Si avvicinano le feste di Natale e spesso gli animi della gente si sollevano e scintillano.
I bambini si comportano secondo il clima familiare trasmesso loro: quella gioiosità di altri tempi di un periodo di festa che i genitori e parenti stessi vivono sin dai tempi della scuola.
Il Natale è una festa religiosa, festeggiata anche dai non cattolici. Durante questo periodo, si scambiano regali, si odono e si cantano musiche e canzoni tipiche, spesso rassicuranti e ricche di speranza perché riecheggiano e inneggiano al Redentore che sta per nascere.
L’atmosfera è luminosa, la gente va in giro per i negozi per regalarsi e donare agli amici piccoli e grandi regali avvolti in carta scintillante di vari colori.
Gli affetti tra amici e parenti sono considerati spesso in primo piano.
Gli alberi di Natale brillano nelle grandi città, le strade e le case sono accompagnate da fili illuminati da lampadine di tutti i colori. L’albero nelle case private è sempre più carico di palle di vetro coreografiche e originali.
Non manca quasi mai il presepio costruito con grande manualità e fantasia.
Il cibo assume un’enorme importanza secondo le tradizioni regionali. Si pensano e programmano cene tradizionali o originali in bella compagnia.
Non è sempre così, non solo per chi ha avuto recenti preoccupazioni non ancora risolte o per chi vive in ospedale o in carcere, ecc, ma anche per chi sperimenta un senso di solitudine e quindi non ha alcuna voglia di celebrare alcuna festa. Al contrario le feste fanno sentire, sia noia, sia un senso di vuotezza. I parenti diretti e quelli acquisiti sono sentiti come una costrizione che obbligano a stare assieme e sorridere e fingere di divertirsi e di essere felici tutti insieme.
Che dire dei regali che si debbono fare, pur non sentendo di pensarci e di scambiarli. Quando ci si dovrebbe improvvisare nel regalare qualcosa d’inaspettato e indovinato a qualcuno e non sapendo se gli altri ti regaleranno una scatola che contiene un finto regalo riciclato del quale proprio non sai cosa farne o qualcosa di impegnativo che avrebbe meritato un’immaginazione una previsione?
L’umore scende, perché in fondo, si vorrebbe aderire alla festa come momento di condivisione di affetto, ma proprio l’affetto è sentito come ingannevole e le persone sembrano tutte finte.
In molti casi, emergono le rappresentazioni di alcune illusioni disilluse, del lavoro insoddisfacente, di amicizie che sono scomparse improvvisamente perché eclissate con i fidanzati o fidanzate, ecc
Per alcune persone l’occasione della festività natalizia alimenta un sentimento d’invidia verso chi sembra molto contento e appagato.
Mi domando cosa provino alcuni giovanissimi che in generale già si sentono confusi nel mondo attuale e che percepiscono il Natale come un’occasione di festa durante la quale tutti sembrano volersi bene. I genitori vivono in posti diversi e propongono di vedere i figli separatamente, concedendo l’occasione di star assieme, ma avendo essi stessi la mente da un’altra parte.
Ci sono quelli che si possono permettere di andare a sciare in montagna o di programmare un bel viaggio o viaggio modesto, coloro che, quindi, fuggono da quel mondo che risuona amaro e superficiale fatto di consumismo e di occasioni mancate.
Prendiamo le feste di Natale, quando sono concesse, come uno spazio nel quale si fa ciò che si desidera e che piace senza celebrazioni obbligate, se non per convinzione religiosa.
Se la situazione complessiva lo consente, non è vietato naturalmente essere felici.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Penso che possa emotivamente definirsi una scelta personale, cerco di spiegarmi meglio: rileggendo ultimamente “Va dove ti porta il cuore” della Tamaro, ripenso ad una frase in particolare che sintetizzo “è prezioso brillare non di luce riflessa, ma prima di tutto di luce propria” cioè, a mio parere, è importante star bene con se stessi.
Forse il Natale, come festività è come un confronto con le proprie illusioni, forse l’importante è giocarci per uscirne con speranza?
Raffaella