Gli incubi non sono sogni

Gli incubi non sono sogni

Gli incubi non sono proprio sogni.

Il sonno è uno stato fisiologico della coscienza che consente una quasi totale provvisoria sospensione dei contatti sensoriali e motori che collegano l’organismo, e quindi il cervello, all’ambiente esterno.

Il sonno assomiglia ad un’attività di pensiero senza grammatica, senza sintassi, senza spazio né tempo. Il pensiero è appunto del tutto disordinato e strambo.

Tramite l’elettroencefalografo elettronico (EEG), vediamo che in stato di veglia il tracciato elettroencefalografico di una persona mostra un andamento attivo, rapido, con picchi a frequenza irregolare che si chiama ritmo beta e corrisponde a una desincronizzazione cerebrale. Questa situazione equivale simbolicamente ad uno spazio nel quale milioni di interlocutori biologici del tessuto cerebrale, le cellule neuroniche, sono divise in gruppetti, ognuno dei quali promuove una conversazione individuale, disordinata e psicodinamica.

Tale conversazione di personaggi di vario colore emotivo costituiscono il vissuto psichico dell’Ego.

Man a mano che passiamo dal rilassamento al dormiveglia, al sonno vero e proprio, vediamo che il tracciato dell’elettroencefalogramma si modifica gradualmente mostrando un andamento più lento: è la condizione della sincronizzazione cerebrale. Questa riflette uno stato di riposo.

La desincronizzazione trasmette molti messaggi differenti ed elabora simultaneamente molte informazioni.

Gli incubi e i brutti sogni possono influenzare il tono dell’umore per più di una giornata.

Gli studi sugli incubi ci dicono che i contenuti onirici riguardano più spesso fantasie negative e sono collegati ad ansia e tristezza, il 70% a tematiche angosciose e a paura, terrore a scontri e litigi caratterizzati da violenza e aggressività. Solamente il 18% di sogni è felice e gioioso.

Gli interlocutori, mostruosi uomini cattivi e ingannevoli, sono frequenti: in verità, come già accennato, gli incubi non sono propriamente sogni, seppur si servano della perdita dei contatti con il reale esterno. Sono immagini statiche e sfuocate, situazioni isolate, acute, che modificano l’omeostasi fisiologica del corpo.

Si verificano nel sonno profondo: è tipico dell’attività mentale durante il sonno sincronizzato.

Gli incubi sono istantanee, fatti di piccole scene che si approfittano del sonno per esplodere o per esprimere un pensiero ossessivo e ingombrante il proprio mondo interno. Non sono pensieri articolati, ma immagini cariche di emozioni che lasciano il soggetto del tutto impotente e soffocato dalla scena che ha il sopravvento.

Un sogno autentico si verifica durante il sonno desincronizzato. Gli incubi invece assumono prevalentemente la forma di intense sensazioni emotive che paralizzano in preda all’ansia, all’oppressione e al senso di soffocamento con palpitazioni.

Al risveglio, a causa della mancanza di vivide immagini, non si ricorda cosa esattamente terrorizzava, il ricordo di cosa è accaduto è confuso o più spesso assente. Si ricorda solo lo spavento.

Nell’incubo si ha l’impressione di essere stati travolti da un grave pericolo sconosciuto. Poiché il sonno profondo degli stadi 3 e 4 è più probabile che si verifichi all’inizio della nottata, generalmente durante la prima ora e mezzo.

Nell’incubo, che anche se sembra interminabile non dura più di cinque minuti, il risveglio è improvviso, la persona spalanca gli occhi, è agitatissima, in preda al panico, confusa, impaurita con evidenti reazioni somatiche come tremori, profusa sudorazione, accelerazione del battito cardiaco e dei ritmi respiratori. Di solito non ci si risveglia mai completamente e il soggetto si riaddormenta di nuovo.

Gli incubi sono frequenti nei bambini, insorge nella prima e seconda infanzia per poi quasi scomparire nell’adolescenza. La loro comparsa in età adulta e il loro persistere nel tempo sono legati a situazioni di vita stressanti e a problemi psicologici nella sfera affettiva, in particolare relativi alla mancanza di controllo dell’ansia e degli impulsi aggressivi, oppure sono dovute alla brusca interruzione di alcuni trattamenti farmacologici (come gli ipnoinducenti e stupefacenti).

Anche l’astinenza forzata da droghe, anfetamine e alcol può far insorgere la comparsa di incubi. La causa dell’incubo è sconosciuta, ma si tende ad attribuirla a un disturbo nel processo di risveglio dal sonno profondo.

