L’amore non implica potere, né possesso dell’altro, si desidera solo essere corrisposti.
Penso che in realtà l’amore derivi dalla mancanza di una sorta di povertà interiore umana che conduce proprio al desiderio dell’altro per alimentare ricchezza interiore e ad aprire nuove visioni positive del mondo.
Quindi a mio parere l’amore nasce da un bisogno biologico, e leggermente delirante seppur positivo, sia affettivo, sia sessuale per diventare, quando è possibile, desiderio convinto.
Il desiderio è un sentimento che implica una coscienza di Sé ed è più completo e ricco del bisogno che è maggiormente pulsionale, incerto, immaturo, incompleto.
La relazione materna implica che la madre sia attenta ai reali bisogni del bambino più che essere completamente appagante, nel senso di saturante ad ogni suo bisogno.
La soddisfazione anche relativa e non completamente satura del bambino gli permette la crescita in modo sufficientemente sano.
Tale soddisfazione è in continuo movimento e i bisogni dell’adolescente e dell’adulto si rinnovano dinamicamente a seconda delle varie epoche dello sviluppo. Le epoche vanno intese in modo soggettivo e non ovviamente in senso storico, e sono connesse con un’atmosfera psicologica e affettiva, con costumi sociali, musiche, ecc..
Le epoche principali si possono riassumere nel periodo dell’allattamento, della scolarizzazione primaria e poi secondaria, che coincide con la pubertà e genitalità successiva.
Segue poi l’epoca dell’organizzazione nelle quali le persone si orientano per progettare la propria qualità di vita. Questa avviene tramite la scelta individuale della futura attività che soggettivamente consente la migliore qualità di vita, conciliando anche la sicurezza economica.
Nell’epoca della scelta di vita ci si orienta verso la coppia o verso la vita da singol, la prima implica anche il desiderio di avere figli o meno.
L’esistenza non può trascurare, sempre se tutto funziona bene, che ci siano periodi imprevedibili di stress.
Con il passare degli anni, si giunge comunque alle epoche della terza e quarta età che includono le coscienze del termine della vita, anch’essa assai stressante.
Tutte queste epoche sono di per sé irrequiete, possono destabilizzare l’individuo sul piano emotivo e portare a orientamenti sostitutivi anche confusivi tra le possibili scelte.
La razionalizzazione è un valido meccanismo di difesa che offre garanzia di una certa prevedibilità per mezzo delle causa ad effetto e della capacità organizzativa delle cose, ma non offre verità come si crede comunemente.
Tale meccanismo é protettivo e rasicurativo e contiene emozioni spontanee che potrebbero condurre l’individuo a sfociare nella follia.
Il sentimento del possesso dell’altro è innaturale, cioè delirante, perché fa riferimento a un mancato superamento dell’epoca della separazione dalla madre dopo l’allattamento; si tratta di una separazione simbolica nel senso che è dovuta alla buona crescita e al processo di indipendenza e in seguito dell’autonomia interiore delle persone, nonché delle loro identità e la costruzione di un mondo interno popolato gradatamente da modelli psico-emotivi – cioè da unità sintetiche emotive di vario colore, che generano in modo progressivo lo psichismo del quale parlava S. Freud.
Le emozioni si traducono in voci inconsce delle quali l’Ego, (io sono, io esisto, io sono razionale, io ho potere) si serve per orientarsi sul fare cosa e tutte insieme costituiscono il vissuto.
Il vissuto suggerisce direttamente le scelte e gli orientamenti, gli stessi sogni infatti creano fantasie inconsce, idee creative, pensiero cosciente, ecc..
Le scelte saranno maggiormente adeguate al soggetto quanto più i modelli assorbiti nella loro continua emotiva integrazione nel tempo si riveleranno soddisfacenti e coerenti alle basi dell’ apprendimento emotivo basale che si svolge inconsciamente non oltre i primi tre anni di vita.
L’individuo raggiunta l’autonomia minimale non ha bisogno, né desiderio, di possedere la persona di cui si innamora. Non ha bisogno di ciò, perchè desidera solo essere corrisposto!
La sua stessa autonomia gli permette di identificarsi con l’altro che è appunto altro da Sé, come lui stesso soggetto desidera altrettanto il riconoscimento di esistere come altro: possedere significa infatti, inglobare o essere inglobati. Ma ciò significa da un punto di vista psichico trovarsi, cioè vivere se stessi ancora in fase primaria di allattamento.
In realtà si possiede solo gli oggetti e poi nemmeno tanto questi, se accettiamo di prestarli o permettiamo agli altri di usarli o ancora in senso commerciale di venderli, come ho pensato e scritto nell’altro post.
Per quanto riguarda la gelosia d’amore che si manifesta a volte oltre limite, considerando sempre la sua natura delirante, si può giungere pericolosamente alla patologia del delirio di possesso.
Un’altra causa che spiega la gelosia riguarda l’Edipo situazione che scoprì Freud nel bambino: si manifesta dai 3 ai 5 anni, e rivela come la gelosia del bimbo nel suo vissuto verso il padre che si appropria della madre.
La bambina rivela la propria inconscia gelosia verso la madre quando vive come lei si appropri del padre.
In realta, come sappiamo, tali amori riguardano funzioni differetenti dell’uomo e della donna che sono a questo punto anche genitori.
Ma nella nostra Società attuale in crisi familiare, l’età gamma dai tre a cinque anni postulati da Freud, rappresentano a mio parere un’età ottimistica: vediamo dilatarsi la metafora di Edipo sino a doverla ahimè stimarla senza limite.
Quindi ci sono a mio parere spunti per comprendere il delirio dei femminicidi. Questo potrebbe anche far apparire il perché la pena carceraria non sia sufficiente a ridurre socialmente i crimini
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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