Batteri buoni mangiano il petrolio

Batteri buoni mangiano il petrolio

Abbiamo abbandonato definitivamente l’uso del carbone come combustibile massimamente inquinante, per fortuna!

L’alcanivorax borkumensi, è il nome di un tipo di batterio che si diffonde nell’habitat marino, che sembra che abbia il potere di assorbire il petrolio, quello che è stato versato dalle navi di trasporto nel mare.

Molti gravi incidenti inquinanti l’acqua marina, sono la causa di uccisioni di animali e di pesci nonché di danni all’ambiente che penalizzano l’uomo e i suoi progetti.

Si tratta di una scoperta assai fortunata già di alcuni anni or sono, che potrebbe intervenire in aiuto di questi disastri ambientali che vedono il petrolio rovinare l’ambiente nel quale defluisce il petrolio versato.

Gli scienziati hanno scoperto che questo microrganismo può rompere gli idrocarburi miscelati nel greggio, convertendoli in acidi grassi.

Questi acidi grassi sono poi assorbiti dalla membrana delle cellule.

Anche l’Oleispira antartica, che vive nelle acque gelide, avrebbe un potere simile, nel senso che sarebbe in grado di assorbire parzialmente il petrolio.

Alcuni di questi enzimi che sono stati isolati dal batterio, Alcanivorax, sembra che abbiano un potere di pulire campioni di suolo imbrattati di petrolio.

Se questi studi ottenessero maggior successo nello svelamento di certi meccanismi che permettono il funzionamento dell’assorbimento di tali batteri sarebbero impiegati automaticamente ogni qual volta ci sono disastri ambientali a causa del petrolio che si versa in mare.

Ogni qualvolta accade un incidente con il petrolio, la macchia, spesso enorme, di liquido pastoso e nero che si versa in mare è d’avvero sconcertante.

Purtroppo i Governi non riescono a rinunciare al petrolio, sebbene lentamente qualche passo avanti è sia stato fatto e favore dell’umanità.

Le energie alternative richiedono sempre l’uso di idrocarburi per produrre energia in sufficiente quantità per avviare tanti bisogni che richiedono energia elettrica: ancora siamo lontani dal progetto di rinunciare al petrolio.

Sono attive parecchie Centrali nucleari, ma non tutti i Paesi sono disposti a correre certi rischi specialmente in caso di guerre.

Le energie eoliche sono poche, richiedono spazio e vento, e sono più costose del previsto.

Le energie solari non sono applicabili così facilmente, riferito ai pannelli solari e impianti fitovoltatici. Qualche rischio ci sarebbe anche in questo caso.

Ma tali impianti sono costosi anche perché spesso i pannelli solari si rompono e vanno sostituiti e i costi non rassicurano affatto. Si temono in qualche caso anche incendi.

Le dighe che convogliano l’acqua per essere sfruttata nelle cascate e forza lavoro, a parte l’enorme costo, possono portare a disastri ambientali a causa di mal funzionamento o rotture i viadotti.

Ci sono in uso le energie idroelettriche dei moti ondosi del mare, ma le strutture adatte sono sempre indietro e costosel’energia geotermica è applicabile solo in certi territori.

Poi esiste l’energia ricavata dalla biomassa e biogas cioè anche il biodiesel, vedi olio di colza.

Energia marina, l’energia del moto ondoso e delle maree.

Forse le auto che sfruttano l’energia delle frenate dell’auto potrebbero migliorare l’inquinamento nelle strade?

Le energie elettromagnetiche sono sufficienti?

E’ inutile dire che il nostro pianeta è a rischio continuo per quanto riguarda l’andamento del clima sempre più inquinato e in balia dell’umidità in continuo aumento del calore/umidità, dei ghiacciai che si sciolgono, dell’acqua del mare che si scalda, delle piogge tropicali vicino a episodi metereologici equatoriali.

Penso che vivere in un pianeta in continua trasformazione, generi insicurezza e instabilità psicologica.

La regolarità delle stagioni, da che mondo è mondo abitato dall’uomo, ha garantito una tranquillità non sempre consapevole della quale ci accorgeremmo se venisse a mancare.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

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