L’anoressica nervosa è in aumento ed è un disturbo relazionale potenzialmente molto grave che implica anche il decesso.
Per comprendere la patologia delle anoressiche, ancora superiori in numero rispetto ai maschi, in aumento anche loro, occorre tentare di avvicinarsi alla psico-dinamica inconscia che si svolge nelle fantasie, protagoniste del mondo interiore.
La fantasia di morte, e non del morire come vedremo, offre alle anoressiche un senso di enorme potere e di fascino.
Il pensiero inconscio sulla morte appare come una rivincita sul senso di impotenza che l’anoressica sperimenta e che la annienta nella sua identità già molto fragile.
Il problema di base che vivono le anoressiche consiste nel vissuto secondo il quale le fa apparire non visibili al mondo.
Questo vissuto è per l’anoressica insopportabile e il potere di controllare la propria vita/morte rappresenta l’unica rivincita e l’unica speranza di riscatto sulla propria identità e visibilità.
Perché l’anoressica nervosa progetta di dimagrire sino a pesare quel minimo che la fa scivolare verso una sopravvivenza peraltro non tanto certa?
Si tratta di un attacco al proprio corpo del quale lei appunto sente di essere l’unica proprietaria.
L’anoressica quindi può usare in modo onnipotente il proprio corpo come se fosse il suo unico potere e così come vuole perché nessuno può impedirle di controllare ciò che gli altri non vedono, cioè se stessa.
In cosa consiste il disturbo relazionale della anoressica, cioè verso chi è rivolto il suo disperato messaggio?
Si tratta comprensibilmente della sua famiglia, nel suo insieme, poiché la madre e padre sono all’origine della sua vita i primi interlocutori presenti.
La famiglia nel suo insieme però non è minimamente colpevole, perché il comportamento dei genitori è in genere normale e i sentimenti sono espressi con amore verso la figlia e in assoluta buona fede.
Cosa può avvenire nelle relazioni tra madre, padre e figlia, o figlio?
Un esempio che spesso può spiegare ciò che accade riguarda i genitori ricchi di amore, ma anche possessivi.
Tale forma di possesso può essere vissuta e sentita dalla potenziale anoressica come mancanza di riconoscimento dei propri bisogni infantili e adolescenziali.
Spesso i genitori al contrario sono troppo desiderosi di avere questa figlia, ma la sintonia con lei si svolge su piani psichici sfasati.
L’amore dei genitori si esprime come se la ragazza fosse una creatura eletta: tali sentimenti potrebbero a lei apparire molto alti e ispirati a un’iper protezione perfetta tanto grande che la ragazza, investita da tale affetto, non si sente in grado di e come restituire.
La ragazza pertanto può far proprio il modello che sottosta il senso di protettività perfezionistica e così può accadere che non si senta in grado di raggiungere una siffatta perfezione, impegno e sacrificio offerto da parte dei genitori.
La categoria perfezione allora diventa per l’anoressica un modello da seguire sine qua non in modo assoluto, generando un senso di colpa assai pernicioso.
L’anoressica in fase pre-adolescenziale e adolescenziale può sentirsi quindi inadeguata e sviluppare un enorme senso di indegnità proiettato all’esterno sino a vivere se stessa come non vista e non accettata nella sua interezza.
L’identità della ragazza entra in crisi e a questo punto nasce in lei, oltre a una depressione severa, un delirio del corpo, cioè il bisogno di usare il proprio corpo come uno strumento di potere, denutrendolo e punendolo, al fine di riuscire a costruire un proprio senso di esistere.
La ragazza anoressica è ora regista del proprio corpo che deve essere esile e magro, più di tutti gli altri corpi femminili.
Nutrendosi sempre meno l’idea della morte è presente nell’anoressica, ma non ancora l’idea di morire.
Morte e morire sono vissuti differentemente. La morte può essere vissuta astrattamente, mentre il morire è un pensiero più concreto.
Quando la magrezza patologica è massima, il pensiero di morire si concretizza d’avvero e così l’anoressica si spaventa e decide di salvarsi e pertanto accetta la collaborazione dei medici e dei familiari, ma non sempre le riesce di salvarsi.
Purtroppo spesso le complicazioni a causa delle infezioni che si possono impadronire del suo corpo, a causa del basso funzionamento del sistema immunitario, hanno supremazia su di lei.
Un altro esempio che può spiegare il vissuto dell’anoressica per quanto riguarda l’ideale perfezionistico, si verifica quando i genitori sono persone di alto rango, assai riconosciute socialmente come supreme.
Spesso uno dei due, o entrambi, sono personaggi di alto livello culturale con ruolo di scienziati, o comunque professioni importanti, professori universitari, benemeriti, ecc..
Il rigore morale ed etico, il livello elevato del comportamento di questi genitori trasmette alla ragazza un senso di inadeguatezza che non le permette di sentire la propria identità di adolescente in grado di essere riconosciuta da queste alte figure genitoriali.
Un’aureola di narcisismo che circola nella casa invece di stimolare la ragazza al meglio, come nell’aspettativa dei genitori, ne deprime la sua personalità.
Gli eventi depressivi proseguono nel senso dinamico di come ho tentato di descriverla nelle righe antecedenti.
Nascono in lei bisogni narcisistici e perfezionistici che tormentano la ragazza che si percepisce non abbastanza bella come la madre (che potrebbe esserlo d’avvero) o il padre affascinante e premiato dalla società per i suoi invidiabili successi e per la sua posizione dorata.
Essendo i genitori irraggiungibili la ragazza si auto disprezza perché si considera deludente verso di loro.
Immagina che genitori si aspettino una figlia pari al loro livello di perfezione.
Ecco che scattano i meccanismi deliranti secondo i quali il corpo della ragazza è inconsciamente da lei usato come unico strumento di potere affliggendolo con il digiuno o martoriandolo con la nutrizione masochistica.
Come salvarla?
Non appena ci si accorge (in famiglia o a scuola) che è nei ragazzi tale inizio di malattia dai primi sintomi perfezionistici che investono l’alimentazione occorre rivolgersi a una Struttura Pubblica indicata dal medico di famiglia.
Lo stesso medico può conoscere e inviare a Centri specialistici per l’Anoressia e Bulimia Nervosa.
L’accoglienza dei Centri è già importante per questi ragazzi e la cura sarà importante nel modo in cui sarà professionalmente adeguato.
Gli stessi Centri potrebbero inviare a specialisti che si occupano di psicoterapia dell’anoressia e bulimia nervosa.
La psicoterapia ad orientamento psicoanalitico ad hoc potrebbe rivelarsi assai risolutiva perché si adegua alle fantasie inconsce e al mondo interno dei pazienti.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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