L’adolescente fragile di fronte al bullo

L’adolescente fragile di fronte al bullo

Durante le mie consultazioni psicologiche, mi capita di ascoltare giovani attorno ai 30 anni che raccontano di loro timidezze nel comunicare con coetanei sia di genere maschile che femminile. Non riescono a rilassarsi e trattare l’altro  senza diffidenza.

Ma di cosa diffidano ? Apparentemente si rendono conto che gli altri sono persone disponibili a socializzare, a scherzare, magari a diventare amici, ma prevale in chi mi racconta le propria inibizione riguardo ad un blocco una sensazione  d’essere mal giudicati, di sentire di iniziare un discorso senza senso, di non farsi comprendere,  e in fondo non sanno cosa dire perché manca nelle loro parole un contenuto.

Raccontano che gli altri coetanei sono vissuti come un estranei, sia ragazzi che ragazze. Si tratta di una sensazione che si sovrappone  e attanaglia costringendo la voglia di essere protagonisti di compiere qualunque azione che mira a cominciare un discorso . Gli altri sono compatti tra loro e possiedono un potere di giudizio che svaluta il proprio Sé-persona stessa sebbene il soggetto sia in parte cosciente di non essere proprio male priva di alcun valore  tanto da essere deriso e svalutato.

C’è poi nelle scuole il fenomeno del bullismo, che per la verità è sempre esistito in varie forme e costumi.

Il bullismo è una piaga sociale che si esprime laddove c’è un gruppo di adolescenti alla soglia dei 18 anni di età che sperimentano una certa insicurezza noia e senso di vuoto. Sono persone fragili che non sono state in grado di identificarsi con modelli validi e sani e perciò si atteggiano in comportamenti che dovrebbero confermare nel caso dei maschi la loro virilità, e nelle femmine la loro sgodevolezza nel modo di fare provocatorio mira a vincere certe inibizioni sessuali smentite da modelli sociali. Spesso si tratta di immagini femminili  che derivano da suggestioni di novelle e da film a carattere erotico.

Il bullo o la bulla tende sempre a svalutare e a molestare colui che è timido e insicuro che è sensibile agl insulti e a prevaricarlo.

Quel che mi è spesso sembrato consiste di immaginare nel soggetto inibito più interlocutori interiori che suggeriscono e alludono a una propria inadeguatezza vissuta in passato a seguito di alcuni episodi tristi e deprimenti.

Tali esperienze svalutative con l’andare del tempo si fondono con altre esperienze poco incoraggianti e le si rinforzano a vicenda.

 Le pregresse assimilazioni di esperienze di molestie si traducono in interlocutori che parlano

All’Ego istanza psichica che ci fa sentire protagonisti e padroni di una scena vissuta e che perciò gli suggeriscono di fuggire di fronte al pericolo di essere criticati e svalutati.

 Questi soggetti inibiti immaginano gli altri o addirittura i bulli , magari  come persone superiori, magari più intelligenti che svalutano in loro qualcosa che esiste davvero.

Il consiglio di rivolgersi a un professionista della salute, psicologo o psichiatra è certamente suggerito.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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