L’Italia è tra i primi Paesi dove la burocrazia è in uso in eccesso

L’Italia è tra i primi Paesi dove la burocrazia è in uso in eccesso

L’odio verso la burocrazia deriva dal fatto che non solo si perde una quantità di tempo indescrivibile, con un costo individuale notevole, sia per la sottrazione del tempo dal lavoro, sottraendo i giorni prescelti di vacanza, sia per poter stare agli orari di disponibilità degli uffici, considerando anche per i costi delle carte da bollo, l’attenzione dei vari protocolli da seguire, nonché le impostazioni formali da tenere.

Molte persone, quelle benestanti come al solito, riescono a farsi sostituire in alcune azioni che richiederebbero la loro presenza fisica delegando il tutto.

Chi sostituisce sono segretarie o segretari che svolgono una vera sostituzione amministrativa, a volte anche con una firma sostitutiva da parte dei segretari e sicari.

La burocrazia di per sé vanta in Italia un’origine anche borbonica e serviva al controllo delle azioni dei cittadini.

Tutti gli Stati totalitari di regime comunque hanno abusato della burocrazia.

Certo in parte la burocrazia è una procedura necessaria per schedare e verificare certi atti sociali e amministrativi, seppur da anni si proceda con il consenso dell’auto-certificazione, sperando di permettere salti di passaggi non necessari per l’ottenimento di qualche richiesta lecita.

Il principio reciterebbe per legge: Sei creduto/a sino a prova contraria, per cui si dimostra invece che tu stia mentendo o ingannando le tue affermazioni.

Pare allora che l’affidabilità dei cittadini sia continuamente deludente e contraddetta dai fatti, visto che tale presupposto è praticamente decaduto: niente di quel che fa il cittadino senza controllo è dato per buono.

I moduli da riempire per qualunque atto sono cresciuti, le firme richieste e i soldi per ogni atto amministrativo sono aumentati e persino tassati sullo stesso pagamento previsto per l’atto amministrativo.

I costi sono alla fine decuplicati, come se tutto ciò fosse normale, perché – si dice – il costo della vita aumenta sempre, come se tale regola fosse da considerarsi una certezza insita nella regola: e spesso la gente ride sconsolata per le motivazioni assurde che giustificano le richieste di pagamento.

Da un punto di vista della criminologia è indubbio che le telecamere di avvistamento nelle strade invece di essere tolte per la privacy sono state aggiunte.

Sembra che questo controllo sia stato utile per beccare i criminali.

Ma in che Paese viviamo? In un Paese dove le diffidenze regnano sovrane?

I controlli aumentano automaticamente di anno in anno, di mese in mese, alla faccia della privacy?

Siamo convinti che se la burocrazia in certi settori diminuisse ne riceveranno un danno considerevole! O vale il principio secondo il quale: Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Si ma quanto spendiamo per questo iper-controllo?

Quanti sono i danni che la burocrazia produce direttamente indirettamente?

Dal personale controllore, alla burocrazia cartacea, alle telecamere, alle tessere con chip alle impronte digitali ai documenti in aggiornati?

C’è in Italia una cultura etica scadente per cui tutto che controlla ciò, non solo è necessario, ma addirittura insufficiente?

Tutto ciò costa ai cittadini stress ed aumenta la diffidenza come in un circolo vizioso!?

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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