Sin dall’epoca dell’Illuminismo, all’epoca della Rivoluzione francese (1789) le donne hanno cominciato a riconoscere la loro posizione storica, sociale-politica-giuridica, lavorativa e anche economica. Si sono accorte della loro distanza dalla posizione di potere dell’uomo che da sempre hanno considerate le donne subordinate a se stessi.
In molti casi il potere maschile ha permesso addirittura di sfruttarle a loro piacimento, includendo totalmente lo sfruttamento della sfera sessuale. Con il tempo e gradatamente tale situazione storica ha psicologicamente unito molte donne in considerazione delle innumerevoli frustrazioni subite. Si sono attivate progressivamente organizzazioni femminili politiche al fine di ottenere la parità ai diritti dell’uomo.
L’intento è stato ed è ancora oggi quello di ottenere una profonda trasformazione culturale e politica, riscoprendo valori e ruoli femminili al fine di uscire da una tradizione penalizzante la donna in tutti i settori della sua vita.
Perché in Italia il maschilismo è nel 2023 ancora così dominante nella nostra società?
Perché ancor oggi abbiamo a che fare con tale piaga che spesso è anche causa di omicidi?
Supremazia maschile e sistema patriarcale sono alla base del termine maschilismo coniato e diffuso socialmente negli anni 60.
Sappiamo che gli uomini nella storia antica hanno avuto maggiori opportunità di esprimere la loro creatività nei vari settori della vita. Le donne, schiacciate dal potere maschile, sono state costrette a reprimere l’espressione della propria intelligenza e versatilità produttiva. Oggi giorno, non appena in alcuni casi è stato possibile, vediamo le donne eccellere in tutti i settori della vita, sia personale, sia sociale.
Come in genere si comporta l’uomo comune e certamente non mi riferisco a tutti, di fronte alla conquistata autonomia femminile?
Se la donna che non è solo più gentil donna sta in genere confrontandosi sempre più con la propria autentica identità e aumenta il senso la propria dignità, molti uomini la stanno perdendo. Gli uomini invece di rendersi conto della nuova disponibilità della donna rispetto al passato e delle sue giuste ragioni e considerare le ragioni della storia, alcuni di questi si comportano come se percepissero i loro diritti calpestati e pertanto fosse necessario riconquistare i punti di riferimento del loro passato. In altre parole, rifiutano le opportunità che le stesse donne offrono con il mettersi al loro fianco su piano di una relativa parità. Naturalmente non si tratterebbe di disconoscere le diversità fisiologiche tra donna/uomo, ma di rispetto reciproco e di pari opportunità nella vita sociale e lavorativa. La situazione della crescita evoluta della donne offre un terreno ricco di cooperazioni e di arricchimento reciproco dei due generi.
In apparenza tutti gli uomini si dichiarano ufficialmente a favore dell’accettazione dei diritti femminili e si rifiutano di disconoscere le abilità oggettive sia psicologiche sia tecniche della donna, ma i comportamenti di alcuni anche molto giovani, smentiscono totalmente ciò che dichiarano. In realtà il loro pensiero profondo è ancora molto omologato alle idee della supremazia e dominio e possesso della donna e qualche criminale addirittura di disprezzo.
Questi uomini nei fatti non mostrano alcuna forza, alcun potere nell’opporsi, ma ci mostrano la loro debolezza, impotenza e paura di essere spodestati. Nella sessualità la donna continua ad essere vissuta come un strumento di gratificazione, nella convivenza prevale il senso di dominio su di lei.
Con l’evoluzione culturale femminile e in molti casi con la conquista di diritti sociali, ed economici e civili della donna, l’uomo in molti casi si sente sconfitto invece di sentirsi meno solo. Oggi l’uomo considerato maschilista, quello dei tempi borbonici, è in realtà veramente solo perché ha alimentato un tipo di coppia dove entrambi i partners debbono mentire per mantenere una convivenza dove il ménage a due vede il maschio comandare, a volte anche in virtù del potere del denaro e la donna deve compiacerlo in tutti i modi anche in modo ipocrito.
