Il precedente articolo del mio blog, dal titolo Se l’Italia avesse scelto di rinunciare al lockdown?, ha provocato reazioni apprezzabili, delle quali ringrazio.
Qualcuno mi ha scritto mail rinforzando la mia posizione, seppur voglia essere ipotetica, altri invece, come era prevedibile, si son sentiti un po’ irritati e hanno espresso giustamente il loro dissenso.
Cosa avevo ipotizzato nel precedente post sempre a disposizione dei lettori?
Che il trattenimento a casa avrebbe potuto essere molto più breve di quello che è stato; lo avrei limitato a due settimane. Durante quei 15 giorni il governo e lo Stato, ben informato dagli illustri esperti virologi, epidiemologi e vari patologi, avrebbero potuto indicare le linee guida di fronte a una catastrofe che includeva morti per contagio nelle varie Regioni, Lombardia, Venero, Emilia Romagna e Piemonte. La situazione era grave e i posti alle cure intensive cominciavano a scarseggiare.
Quei quindici giorni, durante i quali la gente era confusa ed era entrata in uno stato surreale con tutte le difese psicologiche possibili, si profilavano situazioni che andavano dal diniego allo spavento isterico, dal terrore infantile a quello degli anziani con tante altre complicazioni psicologiche che dipendevano da quadri clinici presistenti. Questi quadri si sono esasperati di fronte a un nemico subdolo perché invisibile.
Lo stato in quei 15 e preziosi giorni di studio e di elaborazione dell’evento tragico avrebbe dovuto, a mio avviso, permettere quanto segue:
- informare la comunità al meglio possibile sul comportamento del virus rispetto, sia alla facilità e velocità del contagio, sia sulle possibili conseguenze, incluse le possibili polmoniti interstiziali, sia sulle embolie con la percentuale rischio di morte in base all’età.
- La distanza sociale era da considerare la principessa della cura.
- Certo che la confusione sulla discussa opportunità delle mascherine o meno, non avrebbe dovuto regnare in quei momenti. Le mascherine sono ed erano utilissime: bisognava ottenerle velocemente. Forse il contagio si è trasmesso a causa anche delle mancanza di questo elemento protettore, da sempre usato nelle lontane storie delle pandemie.
Il Governo avrebbe dovuto concedere fiducia alla gente non obbligandoli a stare a casa condizionando e minacciando la comunità da multe e sanzioni penali. Molti giovani in età evolutiva si ribellano per principio non interpretando nel modo giusto l’ordinanza, ma percependola come una provocazione che attenta alla loro libertà!
I messaggi che mi sono giunti per contestare la mia posizioni sono in parte giusti, ma ingenui. Forse son io ingenuo nel credere che l’attenta sorveglianza da parte di tutte le forze sociali contemporaneamente, polizia, vigili urbani, carabinieri ed esercito che perlustrano continuamente avrebbe veramente limitato in itinere i raggruppamenti pericolosi senza distanziamento sociale…
Tutti i cittadini, ma in particolari gli adolescenti, avrebbero dovuto in questa incredibile evenienza imparare a essere responsabili.
Se investiti dalle Autorità di questa stessa responsabilità di bloccarsi a casa, almeno all’inizio, i giovani avrebbero accettato con un minimo di orgoglio e dignità il loro compito, intendendolo come una speciale missione, perché avrebbero compreso che si trattava di unica e importante occasione della loro vita.
Sono anche convinto che poi si sarebbero anche stancati, perché l’avventura è bella e rischiosa sino a che dura poco. In seguito, diventa noiosa e logorante per loro!
Tuttavia ho avuto fiducia nell’impresa, secondo la quale se tutte le forze civili e militari si fossero adoperate senza sgradevoli minacce ma cecando di far sentire un’importante missione con spirito di collaborazione nazionale, a consigliare intelligentemente di pensare con astuzia per non far contagiare nessuno, la trasgressione sarebbe stata nei giovani minore..,
Quasi come se fosse un gioco sportivo penso che i più giovani si sarebbero quasi divertiti nel sentirsi protagonisti e nell’adempiere i protocolli richiesti dalla Sanità che vede in primo piano la distanza sociale.
