Il fatto è che alcuni pazienti durante il lavoro psicoanalitico quando migliorano in fretta e guadagnano una posizione psicologica abbastanza accettabile, non si accorgono di aver ottenuto quel successo più per suggestione che per aver elaborato le cause dei loro problemi.
Questi problemi rimangono sepolti nel loro mondo interiore, a livello inconscio e per questo richiederebbero più tempo per essere elaborarti . In tal modo sono stati compresi solo a livello razionale e cognitivo.
Se questi pazienti interrompono le sedute, cioè finiscono però troppo presto il percorso, si ritrovano più che mai soli con le difficoltà di prima. Non hanno consolidato, ossia metabolizzato la nuova posizione psicologica che sembrava loro acquisita.
Questi pazienti si vivono allora profondamente abbandonati, anche se sono stati loro stessi a scegliere di sperimentare di farcela da soli.
Perché questi pazienti hanno fretta di interrompere, cioè di fuggire?
Spesso continuare può significare rischiare di scoprire parti di Sé’ che sono indesiderate e preferiscono fermarsi ad un certo punto per evitare questo rischio. Però quando interrompono si vivono come se camminassero in un terreno instabile e per di più in solitudine come se fossero stati traditi e illusi.
L’angoscia di solitudine e di precarietà viene all’inizio negata sotto l’euforia iniziale di aver conquistato di farcela da soli, ma poi si accorgono che hanno compiuto un passo in avanti, un agire in avanti, atcing out)
In molti casi i pazienti si rendono conto, spesso se aiutati da amici che consigliano di non sentirsi umiliati o vergognosi per essere stati ingenui e sopra tutto di non aver fallito interrompendo, ma solo un tentativo di prova di indipendenza e per non viversi più dipendenti dall’analista. In tal caso accettano di riprendere le sedute e di poter ricominciare con più profonda convinzione.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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