La noia è un sentimento che ricorre spesso nella vita umana anche quotidiana.
Alcune persone non si accorgono di annoiarsi perché la loro noia, appena è percepita, viene rifuggita automaticamente reagendo e occupandosi di attività che riempiono psicologicamente il senso di vuoto e di inutilità che pesa in loro.
Noi tutti possiamo annoiarci, per esempio, mettendoci in lunghe file agli sportelli degli uffici pubblici, assistendo a programmi televisivi o a film non graditi, ascoltando persone monotone, di fronte alla incredibile burocrazia italiana.
Ma la noia intesa come taedium vitae è differente.
Può in molti casi essere considerata una patologia.
E’ come se una persona a tratti cadesse e ricadesse in una grande buca vuota dalla quale non riuscisse ad uscire e si sentisse costretta e intrappolata.
Certe persone che ne soffrono sentono impotenza, smarrimento, non trovano la motivazione per andare avanti.
La domanda che si fanno è: per chi debbo lottare? Che senso ha quel che ho fatto e perchè dovrei continuare a farlo? Tutto è sempre lo stesso, stereotipato, monotono e grigio.
Da dove viene questa sorta di angosciosa malinconia, di senso di inutilità, di demotivazione, di sfiducia?
Mi sembra che sia prevalente in queste persone una forte disillusione.
C’è in tali sofferenze un mondo di sogni che con il tempo è stato tradito, deluso.
La nostra mente, d’accordo con la letteratura psicoanalitica attuale, funziona secondo un sistema intimamente gruppale.
Significa che il nostro vissuto del mondo deriva da personaggi interiorizzati, da interlocutori che in realtà sono emozioni, fantasie, pensieri costruiti da una complessa integrazione di incontri ed esperienziali del passato.
I messaggi integrati tra loro derivano non solo dalla famiglia, ma da spostamenti di illusioni estesi ad altre persone che sono poi state deludenti anche lavorando a livello inconscio.
Inoltre molte persone fortemente annoiate hanno vissuto e agito, a seguito delle aspettative di altri che presumibilmente potrebbero essere stati i genitori o insegnanti, amici con più esperienza, comportatandosi virtuosamente migliorando la loro posizione professionale.
Hanno vissuto inconsciamente seguendo questi punti di riferimento più o meno autorevoli e in qualche modo sembra che abbiano seguito la carriera scolastica superando esami e ostacoli sino ad aver raggiunto un certo successo.
Nel loro mondo interiore facevano equivalere la felicità, la soddisfazione con il sacrificio convinto ottenuto dall’impegno investito su quanto hanno fatto.
Invece, da quel momento di realizzazione di una parte di Sé, di un certo loro successo nelle cose pratiche, ormai oltre i 40 anni in media, cadono nella buca della noia, dentro a un vuoto.
Si sentono smarriti sapendo che quasi sicuramente vivranno ancora una lunga vita senza scopo e senza senso.
Queste persone sentono se stessi per la prima volta, scoprono che non hanno appagato i loro autentici desideri del Self, ma solo il bisogno urgente di essere approvati dagli altri.
Non sanno cosa fare …
Qualcuno vorrebbe rivolgersi per un aiuto professionale, visto che le amicizie ripetono gli stessi concetti che lodano la positività di quel che loro sono, dicendo che non capiscono perché lamentarsi, ma sono talmente annoiati che non hanno fiducia in niente e pensano che sia tutto inutile …
Sarebbe meglio forzarsi a uscire dalla passività dal proprio involontario narcisismo, dal perfezionismo che era la chiave della loro illusione onnipotente, un po’ per alcuni fatta di sogni e di magia.
Se il mondo non appare colorato, forse si può attivamente colorare sdoganando le proprie passioni nascoste o latenti delle quali sembrano vergognarsi perchè nel rilevarle potrebbero apparire stupide e non grandiose come avrebbero voluto.
Un aiuto professionale potrebbe essere importante purchè le aspettative non siano di delegare tutto all’altro.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
__________________________________________
E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...