Se dopo queste due consigliate settimane di trattenimento a casa, senza che le attività fossero stare interrotte del tutto, ma queste fossero state protette da protocolli intelligenti e non solo di effetto, la situazione italiana potrebbe risultare allo stesso livello di oggi 23 Maggio 2020.
Le persone si sarebbero in linea di massima, spaventate meno, la vita sarebbe continuata, il contagio sarebbe stato certamente mantenuto, ma forse non più di quanto non sia oggi.
L’immunità di gregge richiede la circolazione del virus per un po’ di tempo e almeno un 60% di popolazione dovrebbe essere entrata in contatto con il malefico.
Non certo concordo con la passata ottimistica politica britannica di Boris Johonson che avrebbe richiesto molto più tempo e accorgimenti più realistici e rallentati per avere un minimo di successo, nè di altri Paesi del Nord Europa che hanno trascurato del tutto il consiglio cinese-italiano del totale lockdown.
Il lockdown dovrebbe essere adottato come una scelta derivata da un consiglio tecnico da seguire, solo perché è certamente utile nei casi di emergenza e confusione generale e quindi su come comportarsi per ritrovare un assetto di manovra strategica programmatica, quando manca completamente lo spazio per organizzare.
Certo che se invece di tre mesi di contenimento a casa, avessimo adottato una politica che prevedesse sei mesi di blocco, il virus sarebbe quasi sicuramente stato ucciso.
Sarebbe morto il virus, ma anche noi con lui!
Se per evitare gli incidenti stradali mortali volessimo essere sicuri di riuscirci dovremmo chiudere le autostrade! Questa variabile rigorosa sarebbe vincente di sicuro, ma con quali conseguenze!
Tuttavia, seppur facilmente non potremmo raggiungere l’immunità di gregge, stando in giro e non sempre a casa, in adempimento dei dovuti protocolli precauzionali, potremmo vedere avvicinarci sempre di più per via di una familiarizzazione con il virus e, verso quello stato, rendendo il virus meno estraneo al nostro organismo.
Ad oggi il virus purtroppo è ancora a noi molto lontano, milioni di anni, dalla sua originaria genia …
L’educazione civica della Società di fronte a catastrofi come terremoti, eruzioni vulcaniche, tzunami, uragani, cicloni, smottamenti, bradisismi e altri cataclismi inaspettati sarà sempre da considerarsi in futuro assai utile.
Bisogna riconoscere che le decisioni del Governo per il meglio del Paese, sono assai difficili.
Le mie ipotesi non sono da considerarsi come un processo agli eventuali errori, ma vorrebbero essere un contributo a pensare nel come se sia possibile un’altra situazione nel dare più coraggio e fiducia alla cittadinanza.
L’idea della prigionia a casa, mi suona come opprimente, non tanto per il sacrificio in sé, che se pur costoso, potrebbe essere utile e quindi sopportabile, ma se avvenisse per una nostra scelta cosciente e condivisa, e perché non implicherebbe il solito infantilismo degli italiani che debbono essere governati come alle scuole elementari, perché incapaci di assunere responsabilità al momento giusto.
Ritengo di essere più ottimista della media, nonostante conosca la cultura ancestrale del Paese.
Se i Governi non hanno fiducia nel popolo, che dimostra già di essere più maturo che in passato, nulla cambierà nei secoli della nostra futura storia e saremo sempre vinti e sconfitti, sia in Europa, sia nel mondo..
Comunque il totale lockdown per quasi tre mesi ha prodotto una situazione economica disastrosa che non oso pensare a quando ci sarà una ripresa accettabile.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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