Buongiorno Dottore, mi chiamo Irene, ho letto un suo articolo sul blog di tempo fa sui figli di genitori separati. Anch’io ho mi trovo nella stessa situazione descritta, con una figlia, Federica, di quasi 2 anni e ho lasciato il padre circa 1 anno e mezzo fa. Io vorrei chiederle se il fatto che io e il mio ex marito viviamo in due abitazioni diverse possa o meno destabilizzare mia figlia in qualche modo e se sarebbe meglio, e nel caso, lei potrebbe suggerire determinati atteggiamenti al fine di aiutarla in un qualche modo.
Mia figlia oggi ancora non parla come del resto anche le sue coetanee e mi chiedo se la colpa sia dovuta a questa situazione di separazione o se sia invece il risultato di una mie ansie.
Risposta
Non penso che la distanza dovuta ai due appartamenti nei quali vivono i genitori separati possa essere il problema per la piccola, ma piuttosto possa diventarlo il come tale distanza sia vissuta dai genitori nella comunicazione verso la bimba.
Pertanto dopo la separazione è sempre da preferire, piuttosto che mantenere un brutto clima in famiglia, proporre al piccolo messaggi che propongono un’unità integrata della coppia familiare, seppur i due genitori vivano separati a distanza.
Ai bambini, specialmente quando sono così piccoli, interessa sentire che la coppia è integrata nelle sue due parti e che queste comunicano bene tra loro, indipendentemente dalla distanza materiale.
Il modo migliore consiste nel proporsi in modo naturale come se i genitori fossero quasi come prima del divorzio, sempre insieme anche se in modo diverso.
Certo non intendo dire che la distanza sia insignificante per i bambini, ma un atteggiamento corretto e sereno può compensare una sensazione di rottura.
Si perché è la rottura che i bambini possono percepire come se fosse una rottura all’interno del loro mondo interiore.
Il mondo interiore del piccolo è costituito da una simbolica pellicola che assomiglia, se possiamo immaginarla, alla placenta nella quale il feto è vissuto protetto per 9 mesi.
Il mondo interiore del piccolo a quell’età si sta costruendo e questo complesso edificio si sta edificando gradatamente grazie agli incontri psichici che egli fa con il suo anche apparato psichico, anch’esso in costruzione.
I meccanismi primari di difesa adottati dal bambino sono: l’identificazione proiettiva e l’identificazione introiettiva. Come funzionano?
Il bambino sin dai primi mesi, proietta sui genitori i propri bisogni primitivi e poi introietta i messaggi arricchiti degli appagamenti forniti dai genitori.
Durante i primi mesi di vita, i genitori sono percepiti come immagini che funzionano come due parti.
Queste due immagini parlano con voci, stimoli, toni e atteggiamenti differenti, ma dovrebbero armonicamente comporre il mondo del bambino come un’unità sintetica che parla la stessa lingua sia affettiva sia cognitiva.
Certo che se il bambino è accudito da genitori che convivono in armonia insieme al bambino il piccolo non farà potenzialmente alcuno sforzo psichico a rappresentarsi l’unità integrata della coppia in un contesto familiare. Ma se i genitori litigano aspramente allora è meglio che si separino per vivere meglio e così anche il piccolo vivrà meglio. Ma come ho detto, è opportuno che la restituzione dei messaggi al bambino siano spontaneamente mirati a non far sentire meno ansie e conflitti possibili come conseguenti della difficile scelta di separazione dei genitori.
Quando i figli diventano più grandi è bene confessare che la separazione è stata compiuta per ragioni conflittuali dei genitori.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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