Invece i sogni terrifici sono vere e proprie esperienze oniriche del sonno desincronizzato, o fase REM, e si verificano a notte inoltrata. Durano una quindicina di minuti e si ricordano meglio.

Sono i sogni che producono reazioni di spavento: di solito nelle scene oniriche il sognatore si trova ad essere attaccato, inseguito o affogato. I sogni terrifici, più o meno ricorrenti, segnalano la presenza di un problema psicologico che preme di essere risolto in modo adeguato.

I sogni terrifici dal punto di vista soggettivo non sono molto diversi dagli incubi, si distinguono da questi ultimi solo per la dinamica e la vividezza delle immagini, per la complessità degli eventi e per la minor intensità delle reazioni ansiose suscitate.

Gli incubi sono fenomeni rari mentre i sogni terrorizzanti sono molto comuni. Inoltre un’altra differenza è che i sogni terrifici, anche se ricorrenti, tendono a cambiare forma via via che l’individuo affronta i propri nuclei problematici nella vita, mentre gli incubi sono più ripetitivi, sicché si hanno le stesse immagini spaventose anche per anni, come la tipica figura nera ai piedi del letto o gli occhi che fissano.

In psicoanalisi non si bada a questi dettagli psicofisiologici, così incubi e sogni terrifici sono inclusi sotto la comune denominazione di sogni d’angoscia.

Per Freud i sogni d’angoscia sono il risultato di un fallimento del lavoro della censura: senza il camuffamento operato dalla censura, l’Ego si trova investito dai contenuti dell’inconscio.

Da un punto di vista neurologico, via via che procediamo dall’addormentamento al sonno passiamo da uno stato di desincronizzazione ad uno di sincronizzazione, seguendo un percorso in quattro stadi chiamati le fasi del sonno.

L’incubo, come già detto, sembra un contenuto emotivo che non può essere trattenuto e approfitta del sonno per farsi sentire.

Le caratteristiche normali del sonno, al di là dell’incubo, sono costituite da fasi.

Le fasi vanno dallo stadio 1 allo stadio 4 e l’intero ciclo che dura 1 ora e mezzo. I tempi dello Stadio 1 occupano all’incirca 7% del tempo di sonno globale, lo Stadio 2, che è la fase dell’addormentamento e del sonno leggero in cui l’individuo può svegliarsi facilmente, occupa il 50% del sonno caratterizzato dai fusi, spindles, sino alla comparsa delle onde theta, che caratterizzano lo Stadio 3.

In questo stadio vengono riferite fantasie simili a micro-sogni e onde più brevi e isolate chiamate anche complessi K. Il loro ricordo è sparso e confuso.

Il ritmo delta anticipa lo Stadio 3 che insieme alla Stadio 4, che ricopre il 20% del sonno totale, fà si che si entri nel sonno profondo, dove predomina un ulteriore forte rallentamento del tracciato con onde a bassa frequenza, ampie e lente, e il tono muscolare rallenta di molto.

L’ultimo stadio viene anche chiamato fase REM o sonno parossistico. Nel tracciato elettrico si vedono i movimenti rapidi degli occhi, Rapid Eyes Movements, che indicano un pensiero molto vivo.

Se il tono muscolare non fosse bassissimo, sembrerebbe che l’individuo fosse in stato di veglia.

Ci sono contrazioni muscolari spasmodiche e sussulti generalmente ricorrenti nella muscolatura dei piedi e delle mani, fenomeni che si chiamano mioclonie muscolari, accelerazione del battitocardiaco, aumento dei ritmi respiratori, del consumo di ossigeno cerebrale e del flusso sanguigno negli strati esterni degli emisferi cerebrali.

Tale fase di sonno con sogni occupa il 23% del tempo complessivo del sonno.

Un orologio biologico interno determina un’alternanza di fasi di sincronizzazione e desincronizzazione, secondo un certo ritmo e una durata.

L’attivazione del tronco encefalico funziona come un generatore di segnali che raggiungendo il cervello produce immagini, sensazioni ed emozioni in modo del tutto casuale. Questi dati interni, caotici e disparati, vengono integrati dalle regioni superiori degli emisferi e da altre aree del cervello che presiedono alle facoltà mnestiche: la memoria fa una sintesi fra le informazioni bizzarre e slegate da cui viene bombardata e quelle immagazzinate negli archivi cerebrali.

Il sogno sarebbe il risultato finale di questo processo di sintesi nel quale i dati casuali derivati dall’attivazione richiamano gli elementi più adeguati possibili presenti nelle esperienze memorizzate dell’individuo.

L’incubo invece raccoglie paure e desideri per farli esplodere all’insaputa dell’anestetico sonno.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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