Nasce in Francia, la città dell’amore, circa molti decenni or sono.
Recentemente a Bologna, alla Cineteca Lumiere, il film capolavoro di François Truffaut, con Jeanne Moreau, “Jules e Jim” torna in sala in versione restaurata e in lingua originale francese.
Il film però non ha a che fare con lo scambismo del qual parlerò ora, anche se la sua tematica me lo ha fatto venire in mente.
Mi sono domandato il perché.
Nel film la bravissima e affascinate attrice Jeanne Moreau, la donna regina che tutti gli uomini che le girano attorno desiderano, amano e vorrebbero essere da lei amati, anche se lei li ama e non li ama tutti, soffre se non si sente innamorata e soffre meno se gli altri la amano meno.
Amore, fascino, bisogno, eccitazione, autentico desiderio, ecc..
Ora come vedere lo scambio sessuale di coppia al di là di ogni morale?
Penso che la coppia durante la convivenza, con il passare del tempo, possa subire una riduzione di passione.
Allora se tu non mi ami vuol dire non mi desideri più!!! ed ecco che alcuni partner in molti casi s’allarmano tremendamente.
Il sesso è vita, il non sesso è considerato morte. Meglio la morte che il non sesso.
Penso che il modello che prevalga in alcune coppie sia nucleare e riproponga in maniera opaca quello antico tra madre e bambino, anche se spesso il bambino può contemporaneamente funzionare nelle situazioni pratiche come immagine di padre protettivo. Il bimbo che c’è in noi può essere, a tratti, anche un buon padre per la sua compagna.
Ma anche il nucleo materno che c’è nella donna sexy, nel senso anche di donna autonoma, penso possa funzionare a tratti come madre rassicurante verso il proprio compagno.
Succede che in qualche caso, per ragioni psicologiche profonde e antiche nella relazione, la coppia debordi un po’ e che questo porti ad assuefarsi a modelli funzionanti di comodo appagamento reciproco.
Con il tempo la situazione diventa ego-sintonica, cioè l’Ego tende a vedere nella compagna o compagno una parte di ciò che gli è sempre affettivamente mancato.
Insieme all’appagamento si può attivare qualche atteggiamento stereotipato, che sfocia inconsciamente nella noia.
I due partner rattristati si rispecchiano vicendevolmente l’un l’altro, forse troppo, e tale comportamento lascia spazio a una leggera noia che però è in crescita verso ciò che ha fatto loro sentire un’antica dipendenza, spesso soffocante.
Ritorna l’antica simbiosi, una certa fusione ego-sintonica con l’altro che, ahimè, azzera l’eccitazione, l’interesse e la libido.
Ecco che si va alla ricerca di differire.
Differire significa rimandare ad un tempo successivo per non essere riassorbiti dalla colla materna o paterna.
Molti partner non vorrebbe tradire, perché si sentono in colpa, ma non riescono a riconfermare se stessi come corpo e mente separata.
L’invenzione dello scambio di coppia sembra essere un’espediente di ricerca al fine di differire dall’idea possedere e/o essere totalmente posseduti come quando si è bambini.
Insomma, lavorare per avere di sé un’immagine sempre piuttosto autonoma, tridimensionale può servire a ridurre il rischio di sentirsi inglobati in un rapporto totalizzante.
In molti casi si cerca di vedere la persona che si ama nella posizione che altri estranei vedrebbero con altri occhi, per sentire ciò che vedevano in tal modo anche loro tempo prima.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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