Kindness counts: la gentilezza conta! è il titolo di uno studio californiano che ha riportato, con dei gruppi di bambini e adulti ai quali era stato chiesto di compiere durante la settimana tre atteggiamenti: gentili, gioviali e tendenti all’affettuosità, un notevole successo di accoglienza, per simpatia e accondiscendenza.
Questo successo è in contrasto ad analoghi gruppi controllati di bambini e adulti ai quali non era stato richiesto alcun compito di comportamento connotato da gentilezza o da altre emozioni.
La neuro-scienziata nord americana Candace Beebe Pert ha evidenziato come una certa quantità di neuropeptidi venga rilasciata nell’organismo umano quando studenti e professionisti collaborano immersi in un’interazione e atmosfera psicologica piacevole, rilassata e gioviale.
I neuropeptidi sono messaggeri chimici proteici che potenziano alcuni circuiti neuronali e rinforzano le emozioni utilizzando piccole quantità di ormoni come la dopamina.
Candace Pert è giunta a trovare il recettore degli oppiacei grazie ad un’esperienza diretta e a una serie di coincidenze: una caduta da cavallo provocò uno schiacciamento di una sua vertebra e un dolore immenso.
L’assunzione di medicamenti a base di oppiacei le permise in seguito di scoprire a livello neurofisiologico le componenti, le loro radici biochimiche e il funzionamento lenitivo del dolore di componenti: tra queste anche la dopamina, piccole dosi di cortisolo, endorfine e ossitocina.
Tutti questi neurotrasmettitori permettevano una comunicazione tra corpo e mente.
E’ stato possibile indagare come i peptidi interagiscono all’interno del cervello e quale influenza abbiano sul corpo umano.
In particolare i movimenti neuronali si svolgono non solo all’interno del sistema limbico ma anche in tutto l’organismo e all’interno del midollo spinale. Si trovano cioè sostanze informazionali, ossia molecole-messaggeri, incaricate di distribuire le informazioni in tutto l’organismo, concentrate in zone definite punti nodali. In questi punti arrivano e partono le informazioni.
E’ possibile che ricordi di esperienze vissute con determinate emozioni, quindi la memoria, e i neuro-peptidi siano strettamente connessi.
I neuro-peptidi sono da considerarsi quindi come le nostre droghe endogene, quell eche rivestono i nostri ricordi e i nostri vissuti dovuti ai veri incontri esperienziali emotivi.
Stato d’animo, porzioni del sistema limbico quali l’amigdala, antiche emozioni e neuro-peptidi sono coordinati in modo da influire sul corpo e viceversa.
Il meccanismo interattivo funziona armonicamente anche perché non tutte le informazioni sono importanti e sono proprio queste sostanze che ci permettono di esercitare un controllo su di esse.
Questi studi, che collegano in modo più chiaramente scientifico lo stato dell’umore con la psico-neuro-bio-fisiologia, erano già stati considerati dal noto medico americano Patch Adams, che per anni è andato nei vari ospedali per ottenere sorrisi dai bambini e anche molte guarigioni aggiustano il tono dell’umore.
Si suppone che la medicina otterrà in futuro maggiori successi in tutti i campi.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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