L’intelligenza cognitiva per Freud si costituisce in modo irreversibile a 6 anni, inclusa la risonanza emotiva, mentre le neuroscienze oggi affermano che in particolare le qualità emotive e mentali basali si strutturino molto prima, cioè entro primi 3 anni e in modo irreversibile.
Condividere la stessa lunghezza d’onda significa esattamente il contrario di ciò che significa la dissonanza emotiva.
La sintonia emozionale genera l’attivazione armonica di una sorta di osmosi con l’altro.
L’osmosi influenza reciprocamente psicologicamente gli individui con contiguità nell’ambito culturale, nella compenetrazione di scambio tra idee e atteggiamenti.
Significa quindi che si è creato un sentire che riduce le sovrastrutture inutili e forse anche dannose per le relazioni nelle quali invece si giunge rapidamente alla concretezza dei messaggi e dei meta-messaggi.
L’intelligenza emotiva QE non contrasta quelle cognitiva QI: in molti casi i quozienti emotivi e cognitivi si rinforzano a vicenda, in altri casi per niente.
Gli ingegneri, i matematici, i fisici sembrano pre-disposti a funzionare meglio a livello cognitivo nel senso di apprendere velocemente le connessioni logiche come se l’emisfero sinistro del nostro cervello fosse più forte o allenato.
Le consulenze degli psicologi del lavoro che si prestano oggi alle aziend,e valutano le capacità lavorative di un aspirante al lavoro professionale maggiormente se il quoziente emozionale brilla insieme a quello cognitivo.
Sono premiati nei test l’introspezione emotiva, la sensibilità nell’identificarsi con l’altro la consapevolezza di sé, la gestione di sé, la consapevolezza sociale e gestione delle relazioni.
Si può immaginare che, al di là di specifiche competenze tecniche imprescindibili, l’atteggiamento sensibile in senso umano ed emotivo nel mettersi nei panni dell’altro sia importante per un miglioramento complessivo del lavoro creativo e per produrre nuovi disegni per nuovi rivoluzionari programmi
Al di là del mondo aziendale, risulta comunque che le caratteristiche positive degli individui con un alto quoziente di intelligenza emotiva, sia in ogni ambito relazionale assai importante: da quello familiare a quello lavorativo, garantiscono una qualità della vita invidiabile proprio sul piano della produzione, del benessere e della salute.
Come nella musica un rapporto a due, per esempio, può dar vita a un potenziamento della relazione di risonanza o di dissonanza, ove per risonanza si intende la capacità da parte dei soggetti di cogliere la propagazione di stimoli sensoriali connessi con i neurormoni: questi aumentano le potenzialità umane interiori verso ogni forma di specifica arte creativa.
Ci rendiamo sempre più conto di come tutto questo dipenda dal nostro cervello emotivo.
Il sistema limbico, la sede dei nostri centri emozionali, in cui l’amigdala (che controlla l’emozione della paura e dialoga tra le sue due parti) ha un ruolo di mediatore centrale, è infatti un circuito aperto e può subire sempre un contagio emotivo.
Gli affetti che si scatenano in noi stessi improvvisamente ai primi incontri sono ampliati anche grazie ai neuroni specchio situati nella circonvoluzione frontale inferiore e nel lobo parietale inferiore.
Si è potuto osservare da un punto di vista neurologico che i neuroni specchio sollecitati opportunamente attivano la sollecitazione di altri neuroni specchio presenti in un altro individuo, cioè accade che è come se specchio di questi neuroni richiamasse con il suo riflesso altri specchi compatibili.
Insomma per certi versi nella comunicazione umana sana non possiamo rimanere indifferenti alle emozioni dell’altro. La patologia che invece evidenzia l’indifferenza emotiva si chiama alessetimia.
Questo disturbo si manifesta come se il mondo emotivo, introspettivo, di rispecchiamento del sensoriale, di risonanza delle immagini interiori e delle identificazioni proiettive e introiettive fosse arrugginito.
C’è un modo per aumentare le possibilità di risonanza?
Oggi sappiamo che è possibile: si tratta di allenare e coltivare la nostra intelligenza emotiva, e cioè l’empatia.
L’empatia, che come disposizione primaria si forma entro i tre anni, riguarda la capacità di decodificare il livello non verbale dei contatti attraverso le espressioni del viso, dei gesti, dei movimenti corporei dei gesti apparenti insignificanti come tossire, grattarsi la testa, la pelle, soffiarsi il naso improvvisamente, piegarsi ad un tic nervoso, lacrimare, ecc..
Dove possiamo aiutare i bambini affetti da scarsa emotività, povertà delle rappresentazioni, indifferenti, privi insomma di vitalità, disattenti alla vita, apatici?
In famiglia, nei centri specializzati, nelle scuole.
