700 anni dopo la morte del divino Poeta— un’osservazione di Roberto Pani
Sebbene la poesia di Dante Alighieri sia tanto eccelsa da non sopportare paragoni, mi piace tentare, forse da irriverente o blasfemo, un confronto dinamico tra il viaggio che Dante Alighieri compie nella Divina Commedia. Il viaggio appare sia inter-psichico sia intra-psichico così come che la psicoanalisi propone a chi desidera intraprendere una tale avventura al fine di cura.
Nella Commedia il divino Poeta nella primavera del 1300 si trova in una selva oscura e cerca di uscirne per trovare la dritta via: l’anima è smarrita, caduta in subbuglio e confusione e cerca la catarsi. Anche colui che è angosciato e che sperimenta confusione, sgomento, sconforto, senso di disordine psichico cercherebbe di acquisire conforto, sicurezza, coscienza di Sé. Chi sperimenta disagio infine cerca chiarezza psichica che offre libertà e autonomia. Per questo fine chi si rivolge alla psicoanalisi e intraprende un tale percorso ha il fine di sentirsi liberato dalla prigionia di un buio paralizzante.
Dante scopre presto l’ombra di Virgilio che gli farà da guida così come l’analizzante troverà lo psicoanalista una figura psichica, un interlocutore di riferimento fondamentale.
Mi sembra che l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso possano rappresentare e corrispondere in modo pagano ai tre livelli che S. Freud descrive come Inconscio, Preconscio e Conscio/Coscienza.
L’inconscio rappresenta un‘istanza sconosciuta situata lontano dalla conoscenza e coscienza, cioè un mondo che riguarda un territorio dove non vigono regole cosicché il soggetto non trova vincoli e barriere. Il territorio che si chiama Es (terreno di nessuno) nega ogni impotenza esclude ogni dubbio, ogni insicurezza poiché le pulsioni (tensioni biologiche), quelle che sono protagoniste e dominanti in questo spazio, seguono il principio del piacere e il processo primario. In esso regnano i bisogni primari tanto grezzi quanto urgenti. A livello del mondo interno, inconscio e del processo primario il pensiero logico su cui si basa la nostra vita viene dunque disconosciuto, così come a livello onirico si rifiuta il senso del tempo, della logica e del principio di realtà.
1—Dante, guidato da Virgilio all’interno dell’Inferno, incontra i peccatori dell’anima che potrebbero essere paragonati alle persone che soffrono dei sintomi più severi perché. Infatti l’Ego il protagonista di noi stessi, è incapace di gestire gli impulsi provenienti dal profondo mondo interiore perché non ha familiarità con il livello primario dell’inconscio.
Il processo primario, a differenza del processo secondario dove regna il senso logico fornito dalla ragione, è concepito senza tempo e senza spazio, senza grammatica e senza sintassi allo stesso modo di come avviene nei sogni le cui dinamiche si svolgono secondo leggi sue proprie.
Penso si potrebbero paragonare i pazienti che soffrono per i loro disagi ai peccatori che abitano il profondo abisso dell’inferno: nella selva oscura, nell’oltretomba a forma di imbuto dove i peccatori scontano la pena dei loro errori senza speranza è concepita la pena da scontare per sempre.
Anche l’Inconscio è metaforicamente immaginato come la cantina all’interno della quale viene rimosso ciò che impiccia, ma questo luogo simbolico potrebbe imprigionare la sofferenza dovuta a esperienze primarie e azioni per sempre: ciò può accadere a meno che il soggetto che é condannato alla coazione a ripetere, non decida di aiutarsi cercando maggior coscienza di sé e integrazione tra i due mondi inconscio/conscio attraverso il lavoro analitico.
I peccatori dell’Inferno di Dante, come alcuni pazienti, molto disagiati e sofferenti, hanno in comune da un lato una certa fragilità morale dell’anima e dall’altro in riferimento alla psicoanalisi di Freud, una certa fragilità psichica che implica confusione nel sentire se stessi. Entrambi non riescono a ritrovare una propria etica identitaria.
