Molti giovani adolescenti e anche di età maggiore soffrono di uno stato di turbamento dovuto a un stato di incertezza che riguarda sentirsi prevalentemente di genere maschile e femminile ed essere in conflitto con il loro corpo che testimonia il contrario di quella identità corporea che identifica il loro genere sessuale.
Ricordo che alle scuole medie e anche al liceo qualche ragazza diceva che avrebbe voluto nascere maschio: ma allora le motivazioni erano ben diverse da quelle di oggi.
Le ragazze degli anni 70 per esempio appartenevano ancora ad una cultura nella quale gli uomini esibivano più potere rispetto alle ragazze e molta più libertà in tutti i sensi, insomma un potere patriarcale e oggi porta a coniare il termine maschilista.
Oggi per entrambi i sessi riguarda un profondo aspetto che concerne il senso d’identità.
Gli stimoli del mondo sociale sugli atteggiamenti maschili e femminili hanno aperto la strada del trans gender o fluid gender.
Gli atteggiamenti unisex e psicologici hanno indotto alcuni giovani a rubarsi e scambiarsi pattern di atteggiamenti che sono tanto maschili quanto femminili senza grande differenza.
Questi giovani, ragazze e ragazzi vestono il vestito di Arlecchino: abbigliamento, colori dei capelli, stile di linguaggio, sessualità.
Cosa succede nel mondo loro interno, quello che chiamiamo “livello inconscio” rispetto alla personalità secondaria manifesta?
Con le prime esperienze sensoriali dalla nascita nel neonato si creano tanti imprinting, ossia sensorialità, impressioni, identificazioni introiettive che permettono l’assorbimento di ogni tipo di stimolo proveniente da atteggiamenti familiari e dal mondo esterno. Viene per così dire registrato e impresso a livello del telencefalico e emisferi cerebrali un certo modo di operare, in modo introspettivo, immaginativo (destro) e ingenieristico, matematico, logico deduttivo (sinistro).
La parte più profonda ed antica del nostro cervello è il tronco encefalico, mentre la parte più recente comprende talamo, ipotalamo, ippocamp , ipofisi, amigdala cingolo che costituiscono il sistema limbico. Questa ultima parte del cervello ha un ruolo fondamentale nelle reazioni emotive e pulsionali e conserva una memoria biologica innata (amigdala) che ci protegge da pericoli.
Gli stimoli assorbiti dai vari circuiti neuronali si situano in microscopiche e virtuali piccole tasche. Con il progredire delle esperienze il bambino in crescita e in evoluzione si trova ad arricchirsi di esperienze che lo portano ad assimilare queste memorie custodite nelle tasche virtuali che si accomodano tra loro, cioè si compenetrano ivicendevolmente. Si creano in tal modo delle istanze ricche e dinamiche che tutte insieme costituiscono in noi il nostro vissuto colorato delle cose. In fatti queste istanze si comportano come interlocutori che suggeriscono le rappresentazioni delle cose del mondo al SNC cioè al protagonista psichico che chiamiamo Ego.
Freud aveva individuato tre istanze con le quali l’Ego, protagonista ( Io sento, Io sono cosciente, Io faccio) con le quali l’ego doveva confrontarsi e mediare continuamente: esse sono le pulsioni dell’Es, le normative della realtà esterna e il super come istante etico-morale e ideale dell’Ego.
Penso che tali istanze siano molto più delle 3 riconosciute da Freud. Esse corrispondono a tutte le nostre emozioni e funzionino come interlocutori dell’Ego ossia sono paragonabili a voci interiori inconsce che nell’insieme costituiscono il nostro vissuto delle cose del mondo. Per esempio in modo assai semplificato immaginiamo che interlocutori interiorizzati suggeriscano all’Ego che la nostra madre sia sufficientemente buona, l’esperienza di una maestra d’asilo che gli interlocutori suggeriscano che sia piuttosto severa e quindi cattiva, il vissuto quindi percepito dal cervello si rappresenta il genere femminile come una donna ambivalente, (buona, ma che può essere anche cattiva). Naturalmente successivi suggerimenti di altri interlocutori creati dalle molteplici e successive esperienze modificheranno il vissuto che diventerà più variegato, complesso e sofisticato costituito da un infinità di colori.
E’ così che durante la preadolescenza e anche prima, grazie alla parte emotiva del nostro cervello si possono creare certe disforie
La nostra società è cambiata di molto negli ultimi 50 anni e la cultura influenza lo stile di vita e gli atteggiamenti modificando e creando di continuo ulteriori e nuovi interlocutori interiori e quindi il vissuto delle cose e nuovi punti di vista .
Il mondo interno, inconscio è quindi popolato da voci che noi non udiamo, ma percepiamo sotto forma di vissuto soggettivo. Tali voci ci parlano dentro e anche all’Ego cosciente, protagonista e dirigente delle nostre intenzioni e che ne è condizionato. Possiamo percepirli attraverso i nostri sogni, oppure osservarli nei soggetti gravemente disturbati come gli psicotici che soffrono di allucinazioni e deliri durante i quali gli interlocutori interni si palesano e possono dare ordini di attuare specifiche azioni.
In somma, il nostro mondo interno e inconscio è per lo più abitato da interlocutori ossia da personaggi come se fosse un piccolo e sofisticato teatro.
Un neonato nelle sue percezioni sensoriali può introiettare modalità espresse da un genitore particolarmente gratificante e prendere ad imitarlo come se sentendosi come lui, si sentisse protetto e rassicurato rispetto all’altro che assume un ruolo debole o secondario. Non conosciamo fino a che punto con il passare degli anni, durante la preadolescenza, certi tratti incorporati si rafforzino e mantenendosi offrano una via di auto-affermazione nel sentir il ragazzo/a appartenente a un sesso differente dal proprio corpo biologico.
Le identificazioni introiettive primarie possono rivolgersi inoltre anche verso persone come insegnanti compagno di scuola che vengono considerati modelli di personalità affascinanti
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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