Quando il dominio, in fondo il disprezzo e certamente il bisogno di possesso della donna prevale in modo patologico, assistiamo a continui femminicidi, violenze sessuali, abusi. L’uomo insicuro ancora simbiotico da una ipotetica figura materna vissuta nel profondo di sé come un’escort traditrice e non con la fiducia di base che dovrebbe esserci introiettata in lui esplode con la sua rabbia vendicativa.
Quale vergogna per la dignità dell’uomo! Quanta debolezza e fragilità è in grado di svelare il loro sciovinismo! Perché la cultura sociale non fa percepire a sufficienza, non solo i sacrosanti diritti delle donne, ma anche comunicare all’uomo di vergognarsi della sua inconscia, ma palese per gli altri debolezza?
Perché sin dalla Scuola non si riesce a trasmettere ai bambini cioè ai futuri uomini un ruolo alternativo? Perché le giovani donne non sanno decodificare e riconoscere sin dall’inizio senza inquietarsi il maschilismo che alberga in alcuni giovani maschi e allontanarsi?
La virilità non ha nulla a che fare con il maschilismo! Forse alcune ragazze si illudono di essere protette dall’uomo macho? Vedremo invece accadere in futuro che le donne mediamente già più che autonome, in grado di essere anche autosufficienti da un punto di vista economico, preferiranno vivere per conto proprio. Forse manterranno un affetto con affidabili amiche, oppure avranno sporadiche storie se non altro ottenere di avere una bambino. Attualmente la denatalità in Italia è vicino allo zero e nel 2031 si prevede nessuna nascita.
La donna: esiste la donna tradizionale, intelligente e sensibile che ha in mente i valori storici della famiglia e che mira a incontrare l’uomo con amore e con l’intento di costruire una coppia stabile e quindi una famiglia con prole. Tale donna tradizionale oggigiorno non si sottrae affatto al lavoro e cerca quelle attività che possibilmente coesistano con l’accudimento dei figli e con quello domestico. I fini di personali di indipendenza però sono mantenuti sebbene ponga sempre i valori familiari al primo posto. Spesso in qualche caso però tende ad adeguarsi anche troppo alle esigenze di un marito a volte capriccioso, quando lui reduce della sua epoca.
La situazione giuridica è oggi per fortuna completamente cambiata: l’uomo adolescenziale, è ancora carico di bisogni da soddisfare connessi con certe nostalgie di origine infantile.
Pertanto in primo caso di tipologia la giovane donna orientata tradizionalmente, pensando di far bene tende ancora troppo a reprimere i propri desideri nella coppia e a sorvolare su richieste del compagno a volte eccessive che la penalizzano. Passa sopra ad aspetti umilianti e offensivi la sua sensibilità, e perdona spesso il carattere violento del partner sempre con il fine di salvare la famiglia. Questa pazienza e sopportazione della donna è sostenuta dal suo stesso romantico sogno di tenere in piedi la coppia che garantisca stabilità. Succede però che con il passare del tempo a causa della troppa tolleranza si manifestino esplosioni di rabbia; inoltre il compagno convinto di essere il principe di casa con poteri straordinari, illuso dalla precedente accettazione (che ricorda un antico maternage) si sente tradito dalla compagna poiché ormai lui più non si sente tollerato. Tutto ciò porta alla rottura della coppia. Quindi i valori tradizionali che sostengono la donna nel sentirsi realizzata come donna-madre-moglie, se trasformati in una pericolosa idealizzazione che nasconde la realtà di come quel compagno piuttosto maschilista funziona, porta a una sconfortante delusione.
La seconda tipologia della giovane donna sempre più attuale si identifica con una persona assai evoluta e preparata tecnicamente e professionalmente che nel mondo del lavoro in modo sano e competitivo appare molto competente. Questo tipo di donna non mette in primo piano il marito e il matrimonio, la famiglia e i figli, ma è orgogliosa della propria autonomia nel senso di una evoluzione della propria interiorità e identità. Lei affronta anche la propria indipendenza economica, frequenta uomini come amici, compagni di lavoro al fine di conoscerli bene, cioè di entrare nel loro mondo psicologico, mettersi in discussione con loro.
