Accetta oggi, chiudi un occhio domani, l’italiano come lingua viene bistrattata al punto che molti studenti non sanno scriverlo correttamente, né parlarlo con un minimo di dignità.
Ai tempi durante i quali frequentavo la prima classe della scuola elementare, ricordo i primi tempi delle lezioni quando la maestra insegnava a scrivere nel quaderno disegnando le aste e poi gli ovali come lo zero, oppure l’O vocale, e tutte le lettere dell’alfabeto sino a tutte le proposizioni, soggetto, predicato verbale, oggetto e così via. Il latino alle classi medie, avrebbe aggiunto altri elementi per completare la scrittura.
Penso che si continui a insegnare allo stesso modo. Le maestre elementari e le insegnanti delle medie e del liceo hanno, almeno in teoria, migliorato con il trascorrere degli anni la loro preparazione professionale. Ricordo che per insegnare alle Scuole Primarie, elementari era sufficiente per le maestre essere diplomati dalle scuole magistrali e non era assolutamente necessaria la laurea. Oggigiorno la Scuola universitaria di Scienze dell’Educazione, di Formazione Primaria e di Pedagogia prevedono per tutti gli insegnanti il diploma di laurea. Il Corso di laurea in Educatore Sociale e della Scuola primaria, sia triennale, sia magistrale, e il Corso di laurea in Pedagogia che si raggiunge in cinque anni. Gli esami universitari sono più che adeguati e dovrebbero favorire i futuri insegnanti dei livelli di classi inferiori della Scuola, per familiarizzare, almeno per quanto riguarda la lingua italiana in modo corretto.
Come invece è stato possibile un tale peggioramento negli alunni rispetto allo scrivere e parlare?
Come docente all’Università, mi capita continuamente di correggere compiti scritti e tante tesi di laurea di numerosi studenti e sono sbalordito per la costatazione secondo la quale, mentre molti allievi scrivono e parlano molto bene e correttamente in italiano, molti altri si esprimono male in entrambe le forme in modo tale da non comprendere ciò che vogliono significare.
Anche gli esami orali richiedono più tempo, perché spesso, non si capisce se lo studente non sia in grado di esprimersi adeguatamente, oppure se non abbia studiato o appreso a sufficienza la materia.
Persone già in possesso della laurea, quando parlano al pubblico, non usano il congiuntivo o lo confondono con il condizionale: persino alcuni politici sembrano inadeguati!
Sono gli insegnanti che lasciano correre quando gli scolati sbagliano nello scrivere o nel parlare?
Il nuovo vocabolario social della rete è diventato forse fuorviante? Si è inventato un nuovo linguaggio abbreviato con gli smartphone? Si scrive di meno di un tempo? Si legge poco o quasi nulla rispetto al passato?
I media emittenti, invece di migliorare la lingua italiana di chi ascolta, la peggiorano, e anche rallentano la loro attenzione critica?
Il linguaggio dialettale nei vari gruppi fa primeggiare espressioni meno corrette tanto da avere modificato con il tempo la sintassi, a volte eliminandola del tutto?
Ascolto, come esempio, un ragazzo ingessato ad una gamba al quale gli avevo chiesto cosa gli fosse successo, e lui mi risponde: son cristato! Invece di esclamare, sono caduto dalle scale !
Ho notato che sempre più s’imparano espressioni sbagliate anche negli adulti non più giovanissimi.
Si usa spesso esprimersi in alcune frasi in modo scorretto. Il mio accento critico cade su: piuttosto che. In realtà, si dovrebbe usare correttamente davanti a proposizioni avversative come per esempio: preferisco mangiare spaghetti piuttosto che maccheroni o altra pasta… e si usa inoltra in proposizioni comparative perché significa anziché, per esempio: preferisco viaggiare in treno piuttosto che in auto!
L’uso invece del piuttosto che, in frasi disgiuntive è errato. Per esempio: in quel negozio vendono maglie piuttosto che pantaloni, piuttosto che gonne, piuttosto che scarpe. Tale espressione è sbagliata perché si dovrebbe sostituire e al piuttosto che… cioè: in quel negozio vendono maglie e pantaloni e scarpe. Oppure: sia maglie, sia pantaloni, che anche scarpe.
Il fisico e storico della scienza Lucio Russo è uno dei seicento professori universitari come Massimo Cacciari i quali hanno denunciato gli errori da terza elementare nelle tesi di laurea esclama: l’italiano è una lingua viva, ma è sbagliato rinunciare al congiuntivo e arrendersi alle sgrammaticature …
Da un punto di vista psicologico, penso che la causa possa consistere nel fatto che, oggigiorno nella nostra lingua prevalga l’impossessamento informale di espressioni dialettali e neologismi sulla tradizionale espressività linguistica. I neologismi vanno bene, specie quelli scientifici, ma dovrebbero essere ben motivati per entrare ad arricchire la nostra lingua! Non sono contrario all’uso di parole inglesi, francesi, spagnole, perché spesso sintetizzano un concetto e comunque l’italiano viene rispettato e noi impariamo altre lingue internazionali.
Penso che tutto ciò distorga alcune costruzioni, sia grammaticali, sia sintattiche e aumenti il numero delle persone che si adegui al linguaggio emotivo libero, in precedenza orecchiato, a seconda dei contesti nei quali si trovano ed operano. Alcuni giovani s’impadroniscono forse per protesta della lingua che, a loro appare troppo formale e di Status ufficiale e la contestano sovrapponendo una loro lingua modificata che suona come contestazione proprio perché é oggettivamente dissonante e sbagliata. Queste espressioni stridenti entrano nella fonetica e anche nella dizione quotidiana e dilagano nelle masse. In seguito molte persone non sono in grado di ricordar le espressioni sintattiche grammaticali corrette. Per esempio, le doppie consonanti vengono spesso ignorate nella stessa dizione e la pronuncia si percepisce in alcune persone sempre più cantilenata, sempre meno attinente alla lingua madre: te lo deto che non è così !!!
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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