Quando penso alla furbizia mi viene in mente da un lato la Volpe dall’altro Ulisse.
Anche la napoletainetà e la romanità è nella tradizione storica italiana considerata furbesca. I personaggi rappresentati da Totò e Alberto Sordi sono capolavori del nostro cinema.
Ulisse, nell’Iliade di Omero, rappresenta il modello ideale dell’uomo greco, e il suo lungo viaggio di ritorno a Itaca appare teatro di virtù dell’eroe greco che non smentisce se stesso nei suoi atti tanto coraggiosi quanto astuti.
Lo scopo finale del viaggio di Ulisse, anche troppo procrastinato, è quella di raggiungere la fedele moglie Penelope e i suoi cari, in primis Telemaco.
Prima di ritornare alla sua isola di Itaca, durante la cui navigazione, Ulisse compie azioni avventurose, coprendosi di gloria e in ultimo la strategia del Cavallo di Troia sembra confermare l’uomo dotato anche di grande astuzia. Grazie alla sua idea creativa i greci distrussero Troia dopo essere entrati nella città per mezzo dell’inganno del Cavallo.
In questo viaggio epico si evidenzia come Ulisse sia un uomo mortale: egli figlio di Laerte, re di Itaca, e di Anticlea, sembra possedere le caratteristiche che lo fanno assomigliare a un dio, o meglio al modello greco per eccellenza.
L’astuzia di Ulisse si vede nella grotta di Polifemo, quando astutamente riesce ad aubriacare il ciclope che cade addormentato e poi gli brucia con i compagni l’unico occhio con un bastone infuocato. Ulisse poi riesca far fuggire i compagni, e se stesso per ultimo, sotto la pancia delle pecore di Polifemo ormai cieco. Infine quando gli altri ciclopi, al lamento del ciclope ferito e ingannato, gli chiedono se qualcuno gli avesse fatto del male, Polifemo risponde Nessuno!! Perchè Nessuno era il nome che si era dato Ulisse con astuzia dentro la grotta.
Ulisse è anche un personaggio molto curioso e non rinuncia ad ascoltare il canto delle sirene pur escogitando il metodo che lo blocca al palo della nave mentre lo ascolta.
Si nota che la curiosità, la conoscenza e il sapere sono virtù di un uomo intelligente che non è solo astuto.
La passione di Ulisse la vediamo con la maga Circe dalla quale si fa tenere in piacevole ostaggio per molto tempo, ma la sua fedeltà alla vita terrena e in particolare alla famiglia e a Penelope vince sulla dea Circe rifiutando persino il dono offertogli da lei dell’immortalità.
Direi quindi che l’astuzia sia una dote che faccia trasparire nella figura di Ulisse la caratteristica della sua intelligenza modulata sulla passione, sulla gloria e sull’etica.
Sappiamo oggi che l’intelligenza ( emisfero dstro) può essere distinta in:
- linguistica, che è oratoria, come una particolare abilità nell’utilizzare un vocabolario ricco, esteso, chiaro e piacevole del quale si avvalgono tutti coloro che sono occupati nel comunicare con arte.
- Conosciamo l’intelligenza logico-matematica (emisfero cerebrale sinistro), dei cui si avvalgono gli scienziati e tecnici delle scienze esatte e di ingegneria, pensiero deduttivo.
Un elevato sviluppo del pensiero logico e deduttivo permette di ricordare con maggior facilità simboli, formule, mappe mentali, schemi e catene logiche di elementi. Ne sono avvantaggiati solitamente gli scienziati, ma anche chi si occupa di tecnologia e di ingegneria.
- C’è in noi l’intelligenza che permette di orientarsi nel tempo e lo spazio (emisfero sinistro), considerata l’intelligenza degli astronauti.
- Poi conosciamo l’intelligenza mnestica e della memora visiva (emisfero destro).
- L’intelligenza creativa (emisfero destro), che implica un’alta capacità di memorizzazione visiva, fantasia nell’immaginazione e introspezione. Se ne avvantaggiano gli artisti, pittori e scultori soprattutto, ma anche gli architetti e gli esploratori.
- Possiamo avvantaggiarci di una intelligenza musicale (emisfero destro) che riguarda i musicisti creativi e i cantanti.
- Infine di una intelligenza cinestesica il cui equilibrio è consentito dal cervelletto che favorisce gli sportivi, ma anche la manualità di certi artigiani.
Insomma Ulisse rappresenta certo l’astuzia, ma anche l’intelligenza, doti che nel personaggio sono ben integrate.
La furbizia come astuzia nasce in Ulisse come intelligenza strategica per risolvere determinati problemi (problem-solving).
L’accezione negativa che si attribuisce storicamente e culturalmente alla furbizia riguarda un concetto di povertà.
Penso che la furbizia in fondo derivi dalla mancanza, che si collochi in un posizione sociale povera dalla quale si stacchi dal regno dell’intelligenza con cui si potrebbe anche considerare inizialmente fusa e declini verso un polo di furbizia che piano piano si riveli disonesta.
Insomma la disonestà inizia con l’estrema povertà e diminuisce mano a mano che si raggiunge la ricchezza.
Il bisogno di esistere al mondo, sino a ottenere qualcosa di concreto su cui contare, fonda il bisogno acuto di arrangiarsi.
Luciano De Crescenzo fece la descrizione dello scugnizzo napoletano, eponimo della furbizia nazionale. Purtroppo in Italia il furbo ha la meglio. Si dice anche che una persona stupida sia una persona che causa danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sè o addirittura una perdita. Peccato perchè le leggi e le regole non sono solo giuste, ma anche convenienti. Rispettarle e farle rispettare produce maggior benessere e maggiore certezza del diritto e quindi minori incertezze che ostacolano nel fare impresa.
Roberto Gervaso: Stupidi si è per natura, furbi si può diventare per necessità.
Qualcuno ha anche detto: È più facile che sia furbo un povero cretino che un intelligente.
E altri: … l’intelligente si interessa al problema della produzione della ricchezza. Il furbo soprattutto a quello della distribuzione.
Giuseppe Prezzolini diceva: L’Italia è una Repubblica democratica fondata sulla furbizia.
Tiziano Terzani: L’intelligente trova il modo migliore di fare un lavoro, il furbo il modo migliore di fartelo fare.
Lisandro scriveva: Quando la pelle del leone non basta, è il momento di cucirsi addosso quella della volpe.
Totò e Alberto Sordi sono la nostra Italia degli anni 50 agli anni 80.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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