I parte
Melanie Klein la celebre psicoanalista viennese scrisse a 75 anni nel 1957 Invidia e Gratitudine: … La lotta tra le pulsioni di vita e di morte e la conseguente minaccia di distruzione del Sé e dell’oggetto da parte degli impulsi distruttivi, sono fattori fondamentali nel rapporto iniziale del bambino con la madre ..
La madre è fonte di gratificazione, di godimento, di pace e di sicurezza, ma le pulsioni biologiche distruttive possono prendere il sopravvento generando angoscia, terrore. Si parla di fantasie inconsce come inizio di emozioni e sentimenti che in seguito costituiranno la base del carattere, della personalità e della edificazione dell’Ego che però, seppur in maniera rudimentale è presente sin dalla nascita.
In opposizione a Freud che immagina la crescita e funzionalità dell’Ego molto più tardi, la Klein descrive l’Ego attivo in molte funzioni sin dall’inizio delle vita attraverso la produzione di fantasmatizzazioni inconsce.
La madre per il neonato è l’unico oggetto di amore e di odio e di lei il piccolo conserverà sempre alcune isole importanti di memorie affettive che pur apparentemente rimosse, non potranno mai essere veramente distrutte.
Lo sviluppo psichico ed emotivo del bambino avviene tramite gli adulti e all’inizio principalmente grazie alla propria madre. Il piccolo si identifica con lei e proietta sulla sua immagine fantasie ambivalenti, ossia trasferisce la propria sensorialità percepita attraverso fantasie inconsce sul seno materno.
Tali fantasie primarie che riguardano (la madre) si ripeteranno come in un circolo vizioso anche su altre persone e per tutta la vita, consentendo certe modificazioni grazie a eventi ed esperienze di incontro che potranno influenzare tale circolo vizioso.
Questo spiega il perché anche persone adulte sono dominate da emozioni negative e positive intrapsichiche specifiche e che tendono a ripetersi nell’agire anche se irrazionali, cioè non controllate, nè dalla ragione o dalla coscienza.
La tecnica psicoanalitica consente di accedere a questo mondo interno tramite il transfert che è composto di emozioni e sentimenti altamente specifici prodotti dalle fantasie inconsce, cioè dagli antichi vissuti ancora in qualche modo presenti..
Tali vissuti sono proiettati sulla figura dello psicoanalista secondo una graduale dinamica ripetitiva del passato.
Il percorso psicoanalitico consente di modificare le istanze psichiche spesso distruttive che emergono durante la relazione duale.
La comprensione del transfert, insieme ad altri fattori terapeutici insiti nella relazione, favorisce un’armonia delle varie istanze psichiche.
Il processo psicoanalitico quindi funziona dinamicamente a spirale perché permette di far rivivere le emozioni all’adultoper poi riportarle all’infanzia e viceversa ricondurre queste a ritroso.
Ora il neonato all’inizio della vita può sperimentare la madre come un seno (oggetto parziale) cattivo e anche buono in base, non solo in virtù del patrimonio genetico, ma soprattutto in quanto la figura materna è in grado di funzionare in modo gratificante. Pertanto il baby in base all’esperienza primaria con la nutrice materna, dopo aver proiettato i propri bisogni primari (fame e bisogno di affetto) sul seno materno, può sperimentare sia gratificazioni ma anche frustrazioni a seconda di come quella madre è in grado di funzionare.
Insomma una madre buona può essere vissuta alternativamente anche come cattiva.
Durante una psicoanalisi con adulti l’antico schema di buono e cattivo si ripete proiettato sulla figura dell’analista sia in avanti e poi di nuovo indietro e lentamente facilitare il riaffiorare delle esperienze primitive.
Si possono captare grazie all’introspezione sia dello psicoanalista, sia dell’analizzante le connessioni che tra passato e presente e il loro modo di aggregarsi e la qualità delle esperienze emotive. Il paziente adulto può ristrutturare il proprio vissuto e quindi armonizzare gli affetti del passato e del presente e sentirsi più padrone del proprio corpo e dell’agire
La Klein descrive come il neonato debba attraversare molteplici vicissitudini anche tempestose che includono il terribile sentimento di invidia distruttiva, per poi giungere a una evoluzione del rapporto madre-bambino verso un sentimento di gratitudine da parte del piccolo. Per esempio, un buon trattamento psicoanalitico dell’adulta potrebbe concludersi con forte sentimento di gratitudine.
Si ricava che il sentimento di gratitudine deriva dalle esperienze positive che le isole di memoria rievocano nel mondo interno del bambino la sensorialità di una madre a suo tempo generosa e appagante.
II parte
A mio parere il sentimento di gratitudine descritto da Melanie Klein si connette con quella generosità profonda che vediamo nelle persone che offrono ad altre con le quali sono legate da affetti molto di quello che possiedono.
Nelle varie relazioni di amicizia e non solo amorose, vediamo persone che non soltanto donano oggetti nelle opportune occasioni, a volte costosi per chi regala, ma soprattutto studiano attentamente quel che regalare, tenendo conto della personalità dell’amico al quale sono molto affezionati e che hanno imparato a conoscere bene senza troppo idealizzarlo.
Più importante osservare che la generosità di esplica non tanto attraverso i doni materiali, ma si rivela attraverso una disponibilità per coì dire d’anima. Tale attitudine che presuppone, un notevole sforzo di comprensione e presuppone la naturale accettazione delle diversità individuale, può manifestarsi con un interesse affettivo che mira ad aiutare ad ogni costo l’amico che si trova in difficoltà.
Penso che tale generosità derivi dal senso di appagamento e di sicurezza che a suo tempo il piccolo, oggi adulto, ha ricevuto.
Ho potuto verificare che quelle persone così disponibili e tendenzialmente generose hanno sperimentato nel passato remoto una fiducia di base che risuona sempre in se stessi con un senso di garanzia eterna anche nelle difficoltà oggettive e promuove costantemente un desiderio di gratitudine.
Una gratitudine che si manifesta in una forma diversa e forse più ampia è osservabile anche in chi è cresciuto in una famiglia che complessivamente ha ben funzionato.
L’interiorizzazione di generosità da parte di chi ha vissuto all’interno di una struttura familiare solida e accogliente dove il senso di fiducia incoraggiava il vivere, anche se colpita da disgrazie di vario tipo, si rivela generosa verso gli altri che hanno bisogno di aiuto anche se sconosciuti.
Vediamo in questo mese quante persone hanno mostrato una generosità sociale verso gli Ucraini profughi e fuggiti dalla guerra, ospitandoli in casa propria pur non disponendo di tanto spazio. Tanta gente ha comperato riserve alimentari e medicine da distribuire ai centri di raccolta per profughi ha regalato denaro a chi ne aveva bisogno compiendo anche qualche personale sacrificio.
L’invidia invece come suggerisce Melanie Klein, esprime l’impotenza di chi sperimenta se stesso incompleto e invidia proprio chi si può permettere di essere generoso perché ciò significa che a sua volate ricevuto. L’invidioso distruttivo è devastato dalla vista di chi è generoso, non perché vorrebbe possedere qualcosa che l’altro possiede, ma perché sperimenta a causa dell’altro proprio ciò che non ha in senso affettivo e che non potrà mai avere …
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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