Riconosce con facilità che l’ego maschile può essere ispirato in alcuni giovani al sentirsi machi e iper-virilisti, sciovinisti, muscolari, paternalistici, sessualmente testosteronici; lei rifiuta questo tipo di uomo dominatore e spesso con problemi narcisistici, (problemi del Set), ma anziché un pater familias come comandante in capo desidera con amore un uomo che pur nella diversità di genere possieda la sensibilità di comprendere ciò che è condivisibile nella coppia pur mantenendo la propria originale identità.
La donna dell’epoca attuale comprende sopra tutto che una coppia non può reggersi se il dialogo dei partner non si svolge da posizioni paritetiche di equivalenza, di rispetto e di ascolto reciproco e che i poteri vanno distribuiti non per supremazia sull’altro, ma per vantaggi reciproci nel funzionamento della coppia in base al tipo di affettività, difficoltà, alle abilità e competenze di ciascuno.
Il gender fluid probabilmente è una reazione alternativa ai ruoli rigidi di una donna troppo tradizionale e uomo troppo maschilista anche se forse la fluidità eccessiva sul proprio genere ha anche prodotto una certa confusione psicologica nei giovanissimi nello stabilire la loro identità.
Potrei aggiungere che la donna della prima tipologia è candidata ancora oggi a subire altre delusioni se i sani e personali valori tradizionali ereditati dal passato si innalzano nel a dare sostanza a un meccanismo di idealizzazione e per questo di negazione della realtà maschile.
Infatti può accadere che quell’uomo idealizzato non sia così disposto a condividere i valori della compagna. In alcuni giovani uomini possono prevalere ancora quelle illusioni adolescenziali le cui grandiosità non sono mai state soddisfatte. I valori di certi adolescenti fragili e insicuri si concentrano nel bisogno reattivo di sprigionare per compensazione un agire di tipo muscolare che tende a mimare l’uomo macho anche se non sempre si manifesta con violenza: non solo, ma questo tipo di giovane uomo non cresciuto e pieno di pretese in quanto maschio, potrebbe aver bisogno ancora di un controllo infantile che implica un pieno possesso della donna con la quale convive. Più che amare tale compagna questo uomo rimasto nel profondo di Sé un dominatore, non può che disprezzare ciò che è femminile e aver bisogno di tenere la compagna sotto il suo pieno dominio.
Di fronte ad una donna non più tradizionale, né remissiva, né rassegnata, il maschilista si percepisce fragile rispetto ai tempi dei propri nonni e così insorgono in lui impulsi di recuperare in modo onnipotente le conferme del proprio potere. Inoltre gli antichi bisogni e le performance dell’epoca adolescenziale, se sono state poco convincenti o frustranti oppure hanno fatto trasparire in lui complessi di inferiorità, questi riemergono facendo esplodere una tendenza alla rivincita sulla donna. L’uomo adolescente e possessivo che a livello inconscio può vivere la compagna come una preda, trasferisce su di lei, forse a causa della sua stessa insicurezza e inadeguatezza e senza alcun motivo oggettivo, la convinta idea di essere tradito.
Può accadere che specialmente quando il potere economico è a favore dell’uomo, la donna tradizionale si conformi alle esigenze del marito qualunque esse siano; spesso l’uomo può essere anche violento fisicamente.. Di continuo la donna si accorge di non essere mai ascoltata e sentendosi ignorata percepisce di non avere via di uscita perché totalmente e materialmente dipendente dall’uomo. Succede che in alcuni casi il marito cosciente del proprio potere accresciuto confermato dalla dipendenza della compagna, ne approfitti per rinforzare i propri atteggiamenti capricciosi. Certi comportamenti infantili e adolescenziali potrebbero essere pericolosi perché basati sulla consapevolezza di avere pieno possesso, dominio e controllo sulla compagna. Le reazioni svalorizzanti la donna a volte anche violente derivano da fantasmi che sprigionano nell’uomo fantasie di vendetta verso un’improbabile figura materna introiettata in modo ambivalente. Tali fantasmi in questo tipo di uomo si riferiscono alla propria antica figura materna nell’atto di tradire o abbandonare il bambino che è ancora in lui. La donna con cui convive l’uomo è a livello inconscio ovviamente la vittima di questa trasfigurazione, cioè l’ombra del fantasma dal quale l’uomo è perseguitato.
