti, ovviamente non possono interessarsi al mio discorso.
Sono gusti comunque che non piacciono a tutti. Alcuni aborrono da quelli che considerano strani e avventurosi.
Alcune persone si sentono addirittura disgustati al solo nominare certi cibi tra quelli che io, per esempio, considero prelibatezze.
Il richiamo mentale al sapore riferito alle spezie, al peperoncino o all’aglio e la cipolla, a certe persone genera allontanamento e rivolta lo stomaco.
Questi stessi cibi, insaporiti con erbe aromatiche e profumi naturali, invece ad altre persone richiamano attrazione, un piacere che può derivare da varie ragioni.
I cibi in generale cucinati e proposti in mille modi – certo non possiamo citarli tutti – sono apprezzati per ragioni che coinvolgono le famiglie, la cultura di provenienza, e spesso si distinguono per via del loro sapore specifico.
Sono spesso associati ad una ricerca di avventura che da un punto di vista psicologico evoca curiosità di sperimentare sapori nuovi.
Questi gusti sollecitano una sorta di curiosità, che io paragono metaforicamente al gusto e alla curiosità avventurosa di Ulisse, personaggio leggendario, fiducioso in se stesso, che, ad esempio testardamente si fece legare dai compagni al palo maestro della nave per ascoltare il proibito e mortale canto delle sirene, tanto soave, quanto ingannatore.
Che dire del suo coraggio nel visitare l’isola dei Ciclopi per battersi in astuzia con Polifemo!
Assaporare da incosciente l’ospitalità della attraente maga Circe e conoscere il regno dei morti e altro pur per non fermarsi di fronte alle difficoltà intese come sfide anche verso gli dei, sempre pur di sperimentare e appagare la sua curiosità e rafforzare la sua stessa grandiosità.
Ci sono persone che al contrario amano cibi di sapore assai tenue, conditi al massimo con i latticini, o bolliti, oppure cucinati al vapore.
I condimenti quasi non esistono, eccetto il sale e alcuni latticini, burro, latte, panna, besciamella, formaggi leggerissimi, ecc.
Le spezie terrorizzano e al ristorante si assicurano che il cibo non sia cucinato con peperoncino, aglio, cipolla, chiodi di garofano, insomma nessun ingrediente che abbia sapore distinto e che caratterizzi una modalità di cucinare che non sia classicamente neutra.
Ad alcune persone poi non piace mangiare: fanno fatica a mandare giù attraverso il tubo digerente.
L’olio d’oliva extravergine non piace, a meno che sia insapore o di semi.
Si potrebbe pensare che queste persone fuggano ciò che può nuocere alla loro salute.
Chi soffre di stomaco, chi è celiaco, chi è diabetico oppure soffre di dislipidemia, chi è allergico a certi ingredienti o salse o cibi potenzialmente orticanti, chi soffre di pressione alta, è comprensibilmente autorizzato a rifuggire da certi cibi.
Ma il mio argomento non vuole riferirsi a queste persone che seguono e fanno il loro bene per quanto riguarda la loro salute.
Mi riferisco a persone che legittimamente evitano i sapori caratteristici.
I bambini, per ovvie ragioni di immaturità sensoriale delle papille gustative, riguardo al cibo prediligono i cibi caratterizzati dal gusto dolce e cremoso, evitano i sapori anche solo leggermente speziati, quelli appena più complessi quelli che si allontanano dal sapore del latte materno, nei quali cibi, prevalgono i latticini, la cioccolata, il miele e la marmellata in generale.
Con il tempo, il senso del gusto si evolverà in loro.
Certe persone adulte mantengono certi punti di riferimento nel gusto, negli odori, nelle sostanze.
Rifuggono ogni caratteristica che abbia un po’ di sapore.
In realtà a loro non piace niente o piace tutto purché il cibo emani un gusto e odore neutro, includendo il gusto dolciastro.
Il tempo dell’evoluzione del gusto si è fermato per sempre!
Che cosa significa evoluzione del gusto?
Il gusto si evolve con la crescita dell’organismo e della sua età.
Le esperienze psicologiche sono molto importanti. Cosa mangia la mamma, perché rifiuta di mangiare quel che al babbo piace tanto?
Certi bambini attraversano momenti di simpatia per uno o l’altro genitore e prediligono quel che mangia l’uno e non l’altro.
Si ostinano nel rifiutare un cibo per questioni di identificazione con l’uno, che fa sentire più forti e coraggiosi.
Influisce molto lo spirito imitativo oltre che l’identificazione.
Può essere che il cibo sia veicolo di dispetti, di opposizioni o faccia parte di un linguaggio all’interno della famiglia.
Ci sono poi altre persone che fanno parte del mondo del bambino e che possono influire nel formare un sapore, un particolare gusto grazie all’affetto al fascino.
Da bambino, ricordo che mi piacevano i fagioli all’uccelletto. Qualcuno mi chiese perché. Risposi perché li mangiava John Wayne nei vari film di caw boy.
Cosa mangiano all’asilo e a scuola i miei compagni? E perché sono privilegiati con particolari cibi?
Quanto contano i gusti regionali e delle specifiche città e paesi?
Naturalmente costituiscono una base dalla quale non si può prescindere.
Inoltre, le Regioni fanno parte di un Paese: in Italia si mangia la pasta condita in vari modi e la pizza. Pasta e pizza sono stati esportati nell’intero mondo, e fanno cultura, abitudini, modo di mangiare, stile di vita.
Certe persone rifuggono legittimamente il sapore di per se stesso!
E’ come se in alcuni di loro il senso del gusto non si fosse evoluto e si mantenesse come sempre, quando erano bambini.
Queste persone non amano i ristoranti e richiedono un particolare accudimento da parte di chi vive con loro al fine di essere protetti nell’evitare un cibo che considerano aggressivo e pericoloso per la loro sicurezza.
Il cibo forte scompensa qualche parte di loro!
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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