Immaginiamo dunque il viaggio che si compie poeticamente all’interno delle tre sfere soprannaturali e divine come equivalenti simbolici di un percorso che il soggetto dal processo primario, primitivo e senza regole, attraversa il terreno inconscio e mira a raggiungere un mondo di coscienza e di autonomia.
Nel mondo di Lucifero vige la sofferenza senza tempo un’atmosfera dove non c’è né luce, né spazio psichico, dove appunto contano le regole di Caronte. Quindi dal mondo inconscio e primitivo si può giungere metaforicamente alla luce.
Il fatto che nell’oltretomba non ci sia il senso del tempo come3 nel processo primario inconscio di Freud, lo si nota con la presenza di Virgilio poeta universale, persona che infatti è vissuto molti secoli prima di Dante, prima del Cristianesimo, ma che rimane eterno nel nell’indicare a Dante verità universali. Allo stesso modo tanti personaggi che sono vissuti in tempi differenti e che Dante e il poeta latino incontrano nel drammatico percorso rappresentano simboli di eternità. Il viaggio di Dante nella Commedia è dunque universale così come è universale il mondo inconscio: come in un sogno infatti quel che conta consiste nel contattare e dialogare con le anime. Queste servono a Dante per descrivere il suo disappunto morale verso la sua epoca densa di incoerenze e di immoralità. Tali incoerenze sarebbero paragonabili alle nevrosi descritte da Freud.
Ma nel sogno, come nel mondo inconscio che è invece a-morale, avviene proprio questo: si contattano i punti conflittuali e si cerca di sintetizzarli in breve. Si condensano anche più aspetti simbolici contemporaneamente in modo tale di migliorarne la gestione da perte dell’Ego e l’assorbimento e metabolizzazione dei conflitti inconsci.
2-— Il Purgatorio di Dante potrebbe essere paragonato al livello del Preconscio dell’apparato psichico di Freud. Si tratta di un livello intermedio di coscienza di Sé da un lato e dei propri peccati dall’altro. Riguarda il livello medio nel processo di coscienza in psicoanalisi, ma non si tratta ancora di vera e completa rielaborazione psichica del mondo interno.
Per Dante il Purgatorio non è più situato in una profonda voragine come nell’Inferno, ma nel mezzo dell’emisfero opposto e sui gradini di una scala che ascende faticosamente verso il cielo dove si trovano le anime dei penitenti intenti a redimersi. Le anime sono piene di speranza e guardano il cielo di stelle luminescenti. L’atmosfera è anche triste per un senso nuovo di solitudine, di coscienza dei pentiti e desolati per gli errori già commessi, per quello che manca e si vorrebbe raggiungere, cioè la salvezza e beatitudine del Paradiso.
I pazienti in modo analogo sono fiduciosi e sentono che il loro mondo psichico si sta muovendo che permette una padronanza di Sé, verso una maggior autonomia interiore, verso il meglio di se stessi, verso la luce di coscienza dei propri desideri autentici.
3–Per Freud infine il terzo livello del conscio, cioè l’area della metabolizzazione delle non chiarezze e mancanza della coscienza di Sè, permette all’Ego di trovare l’equilibrio tra le richieste delle pulsioni provenienti dall’Es, il Super-Ego, la coscienza etico-morale e infine le normative del mondo esterno, la realtà con le sue leggi fredde e difficili.
Per Dante coloro che giungeranno in Paradiso vedranno la luce, la verità: nel Paradiso dimora l’eterna beatitudine. Le anime contemplano la divinità della luce suprema. Il Poeta ascende, intorno a lui aumenta la luminosità, e il sorriso di Beatrice, che sostituisce Virgilio nella guida, diviene sempre più abbagliante. Dante arriverà a vedere di persona la somma luce del Creatore.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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