Tale inconscio conflitto porta spesso al disfacimento drammatico del rapporto poiché la moglie sperimentando di non essere ascoltata e un’inaccettabile solitudine fugge dalla situazione matrimoniale che a quel punto sperimenta come solo asfissiante.
In Italia una certa vistosa ma anche latente cultura maschilista continua ad esistere anche se sotto forma di sottile potere dell’uomo sulla donna su alcuni diritti femminili di base ma ancora non riconosciuti. Si accetta nella donna il ruolo materno nell’accudimento dei figli e, la parte casalinga come di angelo protettrice della casa,
Perché il maschilismo e l’omachismo violento è ancora così presente nel mondo?
Un tempo antico i conflitti sociali delle popolazioni, specie se organizzate in tribù prevedevano che gli uomini procacciassero il cibo e difendessero la famiglia e la comunità dai nemici attraverso la forza muscolare e le armi.
In genere da un punto di vista anatomico l’uomo è in genere più muscolare della donna e l’assunzione delle mansioni sociali nelle tribù erano ben differenziati e aveva la finalità di servire alla sopravvivenza di tutta la comunità: ma le necessità di quei tempi lontani si sono trasformate in una cultura sociale che radicalizza le differenze tra uomo e donna a svantaggio di questa ultima. Tuttavia come si sa da tempo la donna in azione cresciuta nel mondo civilizzato dimostra infinite capacità e risorse che nei giusti contesti le neuroscienze e la psicologia clinica si traducono in abilità performanti a vantaggio femminile. Queste differenze biologiche non valgano socialmente per accreditare diritti a vantaggio di uno tra i due generi.
Il maschilismo si basa su tratti o comportamenti biologici, storici, culturali che ispirano per fortuna solo in alcuni uomini spavalderia, maniacalità nel comportamento, tendenza alla sfida, all’esibizione, alla violenza, al possesso incontrollato, al disprezzo, al dominio e al sentimento di trionfo rabbioso sulla donna. Il sentimento esagerato di proteggere il proprio onore può portare alcuni uomini al delirio distruttivo e autodistruttivo.
Che cos’è l’onore? Solo nel 1981 in Italia la legge che assolveva in parte chi uccideva per onore la compagna (delitto d’onore) che tradiva con un altro uomo viene abolita il 5 settembre 1981. [1]
L’onore che fa riferimento in genere a una sana dignità che protegge l’identità umana nel mondo sociale, ma il delitto d’onore proteggeva una grave patologia narcisistica delirante basata sull’ignoranza e sulla superstizione più bieca di una cultura tribale ignobile. In diverse parti del mondo matrimoni forzati sono imposti dai genitori alle figlie ancora bambine o adolescenti sotto la pena di disumane e sadiche mutilazioni genitali e feroci limitazioni dei loro diritti. Morte per lapidazione in caso di tradimento familiare e uccisione per disobbedienza ai padri, zii e fratelli maschi come è accaduto recentemente addirittura in Italia a Novellara, (Reggio Emilia) alla ragazza Saman.
Le nazioni a regime teocratico sono assomigliano alle dittature. In alcune parti dell’Africa forse ancora come in parti della Somalia, Eritrea o Guinea il sottosviluppo culturale porta la fanciulla alla mutilazione genitale femminile (infibulazione) eseguita dal futuro sposo che segue un rituale particolare con lo scopo di chiudere il lume vulvare ad eccezione di una fessura per le funzioni fisiologiche: spesso si accompagna all’escissione del clitoride.
E’ compito dello stesso sposo a eseguire una sorta di de-infibulazione in procinto di matrimonio.
