Bisogna riconoscere che in certi casi evitare di rispondere al telefono può riguardare un bisogno psicpatologico connesso con il Self grandiose secondo anche lo psicoanalista Heinz Kohut. Il Self grandiose riguarda un meccanismo di difesa psichica.
Molto comunamente, come ho già scritto, si evita d rispondere al telefono alle persone amiche le quali sono riconosciute in cosa chiederebbero con la loro telefonata alquanto frequente, e chi riceve si prefigge di richiamare e di sentirsi in seguito in un momento più adatto.
Spesso molte persone evitano di rispondere alle telefonate perché sono prese da impegni mentali che si considerano più importanti di quanto i messaggi contenuti dalle telefonate in arrivo preannuncino: inutile ribadire che le telefonate dei consiglieri per nuovi acquisti e per nuove occasioni hanno spesso saturato in buona parte i bisogni e gli interess del mercato.
I loro mandanti sono per molte persone considerati scocciatori.
I Call-Center, fatti di giovani che ahimè hanno bisogno di lavorare, producono telefonate svolte per mezzo di tentativi di approccio ingrati al fine di accedere consapevolmente e di disturbare l’eventuale cliente per vendergli qualcosa: gli emettenti quasi sempre frustrati, si nascondono per mezzo di numeri telefonici esteri, sempre diversi, oppure sconosciuti per ottenere intanto una risposta, sperando di attrarre la curiosità dell’eventuale cliente che chissà cosa si aspetta dalle chiamate misteriose.
Ma a parte questo, c’è una categoria di persone che non rispondono quasi mai al telefono, se non a poche persone per motivi di effettivo riconosciuto interesse pratico che riguardano situazioni importanti e concrete di chi sta chiamando.
La risposta è dovuta quindi alla immaginata importanza di un potenziale contenuto che è insito nel messaggio di chi telefona. Esempio salute e affari.
Se mi telefona Caio, il medico, vuol dire che mi annuncia qualcosa di importante circa la salute di mia madre, padre o altro del genere.
Ma se mi telefona Tizio mi fa piacere che mi cerchi, ma ora non gli rispondo.
Vale anche per Gaio, Marco, Sempronio, Tiberio, Aurelia, Licinia, Cornelia, Cassia, Valeria, ecc..
Cosa significa questa astensione dal rispondere al telefono?
Essere chiamati al telefono significa essere conosciuti, importanti, ricercati, esistenti?
Ma questa importanza si può accrescere, se si rifiuta la chiamata!
…. signorina, dica a Tizio che sono in riunione, lo richiamerò, oppure dica che sono occupato, oppure che non ci sono e sono fuori sede!…
Al di là del reale, a quanta gente tali risposte ridondono inconsciamente e suonano bene all’interessato?
Il messaggio inconscio consiste nel comunicarti inconsciamente che sei cercato, che non sei solo e tanto meno abbandonato. Tu, se vorrai, potrai chiamarli, richiamarli, ma potrai anche snobbarli…
Certo che alle lamentale di chi non sente di essere richiamato, si oppone, scusa mi sono dimenticato tante le cose che debbo completare, avevo il telefono scarico, dimenticato a casa, era rotto, me lo hanno rubato… !!!
Ma questo scenario si ripete sempre.
Il protagonista di questi rifiuti telefonici, spesso si domanda anche come mai accada ciò sempre a lui, ma non sa darsi risposte. I motivi sono inconsci e lui non può riconoscerli perché egli è ego-sintonico con se stesso. Egli si comporta così perché é ancora egocentrico… ma, l’egocentrismo è il risultato di un antico bisogno primario che ancora agisce dentro di noi, senza che lo possiamo riconoscere.
Questo sintomo, soltanto quando la causa andrebbe ricercata in quanto ho scritto, potrebbe essere doppiato da sintomi che riguardano il ritardo agli appuntamenti.
I ritardi agli appuntamenti possono essere costanti, anche abbastanza importanti, ma se sono ripetuti e continui, in assenza di una spiegazione sensata, fanno pensare a una causa nucleare.
La causa potrebbe riguardare lo stesso bisogno inconscio di essere aspettati come un bisogno difensivo primario, che afferma il senso di Sé alla base ancora parzialmente difettoso.
Se mi aspettano conto molto, comunque non poco.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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