I nutrizionisti sostengono che si dovrebbe mangiare ad orari relativamente fissi, come un tempo, e seguire le abitudini dell’organismo già intraprese.
Però sarebbe molto meglio che: la colazione fosse regale, il pranzo principesco e la cena dovrebbe essere quella di un poveraccio.
Quel che si mangia alla mattina se ci su alza presto, la colazione per intenderci, dovrebbe essere discreta e non povera.
Zuccheri e carboidrati, cioè ancora zuccheri che vengono spesi in fretta perché l’attività cerebrale e fisica consuma energia velocemente e difficilmente s’accumulano zuccheri e grassi pesanti, mentre con il procedere della giornata, entro le tre del pomeriggio, sarebbe indicato ridurre gradatamente l’ingestione di cibo, specialmente nella sua quantità.
Verso sera noi abbiamo bisogno di poca energia ricavata dal cibo a meno che non sia previsto che si rimanga svegli ad oltranza o per lavoro o per divertimento.
Ma le abitudini nel corso degli anni sono molto cambiate.
Donne e uomini delle nuove generazioni tendono a mangiare poco durante il giorno, se non a saltare addirittura il pranzo o la seconda colazione, come un tempo si chiamava secondo lo stile inglese del lunch.
Dopo aver mangiato normalmente, un piccolo sonno potrebbe rallentare l’attività che si sta svolgendo e per questo motivo alcune persone preferiscono non mangiare affatto: saltare il pasto suona a loro come l’atteggiamento migliore per concentrare sulla cena sia i desideri sociali che l’alimentazione con lo scopo anche di dimagrire complessivamente.
A tutto si fa l’abitudine, ma sappiamo non essere pienamente corretto da un punto di vista della salute, a meno che la prima colazione non sia stata particolarmente abbondante.
Alcune persone pensano di dimagrire eliminando completamente alcuni nutrienti.
Saltare la colazione o il pranzo invece genera alcuni inconvenienti.
Debolezza, giramenti di testa, senso di mancamenti e rallentamento dell’organismo in generale: le ghiandole surrenali secernano allora molto più cortisolo che serve solo ad aumentare lo stress e il nervosismo.
L’aumento dell’ormone cortisolo stimola il bisogno di mangiare, se non di divorare carboidrati, ossia zuccheri che a lungo andare, aumentano il bisogno dell’intervento di insulina che regola il metabolismo del glucosio.
Tutto ciò fa ingrassare e non dimagrire e, con il tempo, il diabete potrebbe avvicinarsi alle porte di casa.
Abbassare l’insulina farebbe dimagrire, ma se si mangia solo di sera, invece potrebbe aumentare.
Molta verdura, poca frutta e sufficienti proteine distribuite durante il giorno non penalizzano nessuno.
Mi sono domandato se l’abitudine sempre più assidua di spostare in avanti gli orari dei pasti non abbia solo come cause il tentativo di non farsi venire sonno dopo il pranzo, di credere di dimagrire per aver mangiato meno, di raccontarsi di non avere tempo per mangiare o prepararsi cucinando il pasto, di essere in viaggio, di ingannare lo stomaco, ecc., ma nasconda anche in alcune persone anche una certa ribellione che alcuni si trascinano dietro sin dall’inizio del nascere delle costrittive abitudini familiari o anche istituzionali come gli asili, colonie estive o i collegi.
Alcuni genitori ed educatori giustamente insistono affinché la famiglia, più o meno numerosa, si riunisca con tutti i commensali a tavola alla stessa ora e spesso costringe i ragazzi, a volte solo bambini, di cibarsi di quei cibi che piacciono agli adulti, oppure che facciano bene ai bambini.
Mangia che ti fa bene, finisci quel che c’è nel piatto! imperativo categorico che la voce del padre o della madre spesso emettono a tavola.
Questa sollecitazione per alcuni è vissuta come un’oppressione.
Mangiare quando l’adulto ha fame ad ore sempre diverse può far sentire liberi e arbitri della propria vita giornaliera.
Il pranzo per la verità – dicono gli esperti – non deve diventare un pranzo e cena.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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