Secondo lo psicoanalista tedesco Erik Erikson, negli anni 90, la fiducia di base nasce nel neonato con il sentire che il mondo è un posto buono dove egli può stare perché è ben accolto.
La madre innanzitutto e poi il padre e tutti coloro che compongono la famiglia e che imitano il comportamento della madre-famiglia contribuiscono a un profondo generato sentimento di sicurezza, fiducia, amore, ottimismo e protezione.
Molti psicoanalisti hanno potuto descrivere questo senso di Holding, contenimento di Reverie, come una profonda empatia di liberazioni di elementi ingombranti, Beta e informi, producendo una bonificazione e trasformazione di ciò che è indigeribile in elementi Alfa, propizi per la crescita sana e creativa.
La presentificazione della madre e di altri, parte della famiglia, non solo significa essere presenti ma consente di marcare la visione della vita.
Il corpo della madre, il suo profumo, le sue mani, Handling, che toccano e manipolano, il timbro delle sua voce che si fa sentire come distinguibile come unica, pre-sentifica il bambino, inseparabile come se stesse con lui per l’eterna esistenza di entrambi.
La madre è concreta, pragmatica, tecnica … gestisce ogni bisogno urgente del neonato: Il bambino con lei crea l’idea del Paradiso.
Ben lo descrive, Bleger J., in Simbiosi e ambiguità (Libreria Ed. Lauretana, Urbino 1992), con il concetto di nucleo agglutinato.
Dovremo trovare il medico, il chirurgo, lo psicoanalista, l’infermiera specializzata, l’architetto, l’ingegnere, l’avvocato, il meccanico, ecc., insieme a tante altre professioni per ritrovare e vedere questa madre primaria così come è stata percepita i primi tempi.
La madre è in grado di spiegare ogni cosa e di risolverla: le favole che la madre racconta al bambino fanno l’incantesimo, il magico, il sacro.
L’assenza di questa bonificazione, di assenza, di mancata presentificazione attraverso il contatto dei sensi, dell’indigesto, del buono e sacro, lascia il posto al persecutorio, paranoia primaria, al capro espiatorio di una situazione, di un contesto malvagio nel quale il bambino si percepisce piccolo e inglobabile dall’Orco…
Ritengo in particolare che il concetto sia molto utile a comprendere il rischio della presentificazione nel gruppo della dinamica relazione madre–bambino (gruppo-“nuovo”) dalla violenza insita nella rottura del rapporto.
La presentificazione sottolinea un concetto indicante la madre, che dal parto all’allattamento dirama il suo corpo ovunque diffondendolo nel bambino anche quando lei stessa come donna è assente materialmente.
La sicurezza e la fiducia che ne derivano, offrono un senso all’esistenza del bambino e all’adulto che verrà.
Dormire single, spesso non impedisce di sentirsi come se ci fosse qualcuno con noi, quel qualcuno che forse è mentalmente come residuo di una antica presentificazione materna o anche paterna al posto della madre.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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