La mancanza della risonanza emotiva provoca seri danni perché genera quell’apatia psichica per cui dare un calcio al bambino o a un poliziotto è sentito allo stesso modo, cioè come nulla e indifferente.
Penso che la funzione razionale della mente non ci insegni alcuna verità, ma piuttosto, come diceva Freud, sia un meccanismo psichico di difesa che vada annoverato come tale insieme a tanti altri.
Certo è un codice difensivo, utile al riconoscimento e organizzazione delle cose reali, insegna che cosa sia la causa lineare, quando è riconoscibile, e l’effetto degli eventi, ma consente anche di creare uno spazio psichico, un setting interno, nel quale emozioni e sentimenti possono essere protagonisti.
Ma a provare emozioni, dobbiamo essere educati!
Pensiamo allora se questa educazione ai sentimenti e al saper emotivamente identificarsi nelle sofferenze venisse sottovalutata, se a scuola si insegnasse solo ad apprendere contenuti e non a sensibilizzarsi di fronte ai fatti umani.
Ricordo che in prima elementare la maestra leggeva alla fine della lezione Pinocchio e in terza elementare il maestro ci leggeva I Promessi Sposi.
La lettura era in entrambi casi passionale, ricordo che le sfumature psicologiche venivano fatte ben notare dai maestri!
Oggi rileggendo questi romanzi mi commuovo: forse nostalgia, forse un rimpianto. Molte punti mi avevano toccato!
Quando da ormai parecchi anni, sentiamo attraverso le cronache che giovani bulli, sia direttamente che cyber, danneggiano persone, loro compagni di scuola che si manifestano come deboli e che alcuni di essi arrivano persino al suicidio, ci domandiamo che tipo di sensibilità umana questi bulli abbiano acquisito.
E che dire dei diffusi crimini riguardo al maltrattamento delle donne, al mobbing, alle violenze carnali, stupri, femminicidio, e tanto altro?
Di quale capacità di sentire e distinzione umana sono muniti i bulli!
Loro sono indifferenti come gli antichi romani che nei grandi circi godevano alla vista delle torture degli schiavi e dei cristiani divertendosi e ridendo.
La politica italiana ci offre sempre buoni esempi di nepotismo. Il ricatto è l’arma di molti mafiosi che uccidono.
I bulli esibiscono il loro falso potere anche fisico, perché sono in gruppo e sono più forti fisicamente, prendono in giro ridicolizzando il compagno, svalorizzandolo fino a farlo sentire una pulce, in qualche caso sino a istigarlo al suicidio a causa della rabbia che fa sorgere in lui o lei.
I bulli sporcano le strade e devastano con i graffiti i muri delle città!
Il bullismo ci riporta a un mondo che affonda le sue radice nella storia primitiva.
Perché le emozioni vengono confusamente e direttamente tradotte in atti impulsivi?
Perché è minata alla radice la capacità di distinguere i sentimenti.
Oggi, come ho già scritto altrove, ci fanno conoscere giovani che non riescono a sentire se stessi se non in modo compulsivo, si agisce per appagare bisogni urgenti che in realtà non si ricordano come attraverso una percezione di Sé che suona dentro, ma come roba priva di senso.
Tu senti di essere al mondo in quanto consumi, in quanto appaghi urgentemente il vuoto e la noia che si sono create in te e che assomigliano a un buco che bisogna chiudere e saturare immediatamente. Ma anche: tu conti se manifesti un’identità vincente, se sei forte anche sopraffacendo gli altri.
Questa fantasia si compenetra con la filosofia dell’uomo machista, sul modello del padre padrone, sul sessismo forte, sul nonnismo nato nelle caserme, nelle prigioni, in alcuni vecchi collegi nei quali l’educazione faceva sperimentare che i ragazzi furbi non subiscono mai alcuna sgridata, o punizione per la loro indisciplinatezza, dove l’autorevolezza dei valori si confronta con la trasgressione come in un gioco a scacchi dove l’indisciplinato fa sempre scacco matto.
I bulli sono notoriamente ragazzi frustrati che però peggiorano la loro e la situazione della società.
Credono nel mondo onnipotente, virtuale, magico.
Il graffito in sé nasce nella preistoria degli uomini che vivevano nelle caverne e che necessitavano di comunicare attraverso incisioni indicanti messaggi pratici.
I ragazzi adolescenti vandalici oggi che producono graffiti in grande quantità usando bombolette con vernice indelebile e non solo, imbrattano pareti delle case come fossero lavagne da riempire di scarabocchi e tagging, sporcano portoni di case anche storiche, monumenti, ma anche serrande, vetrine, vari anfratti della città.
Non basta investire nella Scuola in generale, occorre che la Scuola sia di qualità.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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