In Medio Oriente il pensiero regnante il Paese è solo orientato al maschile. Fino agli anni 70 la situazione tra uomo e donne era più bilanciata, ma da allora negli ultimi quasi 60 anni le donne subiscono l’influenza dei gruppi al potere in maniera vergognosa. Le leggi non tutelano l’istruzione e cultura professionale della donna che è destinata di base a vivere in modo costante all’interno delle mura domestica a in tutti i sensi completa disposizione del marito.. Solo alcune famiglie economicamente più benestanti concedono alle figlie di studiare.
Il maschilismo nella Storia. Nelle tribù primordiali e nelle società antiche della storia il costume secondo il quale l’uomo era capofamiglia e gli si riconosceva un potere automatico di supremazia sulla donna aveva il fine di permettere la sopravvivenza delle coppie nelle comunità. Come ci scrive Chiara Voltati [2] il regno di Napoli già dal 1285 influenzava tutta la cultura meridionale e la disuguaglianza a quell’epoca tra uomini e donne era massima; le donne erano subordinate agli uomini completamente e l’uomo era considerato padre assoluto di più famiglie aggregate secondo lo stile del clan. Le varie mafie che sono di stampo scioviniste della nostra epoca nascono in Italia all’inizio del 1800. Oggigiorno, nelle società più industrializzate del mondo occidentale ed atlantico, tali costumi sono completamente cambiati laddove il senso civile nelle società già dalla fine del 700 (rivoluzione francese) ha gradatamente mitigato il potere dell’uomo in concomitanza dell’emancipazione sociale femminile. Il regno Borbonico come regno delle due Sicilie regnò in Italia dopo il congresso di Vienna e la definitiva caduta di Napoleone dal 1815 sino al 1961, ma il contrasto sociale contro la supremazia dell’uomo già esisteva in parte di fatto già nel 1734. L’uomo per possessività della sua donna poteva per gelosia e per tradimento avere il diritto di uccidere la compagna per salvare il proprio onore, dignità e identità di uomo.
In fatti nel codice penale Zanardaellidel 1889 l’articolo 377 prevedeva le circostanze attenuanti sia per i parenti maschi sia per le parenti femmine della donna uccisa.
Nel codice Rocco le circostanze attenuanti vengono riconosciute solo al marito, al padre e al fratello della donna uccisa: il codice penale, art. 587 recita:
Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni.
L’art. 587 del codice penale Rocco consentiva quindi che fosse ridotta la pena per chi uccidesse la moglie, la figlia o la sorella al fine di difendere l’onor suo o della famiglia.
La circostanza prevista richiedeva che vi fosse uno stato di rabbia e vendicatività (che veniva in pratica sempre presunto). La ragione della diminuente doveva reperirsi in una illegittima relazione carnale che coinvolgesse una delle donne della famiglia; di questa si dava per acquisito, come si è detto, che quasi fosse obbligatorio, costituisse offesa all’onore. Pertanto l’altro protagonista nell’aver compiuto una relazione illegittima poteva dunque essere ucciso per comprensibile e condivisibile vendetta.
Per chiarire la mentalità di base su questa materia, al tempo del codice Rocco una violenza sessuale su qualunque donna anche minorenne persino uno stupro, con un matrimonio riparatore, si otteneva l’estinzione del reato di violenza carnale nel caso che lo stesso stupratore della minorenne accondiscendesse a sposarla, salvando il così detto onore della famiglia.
La prima innovazione venne dalla legge del 1968 con l’abrogazione del reato di adulterio c con l’approvazione del divorzio e poi nel 1975 (legge 151) con la riforma del diritto di famiglia sino al 1981 con l’abrogazione del delitto d’onore, (legge 442). Tuttavia i figli nati al di fuori del matrimonio (prole illegittima) se uccisi entro i primi cinque giorni dalla loro nascita potevano ancora attenuare le colpe del padre di famiglia omicida.
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[1] La legge 442 cancellava dal codice penale italiano il delitto d’onore e il matrimonio riparatore. Fino ad allora, gli uomini che uccidevano mogli, figlie o sorelle che avessero loro arrecato disonore, beneficiavano di un grosso sconto di pena.
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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