La dimensione del concetto di valore è interiore ed è interconnessa con il cambiamento dei costumi sociali, dei modelli e costumi che si alternano nella storia.
I valori nei secoli di storia si sono trasformati molte volte. L’educazione e l’ambiente sociale contribuiscono con i vari modelli a costruire l’interiorità dei valori umani che diventano nelle persone desideri connaturati e con il tempo, riferimenti intimi, a volte certezze alle quali non si può venir meno nel realizzare le azioni conformi a questi valori.
L’interiorizzazione di certi principi educativi nasce in famiglia e si assorbe nella cultura antropologica dell’ambiente in cui si vive, ma anche in quello che deriva dalle esperienze di ambienti diversi.
I valori si costruiscono, si rafforzano o si trasformano anche attraverso esperienze di viaggi e la permanenza prolungata all’interno d’altre culture, attraverso le conoscenze e nuove relazioni, quelle che noi contribuiamo a far nascere.
Penso che i valori che sono soggettivi e condivisi in buona parte dalla gente costituiscano àncore di salvezza per l’umanità perché offrono senso alla vita della gente. Ci si coinvolge per difendere i valori, si lotta e ci si arricchisce interiormente grazie a questi.
Naturalmente si può interiorizzare valori che non fanno bene a nessuno e forse non sono da considerare tali, ma soltanto esaltazioni psichiche, miti negativi di alcuni adolescenti o adulti rimasti tali.
Il mito, sebbene prenda spunto da situazioni sorte anticamente da episodi considerati sacri e che sono relativi alle origini del mondo o alle modalità con cui il mondo stesso e le creature viventi hanno raggiunto la forma presente, non sostituisce più i valori di cui il mondo avrebbe bisogno.
Frequentemente i protagonisti mitizzati sono personificati in un contesto sacrale da alcune figure divine, oppure eroi come protagonisti che si sono distinti nel mondo greco come Ercole e le sue fatiche e Giasone, Achille, Ulisse.
Spesso le vicende narrate costituiscono il mito che descrive le gesta degli eroi oralmente e precedono i prodigi che sarebbero stati e sono in futuro scritti.
Il mito include un significato di verità di fede, religioso e spirituale. Quella verità diventa un simbolo diffondibile nei popoli e assume un potere attrattivo e esemplificativo che funziona concretamente in modo assai convincente come esempio forte indiscutibile da considerare e da imitare.
Il mito assume un valore tale da creare una ritualità spirituale e religiosa presso la cultura di una Nazione, un popolo e viene ritualizzata in passato, per esempio attraverso il teatro greco, che era considerato una specie di psicodramma catartico.
Maschere grottesche simulavano il bene e il male, il coraggio e la paura. nonché la vigliaccheria, la falsità umana ecc.
In tal modo, il Mito si differenzia quindi dal senso del Valore perché il valore non è rappresentabile esteriormente, anche se spesso si cerca di elevare le azioni umane come modelli concreti di salvataggi di persone in pericolo di vita ch corrono il rischio di sacrificare la propria vita come alcuni eroi.
In realtà, sottolineo l’interiorizzazione del senso del valore come punto fondamentale di riferimento concreto, tanto sentito dalla gente, quanto performante la propria condotta.
Viviamo invece in una Società senza padre e senza madre, dove i valori sono speso invertiti e appunto svalorizzati. Al posto dei valori spesso la tecnologia di per stessa utilissima e progressiva, ha prodotto come effetto secondario feticci di tutti i tipi che sostituiscono nei giovani il desiderio autentico, ma alimentano il bisogno del cosi detti pronto soccorso psichico d’urgenza.
Le compulsioni sono un esempio, insieme all’uso degli stupefacenti leggeri e pesanti dell’esordio dei miti illusori e negativi.
Questa abitudine genera la ricerca del mito, del sogno, dell’illusione, dell’impossibile della fiction, della grandiosità, dell’onnipotenza nel controllare le vicende del mondo nel vivere.
In psicoanalisi chiamiamo questa ricerca, la ricerca di oggetti-Sé, cioè il bisogno di creare oggetti psichici che sono la proiezioni di interlocutori interni costruiti sull’illusione.
Questi oggetti sono la stessa faccia e parte di noi, ma sono vissuti fuori d noi al tempo stesso, ma la relazione è confusiva è ego-sintonica , sono due facce della stessa medaglia, al fine di non distinguere mai, mai separarsi dalle cose per crearne delle nuove. Uscire allo scoperto con il coraggio di cambiare interiormente.
Potremmo dire che uno dei problemi psicopatologici in molti giovani sostiene le stesse compulsioni. Potremmo parlare di disturbi narcisistici della personalità.
Lo smartphone, insieme alla sua oggettiva utilità, potrebbe essere il feticcio usato compulsivamente tra i più diffusi .
In realtà, noi cerchiamo i valori, non i miti che comunque si scoprirebbero in seguito negli anni successivi, come residuo di valori nei quali si è creduto e che hanno realmente cambiato positivamente la società.
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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