Mio marito Luciano, ingegnere, è particolarmente taciturno, all’inizio del nostro matrimonio, avvenuto sette anni fa, si comportava allo stesso modo: diceva di amarmi, mi sorrideva spesso se non continuamente, ma non parlava con me se non per questioni estremamente praticistiche. Non si confidava, non raccontava nulla di sé.
Ho colto tante informazioni su di lui dalla sorella maggiore e dalla madre, che confermano che anche in passato parlava poco, socializzava poco con i compagni, non sembrava triste, ma sembrava sin da allora non sapesse cosa dire a nessuno.
Il padre di Luciano, anche lui ingegnere, è morto quando lui aveva dieci anni.
Abbiamo avuto un figlio che oggi ha quattro anni e mezzo. Lui si rivela con il bambino di più che con me.
Luciano fa ragionamenti intelligenti un po’ su tutto, si comporta come un buon padre, insegna a nostro figlio tante cose pur parlando poco, gli fa domande e il bambino risponde e se sbaglia lui lo corregge spiegandogli perché ha sbagliato, oppure aggiungendo le informazioni che Alberto non può avere data la sua età.
Insomma Luciano non comunica dicendo che non c’è motivo.
Risponde alle domande o ai commenti solo se è estremamente necessario, ma non ripete la risposta due volte.
Mi sono rivolta ad un avvocato per chiedere a Luciano di dirmi come sta andando la sua attività e rendermi consapevole anche del lato economico, ma lui piuttosto è disposto ad affrontare una separazione, e se io insisto risponde vagamente che l’attività funziona abbastanza bene.
Gli ho domandato varie volte se lui continua ad amarmi e lui risponde sicuro che è assolutamente così.
Gli ho chiesto migliaia di volte perché non si esprime come gli altri, come ci si aspetterebbe, e lui risponde che questo fa parte del suo carattere… non saprebbe cosa dire.
In genere gli altri parlano anche per lui.
Sono certa che Luciano sia una brava persona, che non abusi di alcol, che non mi tradisca con un’altra donna, ma sento che mi esclude continuamente dal suo mondo.
Gli ho proposto di rivolgerci a una psicoterapia di coppia e lui replica di non essere pazzo, che sarebbero soldi buttati via.
Luciano dice che io esagero nel raccontare gli eventi, i commenti inutili e nega davanti all’evidenza di essere taciturno.
Io sarei sempre pretenziosa, irrequieta, nervosa! Secondo Luciano io parlerei troppo, specialmente quando non c’è bisogno, mentre lui parlerebbe solo quando è necessario.
Dottore, non so più cosa fare, mi sento sola e incompresa, forse sbagli io?
Così come il riso abbonda nella bocca degli sciocchi, allo stesso modo parlare inutilmente abbonda nella bocca di chi non sa cosa sta dicendo.
Le persone che parlano poco, sono reticenti a esprimersi, perché preferiscono ascoltare perchè si apprende di più e non si rischia di sbagliare o dire sciocchezze.
Risposta
Mi sembra che suo marito si imbarazzi nel parlare, specialmente se si accorge che potrebbe sbagliare, pertanto è sempre e costantemente introverso, è cioè chiuso, riservato, timido, impacciato, insicuro, forse vergognoso… mentre lei, Annamaria, è affettuosa e sembra interfacciarsi con il mondo esterno, su cui è già affacciata.
Ecco perché molte volte questo particolare carattere può portare un notevole disagio. A volte, infatti, stare con una persona che non parla quasi mai crea un senso di solitudine o un senso di stupidità, nonchè angoscia per chi, al contrario, ama molto conversare.
Ci sono persone denominate scientificamente alessitimiche che significherebbe, dal greco antico, qualcosa come non ho le parole per esprimermi.
E’ difficile stabilire l’evidenza clinica secondo la quale queste parole che non escono siano causate da una mancanza del sentire dentro se stessi e quindi essere lontano dalle proprie emozioni, oppure che le persone si difendano perché abituate a non dover sbagliare mai e quindi a non esprimersi per questa ragione.
L’introspezione comunque sembrerebbe in loro scarsa, in questo secondo caso spesso il pensiero simbolico e quello metaforico è piuttosto assente.
La professione dell’ingegnere è un po’ dipendente dalla precisione e dall’esattezza, ma non penso sia sufficiente come causa caratteriale nell’essere così chiusi e nell’esprimersi a parole.
La situazione di coppia potrebbe avere il suo peso nel senso che se il partner appare molto estroversa non potrebbe che inibire chi è già inibito ma invece generare un piccolo conflitto-competitivo.
Sembra che Luciano abbia alla base paura di sbagliare, forse partendo da qualche antico compito, e che la sua difesa principale consista nel non esporsi minimamente al fine di non sbagliare mai.
Luciano sembra rispondere solo se assolutamente necessario, cioè di riflesso a una domanda dovuta a qualcosa di richiesto, decisamente concreto.
Più si forza Luciano a esprimersi a parole, maggiormente egli si sente costretto e sotto esame, e maggiormente teme di sbagliare esponendosi.
Mi sembra che insistere provochi l’effetto contrario nonchè alimenti un braccio di ferro fastidioso per la coppia.
Meglio rispettare il suo carattere, con la speranza che prima o poi qualche atto di coraggio e di fiducia emerga da sotto le coperte.
Forte della sua intelligenza ingegneristica, Luciano potrebbe ostinarsi sempre a evidenziare il suo pensiero logico che porta con sé la premessa: meno si parla, meno si sbaglia e maggiormente si può verificare quel che è logico fare.
Con il figlio ha adottato proprio tale didattico metodo. Tu vai avanti fin che puoi, laddove sbagli, io ti correggo e tu impari di più senza che io ti spieghi con tante parole.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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