In medicina occorre alleanza tra medico e paziente e tutti sappiamo che questa alleanza, significa collaborazione del paziente per favorire la stessa cura del medico. Implicitamente il medico si esprime comunicando: collabori, cioè mi aiuti a aiutarla bene per guarirla. Naturalmente questa alleanza diventa importante ed é necessario richiederla quando l’intervento del medico implica molta pazienza nello stile di vita o nel sopportare le cure.
Il nemico in tal caso è la malattia in tutte le sue manifestazioni patologiche.
In psicoterapia esiste una certa analogia, ma il meccanismo può essere molto più complicato: si tratta di differenziare gli aspetti psichici più profondi e magari inconsci, dalla personalità adulta e cosciente del paziente. Il paziente cosciente che si presenta alla cura dovrebbe collaborare e quindi allearsi con lo psicoterapeuta per curare quella parte di sé meno conosciuta ad entrambi.
Quindi la parte cosciente del paziente e il medico dovrebbero essere alleati per curare psico-dinamiche del paziente stesso che si non si conoscono ancora. La difficoltà consiste nel fatto che il paziente potrebbe non collaborare, non perché non voglia a livello cosciente, ma perché non riesce liberarsi nel senso di elaborare il passato e quindi di integrare ciò che vorrebbe, con certe dinamiche psichiche che non egli non conosce e che prendono nella relazione il sopravvento suo malgrado.
La relazione psicoterapeutica stessa quindi deve essere considerata come oggetto della cura stessa perché diventa parte importante del processo psicoterapeutico: questo va gestito dal professionista nel suo insieme di relazione dinamiche sia coscienti sia non-coscienti.
L’alleanza anche se difficile da rispettare, rimane valida ovviamente all’interno del patto formale, ma nelle coppia terapeutica, sta ad entrambi gli attori riuscire a crearla significativa e forte nella sostanza. Tanto più questa alleanza sarà autentica, forte e chiara, tanto più si potrà vedere che il nemico in realtà non c’è più.
Di un’altra presunta e difficile alleanza potremmo considerare : quella che riguarda padre e figlio, madre e figlia..
La relazione si base però su presupposti diversi. Ma prendiamo in considerazione la prima.
Le posizioni tra i due soggetti maschi sono collocate sin dall’inizio a diverso livello.
Qualora il padre annulli la dimensione verticale della gerarchia per privilegiare quella orizzontale della collaborazione, si potrebbe creare un rapporto paritario con il figlio: così facendo, potrebbe scomparire la posizione nella quale esercitare la paternità. Il padre si trasformerebbe in ex padre e grande amico del figlio, senza tener conto che, nella relazione il ruolo del padre, essendo annullato, condurrebbe a conseguenze molto conflittuali nella loro relazione.
La parità farebbe scivolare padre e figlio in un conflitto perché senza Autorità alcuna perché non ci sarebbe alcuna mediazione nel rapporto. I padri si trasformerebbero in figli anche loro e potrebbero diventare competitivi nei confronti dei figli stessi.
Molte madri si lamentano perché in famiglia il soggetto che dà più problemi è il marito, il quale come un figlio chiede alla moglie più di quanto i figli chiedono, entrando addirittura in competizione con essi.
Le alleanze più semplici da realizzare e che uniscono molto sono quelle che hanno un interesse comune.
Le alleanze commerciali, industriali, ideologiche e infine politiche,
L’Europa è una confraternita di Stati che come le varie Confederazioni, e Unioni del mondo geopolitico che son tante come Stati uniti, United Kindom, avrebbero interesse a collaborare.
LIMES per esempio, era un progetto geopolitico, destinato a produrre uno Stato europeo, perché non è avvenuto? Il clima politico forse non permetteva quel salto in avanti.
Le discussioni su una politica di difesa comune contro un nemico comune si erano fermate su progetti minimalisti, bilaterali, di cooperazione. In politica estera, le divisioni sul Medio Oriente o sull’influenza americana nel nostro continente erano evidenti.
Per un alleanza dell’Europa, come sappiamo, a suo tempo, era sembrato che l’aspetto monetario fosse il più affrontabile, perché tecnicamente appariva, e evidentemente è stato con molti sforzi possibile.
Sembrava o forse ci siamo illusi che l’euro avesse creato in Europa una vera alleanza, cioè vero patto di stabilità?
Ma non si può vivere con un due + due= 4 ? Occorre flessibilità !
In pochi anni invece mi sembra che le dinamiche europee degli Stati siano diventate troppo difensive, troppo paurose di perdere qualcosa di proprio.
C’è troppo egoismo e grossolaneità nelle mentalità della gente europea: c’è bisogno di curare le paure ancestrali e infantili, forse populiste?
Nel caso della attuale situazione, non vorrei che avvenisse quello che avviene in questo momento in alcune delle famiglie, quando stanno troppo strette, in un appartamento piccolo: sintomi di un’arrestabile sofferenza portata all’esplosione. Il virus fa pressione su tutti gli Stati devastandoli in parte e la Salute chiede in fondo denaro perché Salute per la gente è anche guarigione dell’Economia disastrata.
Siamo tutti stretti in una morsa da ogni punto di vista. La solidarietà non è soltanto frutto di identificazione con l’altro che solleva humanitas.
L’alleanza oltre all’humanitas, in questo nostro caso europeo, è anche Necessità e Convenienza di collaborare per l’interesse di tutti. Non si guarisce dal virus, se non tutti insieme, è il caso che l’Europa si guardi attorno e avanti e si faccia coraggio.
Non so se saranno altri Stati a desiderare di aiutare l’Europa o i suoi singoli Paesi o forse noi come Paesi d’ Europa a aiutare paradossalmente gli Stati Uniti, ecc.
L’albania ha già fatto un ben indirizzato primo passo verso l’Italia.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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