Stare in casa sembra una punizione: qual’é la colpa?
Il senso di colpa è una sensazione di ansia e angoscia che una persona prova per essersi comportati in modo tale da infliggere all’altro, o altri, una sorta di danno. Può essere un gesto all’origine voluto, ma considerato dallo stesso soggetto esagerato nel suo esito e, a maggior ragione se evidenziato anche da altri, genera appunto colpa.
La colpa può essere esplicita e cosciente, ma anche soprattutto inconscia.
Freud nel Disagio di una Civiltà del 1929, descrive il Super-Ego come un’istanza severa e spesso sadica perché genera un’angoscia dalla quale gli esseri umani si liberano difficilmente. Non è come quando c’è un dittatore – scrive Freud – che la popolazione può trovare la forza e la libertà di ribellarsi, perché l’oppressore è visibile, con il Super-Ego essendo inconscio, c’è poco da trattare.
Dopo Freud la cultura è andata poco a poco nella direzione di sollevare le persone dal rigore della colpa, e ha incoraggiato la cultura di andare verso la spontaneità delle azioni.
Le rivoluzioni studentesche politiche del 68/69, ideologicamente sostenute dal filosofo Herbert Marcuse e da da Jean Paul Sartre, e quelle successive, potrebbero anche derivare dal desiderio di un diritto psicologico di ribellarsi a un dittatore interiore e riconosciuto solo all’esterno. Il fine psicologico, oltre che naturalmente politico, riguarda la degnità di esistere in una Società che ti vede e ti riconosce nella tua libertà.
Il senso di colpa è stato visto come tarlo dell’autostima che demolisce anche la fiducia di base.
Il ribellarsi poteva anche significare, da un punto di vita psicologico, oltre che ovviamente politico, esistere: affermare cioè la possibilità di sentirsi attivi nella Società sovranista, invece che temere di essere considerati indegni e prigionieri.
La colpa per la Chiesa è sempre stata considerata connaturata nella natura umana ed è impressa, nel peccato originario, dal male. Bisogna sempre confessarla ed espiarla.
Penso che gli interlocutori funzionanti nel mondo interno, quelli che Freud intendeva attivi nell’apparato psichico strutturale (1923), siano pochi.
L’Ego – il padrone di casa, il protagonista, io sono – per non indebolirsi deve gestire bene tre istanze: le pulsioni biologiche dell’Es, normative sociali e difficoltà contingenti della realtà esterna e pressioni morali del Super-Ego.
L’Ego per Freud ,al fine di essere padrone in casa propria, deve gestire al meglio le pressioni dei sopra citati tre interlocutori, personaggi che risuonano costantemente al suo interno.
Penso che i personaggi che ci parlano al nostro interno siano più numerosi di questi tre indicati da Freud.
Penso che il numero corrisponda a quello delle emozioni che noi muoviamo e sentiamo.
La psicoterapia psicoanalitica mira a disintossicare la persona da elementi psichici del passato, importanti per il singolo, ma arrugginiti nel suo vissuto.
Sono forse rappresentazioni inconsce che ingombrano il mondo interiore e che lo appesantiscono infiammandolo di angosce inutili. Lo scopo finale della cura consiste nel rendere la persona più libera ed autonoma, cosciente di Sé.
Certo che la confessione e il perdono rispondono a un altro tipo di pensiero, che di fatto risiede nella dipendenza da Dio, dato che tale remissione dovrebbe liberare dal peccato, dalla colpa e dal male.
Comunque se vogliamo, per comodità sociale, distinguere il male dal bene dobbiamo anche accettare che c’è bene e male in questa terra.
Nella società lungo la storia dell’umanità i valori cambiano da sempre e continuamente per cui è difficile distinguere se sia bene e male quel che accade. Questa considerazione complica la valutazione del senso di colpa.
Per esempio, si dice che mangiar troppo fa sentire in colpa perché si ingrassa.
