S. Freud scriveva che l’ambizione derivava dalla curiosità che è innata nell’essere umano.
Anch’io personalmente ritengo che l’ambizione non sia innata, ma che la curiosità sia sempre stata una caratteristica specifica dell’uomo sin dai primordi.
Un bambino sano, intelligente, è curioso di conoscere, di sperimentare, di scoprire qualcosa che non conosce e che a volte sembra che gli venga nascosto.
L’educazione insita nella nostra Società occidentale, abbastanza puritana, effettivamente nasconde e censura molte situazioni, per esempio quelle che sono connesse con la sessualità.
Il Cattolicesimo pensa bene di proteggere i bambini dalle fantasia sessuali che lo allontanerebbero dal fine che associa la sessualità alla procreazione.
Originariamente il Cattolicesimo vedeva nella sessualità non finalizzata alla riproduzione una trasgressione e una ricerca del piacere che portava al peccato, all’adorazione incontrollata di idoli e valori legati al male e che oltrepassano il lecito e il naturale.
Oggi il mondo cattolico ha ridimensionato tale visione e la sessualità rimane più associata all’amore piuttosto che alla pericolosa trasgressione che condurrebbe al male.
Il piacere però, fine a se stesso è sempre oggetto di discussione ambivalente in alcune classi sociali.
La sessualità potrebbe richiamare impulsività e violenza per cui rimane sempre il dubbio, o il preconcetto in verità mai chiarito, secondo il quale all’interno del tessuto sociale, la sessualità troppo libera e fantasiosa sarebbe un po’ pericolosa, specialmente oggi giorno quando nei giovani circolano gli stupefacenti.
La curiosità è comunque la molla che induce a ricercare e infine nella Società ad ambire. Ambireche deriva dalla radice latina: andare attorno che potrebbe richiamare il concetto di curiosare, saperne di più..
Si diventa definitamente ambiziosi quando il mondo ci induce alla competizione sia industriale, sia commerciale sia scientifica, artistica ed intellettuale.
La curiosità e poi l’ambizione costituiscono un sano desiderio e l’umanità, senza questa ambizione che si traduce nell’uomo nell’ambire a trovare le risposte sul mondo nel quale vive non sarebbe progredita sino a qui.
Inutile ricordare che i grandi scienziati e artisti come Leonardo e Michelangelo, Galileo, Colombo, Marco Polo e tantissimi altri più recenti, hanno stimolato fortemente la crescita storica ed evoluzionistica dell’umanità.
L’ambizione si abbraccia con la vitalità e con il senso della vita e sconfigge provvisoriamente il terrore di perdere l’identità e l’immagine della morte, cioè dell’ignoto.
L’ambizione sfrenata però può portare alla sofferenza cronica, alla compulsione, al tormento competitivo anziché a sollecitare il miglioramento del Sé e a non trovare mai pace psicologicamente in se stessi!
Ci sono appunto persone molto motivate a raggiungere gli obiettivi desiderati non disposti a desistere mai!
Ricercatori neurologi, psicologi, fisiologi cercano di comprendere la natura dell’ambizione nel senso di comprendere quanto sia ereditaria e quanto non lo sia affatto.
Certamente nell’emisfero destro, nell’area prefrontale dell’encefalo, nel sistema limbico si trovano le spiegazioni del come le emozioni si attivino in base a rappresentazioni, immaginazioni e idee creative e originali.
Queste immaginazioni derivano forse da stimoli familiari e da infiniti incontri successivi che brevi o istantanei, si intrecciano tra loro e generano le motivazioni forti ad ambire.
L’ambizione in altre parole si auto-genera attraverso le prime soddisfazioni dei risultati positivi che gradatamente accrescono l’autostima.
Inoltre il confronto intelligente con gli altri coetanei, colleghi, induce ad aver ragione su progetti che riguardano il mondo reale.
Tali progetti che sono stati vincenti sino a quel momento, sostengono in futuro l’impegno del soggetto verso un certo grande compito, gli inducono costanza e resistenza ad insistere sino a che il soggetto non raggiunge certi obiettivi desiderati.
Non penso affatto quindi che esistano geni e cromosomi che creino l’ambizione e che questa sia costituzionale ed ereditata.
Sin dalla nascita alcuni stimoli, piccole frustrazioni o appropriate gratificazioni possono far pensare che i soggetti ereditino parte delle motivazioni ad ambire,ma a mio parere la precocità dei comportamenti ingannano la genesi nell’osservazione .
Si pensa: assomiglia al padre che era un ambizioso impenitente, trascurando il fatto che il bambino appen nato è stato abituato a vedere un uomo ambizioso che era anche suo padre.
Sono a mio parere, i vari modelli che in una persona intelligente, generano stimoli proficui, che sono utilizzati dal soggetto a ricercare e a raggiungere un’immagine di Sé vincente e positiva, se non in alcuni casi narcisisticamente grandiosa agli occhi del mondo.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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