Sino a non molti anni fa si considerava che la vita umana avesse una lunghezza che poteva misurarsi in tre fasi.
Potremmo dire che le prime due rappresentavano le fasi della giovinezza. La prima era tipica dell’infanzia, adolescenza ed età giovanile. Esisteva il giovane adulto, pur maturo, ma sempre giovane. In altre parole, si contava dalla nascita a 55 anni. Da quell’età in poi si passava alla terza età che comprendeva l’anzianità (55-70) e la vecchiaia dai 70 anni in poi.
Shakespeare nella sua opera Come vi piace, atto II, racconta la crescita dall’infanzia sino a quella che il grande poeta definisce della seconda infanzia, ossia la morte.
In particolare fu Simone De Beauvoir che con il suo libro la Terza età descrisse, abilissima scrittrice nell’integrare varie informazioni dalla biologia e dalla medicina con quelle psicologiche e filosofiche, ricavando una descrizione utilissima e originale che ottenne grande successo di lettori.
La terza età è considerata l’età del decadimento, un periodo che le persone dovrebbero ostacolare con la consapevolezza, senza lasciarsi avvolgere dalla depressione.
Ma a quei tempi la vita umana aveva una durata media più bassa rispetto a quella di oggi.
Le persone fortunate riuscivano a raggiungere gli ottant’anni.
Nel 2020 si conta che i tempi si saranno allungati di almeno 10 ani e che non saranno pochi i centenari che vivranno in buono stato di salute nel mondo.
I gerontologi sono ottimisti. A 70 anni si potrebbe svolgere le stesse attività di cinquant’anni.
I progressi della medicina e della tecnologia medicale sono stati notevoli, anche se purtroppo molte neoplasie carcinomatose e malattie nervose degenerative non sono state per nulla sconfitte.
La vita sana e l’igiene consapevole ha fornito contributi apprezzabili alla salute e al suo allungamento.
Considerando questi progressi biologici e psicologici di conseguenza, pur con qualche illusione, propongo di dividere virtualmente l’esistenza degli esseri umani in 7 fasi.
Si ponno considerare i primi 12 anni, che sono ancora tempi sognanti, toccati dai primi stimoli sessuali durante i quali ci sono grandi aspettative dalla vita, anche se non sempre ce ne ricordiamo.
La seconda fase dovrebbe considerare sino ai 26 anni, e include la maggiore età, il massimo dell’arricchimento culturale, per esempio laurearsi o aver fatto scelte di alto livello culturale o professionale. E’ una fase durante la quale la mente diventa tanto creativa quanto vitale e matura.
La vita affettiva è molto importante perché normalmente è in atto, o già iniziata da alcuni anni, ma diventa più importante perché è anche in atto una separazione dalla famiglia d’origine e vari tentativi di elaborare una propria identità differenziata e differita. L’idea di condividere bisogni, desideri con un partner è parte del processo vitale.
Responsabilità e scelte definitive si creano attorno ai 30 anni, che potremmo considerare la terza fase sino ai 45 anni. Si tratta di un periodo che suppone scelte definitive e assai importanti.
Spesso nel matrimonio, se avviene, ci sono figli e importanti decisioni nel mondo del lavoro.
Le scelte possono essere state indovinate e ben ponderate, ma anche fallimentari quali per esempio il divorzio.
Nella quarta fase si raggiungono i 58 anni.
Sono anni importanti, di domande esistenziali di qualche piccolo possibile acciacco fisico e quindi si considera che non simo immortali; può esserci una nuova vita affettiva, un nuovo matrimonio, a volte con successo, altre senza. Inoltre, è questa l’età in cui ci si domanda chi siamo e dove stiamo andando, e cosa possiamo fare per noi stessi per correggere eventuali errori e per migliorare alcune parti di noi…
Tra i 58 anni e i 70, alla quinta fase, siamo all’incirca al senso dell’esistenza, che viene rimesso parzialmente in discussione perché si sente che l’invecchiamento è alle porte. Si è di solito in pensione, ma la pensione non piace a tutti e molti desiderano iniziare forse un po’ illusoriamente una nuova vita.
Si tratta spesso di un periodo di alta tensione, a volte dopo un divorzio, i genitori vengono definitivamente a mancare, la salute potrebbe essere precaria e si tirano le somme della propria vita facendo un bilancio, che può determinare anche profonde crisi. Si può sentire una profonda solitudine.
La sesta fase vede gli ottant’anni e oltre.
In questa fase il declino fisico è evidente e bisogna gestirlo con grande intelligenza. Sapersi risparmiare, ma anche tenersi attivi e in forma fisica e mentale.
La saggezza dovrebbe essere arrivata al massimo livello e si spera che le debolezze del corpo non invalidino il resto di se stessi, ma spesso è questa l’età in cui si raccolgono i successi degli investimenti degli anni precedenti, i risultati di una vita, soprattutto lavorativa.
In questi anni il bilancio del senso di una vita vissuta si fa forte e si è già diventati molto riflessivi. Qualcuno cerca di intraprendere gli ultimi viaggi esotici se è ben accompagnato e si sente in grado di fronteggiare novità e alternative.
E’ chiaro che si è più rigidi di un tempo e molto più fragili.
Dagli 85 anni sino a chissà quando si entra nella ultima e settima fase della vita e, se si è fortunati, si è ancora lucidi e in grado di svolgere attività che danno qualche soddisfazione.
Il corpo non è sofferente e la motilità ancora esiste. Si gode molto del passato fortunato.
Conta, se si raggiunge questa età non prevista, molto la costituzione bio-fisiologica e come si è investito nel passato sulla propria salute! Auguri
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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