Ma siamo tanto sicuri che si tratti di colpa? Forse di disistima di Sé perché non si è capaci di resistere di fronte a una torta dolce!
Oppure, la masturbazione fa sentire in colpa perché il confessore dice che non debbo commettere atti impuri, né far fantasie erotiche: ma non potrebbe essere che mi vergogno perché sono solo/a e nessuno mi vuole e mi ama? In tal caso sono indegno di essere amato/a.
Quanto in passato, anche remoto, l’educazione nei collegi gestiti da preti, all’oratorio, nelle file dei boyscout, nei corsi di dottrina cattolica, l’educazione ha condizionato i ragazzi per sciocchezze preconcette?
Molte infrazioni alla morale cattolica venivano condannate non facendo sentire abbastanza responsabili i giovani protagonisti, ritardando anche la loro maturazione psicosociale?
Se infatti ti senti sempre accompagnato da un giudizio esterno, inconsciamente immagini di essere sempre super-condotto e in fondo protetto come quando eri bambino. Le mamme italiane sono spesso iperprotettive e ossessionate dai pericoli che potrebbero danneggiare i loro bambini.
I bambini poi cercano di trasgredire per godere di un po’ di libertà condizionata, ma sono certi di contare, sempre inconsciamente, sulla solita infinita e spesso inutile protezione.
Certo che i bambini debbono essere protetti fino a che ne hanno bisogno, ma la libertà di sperimentare che il fuoco brucia non dovrebbe essere troppo ritardata.
Ma quando la protezione è inutile? Forse non sarebbe difficile saperlo.
In questo periodo del virus, ci avviciniamo alla fase 2 secondo la quale il governo ha stabilito di concedere una ripresa all’economia, consentendo un’apertura, e quindi la possibilità di uscire da casa, alla maggior parte delle persone che lavorano.
E’ importantissimo ribadire che le uscite debbono essere accompagnate da un’enorme prudenza: distanziamento sociale in primis, più di un metro, indossare le mascherine, possibilmente P2, attenzione a ciò che si tocca, e lavaggio delle mani, il più frequentemente possibile.
Puntualmente molte persone protestano, sostenendo che l’apertura sia prematura, anche se il virus in questi giorni non circola.
Per quale motivo ?
Perché le stesse persone che protestano, per prime, pensano che non si possono fidare degli stessi concittadini, nonostante gli italiani, dopo tutto, nel complesso siano stati sufficientemente prudenti e da ormai due mesi chiusi in casa.
In effetti alcuni degli italiani si ribellano perché stanno veramente male chiusi in casa, specialmente se gli spazi sono ristretti. C’è anche poi la relativa minoranza di homeless e di clochard che vive perennemente per la strada, perché la casa non ce l’ha e poi dichiara di non sopportare di stare chiusa in un posto.
Comunque è vero che una minoranza di italiani trasgredisce appena può nell’uscire da casa.
Si comportano come bambini: se possono fare i furbetti, ne approfittano.
Perché?
C’è nella popolazione confusione per quanto riguarda l’etica sociale.
In passato c’è stata troppa repressione della libertà senza osservare il senso che oggi vediamo.
Oggigiorno molte persone purtroppo buttano via il bambino con l’acqua sporca.
Appena sentono una costrizione su se stessi, reagiscono esageratamente sentendosi repressi, non vedendo che il contenimento sociale è una sorta di cura.
L’educazione non può essere completa senza una figura paterna.
Nel 1963, Alexander Mitscherlich, medico e psicoanalista tedesco scrisse Verso una società senza padre, testo che mi sembra più che mai oggi attuale dopo quasi sessant’anni.
Sta di fatto, che molti giovani ancora vivono profondamente senza accorgersene l’antica punizione.
Certo che se questo contenimento è portato troppo avanti per comprensibile prudenza, per chi ha bisogno di lavorare per sopravvivere la punizione sembra definitivamente vera.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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